di
Giorgio Cattaneo
21-12-2012
Il mercato delle costruzioni registra un nuovo pesante crollo. Per Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, si tratta di una crisi largamente annunciata e dalla quale si può uscire attuando una grande riconversione del settore: “basterebbe passare dall’edilizia della crescita a quella del recupero, orientata al risparmio energetico”.
Centinaia di migliaia di disoccupati-fantasma: sono i lavoratori dell’edilizia, lasciati a casa dalla crisi. Una strage silenziosa, denunciano gli organismi di categoria, perché nel 'mattone' il lavoro è organizzato per piccoli gruppi e, quando si esaurisce, fa meno rumore. Anche se in questo caso si tratta ormai di un crollo, di proporzioni storiche: secondo l’Istat, supera il 40% la caduta di mutui, finanziamenti e altre obbligazioni immobiliari nel secondo semestre del 2012.
Il mercato delle costruzioni, conferma il blog “Cado in piedi”, segna un nuovo e più pesante crollo: nel secondo trimestre le convenzioni relative a compravendite di unità immobiliari risultano in calo del 23,7% su base annua. Lo rileva sempre l’Istat, con riferimento a dati sulla statistica notarile. Nel secondo trimestre si registrano così le variazioni tendenziali più sfavorevoli dal primo trimestre del 2008: nel dettaglio, le compravendite di immobili residenziali diminuiscono del 23,6%.
Esercizi commerciali, uffici, laboratori e capannoni registrano una caduta ancora più forte, pari al 24,8%. Sia per i fabbricati destinati all’abitazione, sia per quelli indirizzati all’attività economica, l’istituto nazionale di statistica osserva ribassi in tutte le ripartizioni territoriali, sempre nel terzo trimestre dell’anno che si sta chiudendo. La crisi è ancora più grave in Sicilia e Sardegna, dove il mercato della casa cala del 30% e quello degli edifici commerciali sfiora addirittura il 40. Guardando al mercato residenziale delle abitazioni, il tonfo più profondo è avvenuto nei centri minori (-25,1%), mentre i grandi centri sono riusciti a frenare, seppure leggermente, il crollo (-21,8%). In generale: affari rovinati, investimenti perduti e un esercito di lavoratori rimasti senza cantiere e senza stipendio.
“Riassumendo l’andamento del mercato negli ultimi anni – conclude il blog – l’Istat nota quindi come, nonostante il temporaneo recupero delle convenzioni di compravendite registrato nel terzo trimestre del 2011, in particolare per gli immobili ad uso economico, il trend sia sempre caratterizzato dal segno negativo”. Per Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, si tratta di una crisi largamente annunciata e basata proprio sull’errore di fondo contenuto nella teoria della crescita infinita, anche dell’edilizia che divora porzioni vitali di territorio.
“L’enorme massa delle maestranze oggi rimaste senza lavoro – sostiene Pallante – potrebbe essere facilmente reimpiegata, e con beneficio di tutti (lavoratori, famiglie, ambiente e collettività) se la politica si decidesse ad attuare una grande riconversione del settore: basterebbe passare dall’edilizia della crescita a quella del recupero, orientata al risparmio energetico per contenere i consumi e i costi del riscaldamento”.
Una proposta che è anche del sociologo Luciano Gallino: sarebbe incalcolabile il beneficio collettivo se lo Stato operasse investimenti strategici nei settori dell’energia e del ripristino del territorio: “Si potrebbe recuperare in breve tempo qualcosa come un milione di posti di lavoro”. Problema: lo Stato dell’Eurozona – ricattato da Bruxelles col pretesto del debito e vincolato dal Fiscal Compact al pareggio di bilancio approvato dal Parlamento – non è tecnicamente in grado, ora come ora, di tornare a fare investimenti sociali, tantomeno di portata strategica, non disponendo più di sovranità monetaria e ormai neppure più di autonomia finanziaria per disporre liberamente della propria spesa pubblica. “Eppure – insiste Gallino – solo lo Stato è il soggetto che può effettuare questo tipo di investimento, destinato a risollevare l’economia, il tenore di vita, i consumi, la sicurezza sociale della comunità nazionale”.
Secondo Pallante, è ormai urgentissima una 'rivoluzione' dell’edilizia basata sulla “decrescita selettiva”, ovvero il taglio degli sprechi che ancora gonfiano il Pil con costi improduttivi come la dispersione energetica: in Occidente va perduto qualcosa come il 70% dell’energia prodotta. “La nuova edilizia, basata su ristrutturazioni orientate al risparmio energetico, non ha neppure bisogno di rilevanti investimenti: grazie alle formule contrattuali del settore – aggiunge Pallante – la coibentazione di un edificio si ripaga da sola, nel tempo, scalando il costo del cantiere dall’enorme risparmio che produce in termini di bollette”.
Risparmio che si traduce anche in benessere ecologico e, nell’immediato, in fatturati per le aziende e stipendi per i lavoratori oggi disoccupati. Le soluzioni non mancano. Ma la politica, anche in vista delle elezioni 2013, continua a parlare la lingua di un altro pianeta, mentre il settore edilizio denuncia la propria drammatica agonia.
Articolo tratto da LIBRE
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