Il valore dei reati ambientali nel mondo è in crescita rispetto alle precedenti stime e costituisce un giro di affari che va da 91 a 258 miliardi di dollari (nel 2014 si aggirava tra i 70 e i 213): questo quanto riportato nell’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e dell'Interpol The Rise of Environmental Crime.
La criminalità ambientale - che comprende il commercio illegale di animali selvatici, i reati aziendali nel settore forestale, lo sfruttamento illegale e la vendita di oro e altri minerali, la pesca illegale, il traffico di rifiuti pericolosi e le frodi dei crediti di carbonio - cresce da due a tre volte più velocemente del PIL globale.
Questo business supera il commercio illegale di armi di piccolo calibro (che ha un valore di circa 3 miliardi di dollari) e costituisce la quarta attività criminale più grande del mondo dopo il traffico di droga, la contraffazione e la tratta di esseri umani.
La quantità di denaro persa a causa dei reati ambientali è 10.000 volte superiore alla quantità di denaro speso dalle agenzie internazionali per combattere tali reati (20-30 milioni di dollari).
Alla base di tale crescita sembrerebbero esserci legislazioni deboli e scarsità di finanziamenti alle forze di sicurezza, che faciliterebbero l'attività delle reti criminali internazionali, alimentando i conflitti, devastando gli ecosistemi e mettendo a rischio specie già minacciate dall'estinzione.
Il rapporto esamina anche come il denaro generato dallo sfruttamento illegale delle risorse naturali finanzi i gruppi ribelli, le reti terroristiche e i cartelli criminali internazionali. Alcuni esempi.
- Negli ultimi dieci anni i bracconieri hanno ucciso una media di 3.000 elefanti all'anno in Tanzania: si tratta di un valore di mercato annuo per i trafficanti di avorio di 10,5 milioni di dollari, una cifra cinque volte maggiore di tutto il bilancio nazionale del settore fauna selvatica del paese.
- Le reti criminali organizzate transnazionali stanno usando la criminalità ambientale per riciclare il denaro della droga; l’attività estrattiva nelle miniere d'oro in Colombia, per esempio, è considerata uno dei modi più semplici per riciclare il denaro proveniente dal commercio di droga del paese.
- I cartelli criminali internazionali sono anche coinvolti nel traffico di rifiuti pericolosi e prodotti chimici, spesso etichettando in modo errato questo tipo di rifiuti al fine di eludere le forze dell'ordine. Nel 2013, l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha riferito che il commercio illegale di rifiuti elettronici verso il Sud-Est asiatico e il Pacifico è stato stimato in 3,75 miliardi di dollari all'anno.
- Le reti criminali legate al conflitto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo hanno speso circa il 2% dei loro proventi per finanziare fino a 49 diversi gruppi ribelli. Secondo alcune stime delle Nazioni Unite, lo sfruttamento illegale delle risorse naturali in Congo orientale ha un valore di 722-862.000.000 dollari all'anno.
- I crimini legati alla pesca, con un valore stimato di 11-23 miliardi di dollari, spesso coinvolgono reti criminali organizzate; alcuni gruppi criminali operano con il sostegno implicito dei loro governi. Recentemente la nave da pesca Viking è stata fermata in quanto operava illegalmente: in oltre 10 anni avrebbe infatti catturato 10.000 tonnellate di pesci appartenenti alla famiglia "Patagonian toothfish” con un valore di mercato di 200-300 milioni di dollari.
La relazione prende in esame l'aumento della corruzione in campo ambientale, dall'uso di società di comodo in paradisi fiscali per riciclare il denaro generato dal disboscamento illegale alla pirateria informatica e al furto di identità. Il commercio del carbonio è il mercato di materie prime in più rapida crescita al mondo; i casi di frode dei crediti di carbonio costituiscono somme di trasferimenti e profitti che si estendono a centinaia di milioni di dollari.
In termini di danni agli ecosistemi generati da questo tipo di reati, non si può non pensare alle 30 tonnellate di mercurio tossico che ogni anno i minatori artigianali dell'Amazzonia sversano nei fiumi e nei laghi della regione, avvelenando i pesci e causando danni cerebrali agli esseri umani che vivono fino a 400 chilometri a valle.
La perdita delle foreste a causa del disboscamento illegale provoca la perdita dei servizi ecosistemici (acqua e aria pulite) nonché i maggiori impatti sulla salute e sul benessere delle popolazioni. Le foreste sono anche di vitale importanza per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici.
Il valore di crimini forestali, compreso il disboscamento illegale, è stimato in 50-152 miliardi di dollari all'anno.
Dal report emergono anche segnali di successo. Fino a poco tempo, ad esempio, la foresta amazzonica ha avuto uno dei più alti tassi di deforestazione nel mondo; questa tendenza si è però invertita grazie alla più grande operazione di repressione dell'eco-criminalità avviata in Brasile nel 2003. Tale operazione, che ha ridotto la deforestazione in Amazzonia del 76% in soli cinque anni, ha portato all’emissione di multe per un totale 3.9 miliardi di dollari, 700 arresti, il sequestro di 1 milione di m3 di legname tropicale e la confisca o la distruzione di 11.000 proprietà, pezzi di macchinari ed attività.
Come risposta a questa preoccupante avanzata dei crimini all'ambiente, il rapporto raccomanda:
- una normativa forte ed efficace, che preveda sanzioni - a livello nazionale ed internazionale - e anche misure mirate a distruggere i paradisi fiscali all'estero;
- un aumento del sostegno finanziario commisurato alla grave minaccia che la criminalità ambientale rappresenta per lo sviluppo sostenibile;
- incentivi economici e mezzi di sostentamento alternativi per coloro che si trovano in fondo alla catena della criminalità ambientale.
Si ringrazia Arpat
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