Crisi finanziaria: il sistema è al capolinea, investiamo in resilienza

Molto rapidamente, e in modo prevedibile, stiamo arrivando al capolinea di un paradigma basato sul debito e sullo sfruttamento esasperato delle risorse, al fine di sostenere una illogica crescita lineare. Per uscire dalla crisi finanziaria mondiale bisogna investire in resilienza. Ce lo spiega Pierluigi Paoletti, Presidente nazionale di Arcipelago SCEC.

Crisi finanziaria: il sistema è al capolinea, investiamo in resilienza
Molti oggi non stanno comprendendo cosa stia accadendo alla nostra Italia. Si assiste attoniti alle misure draconiane che schiacciano la classe piccola e media e mantengono i privilegi per la categoria dei super ricchissimi. Si accettano queste difficili misure le prime così pesanti, ma non certo le ultime, sperando che questo ci possa aiutare a superare un momento così drammatico e difficile. Abbiamo salutato l’uscita di scena di Berlusconi e l’ingresso di tecnici stimati e preparati, ma continua a sfuggirci il quadro generale, la ragione profonda che ci ha portato a questo punto e soprattutto cosa ancora ci aspetta. Su Berlusconi e sul suo successore ho avuto modo di scrivere in tempi non sospetti ed il fatto che oggi si stia avverando, passo dopo passo, quanto scritto in quell’articolo dimostra che, con un minimo di analisi e spirito critico, si possono prevedere in anticipo di molti mesi le mosse scontate di un copione già recitato molte e molte volte quando si mette in atto un processo di prelievo forzato delle ricchezze di un paese. Per il nostro Paese questo processo, di cui quella attuale è la fase finale, è iniziato molto tempo fa con la morte di Moro (cfr. articolo citato). Permettetemi poi una piccola parentesi su di un particolare che mi ha colpito ieri sera vedendo la conferenza stampa del governo e che mi ha fatto suonare il mio campanello d’allarme anti-manipolazione. Il particolare riguarda il tono partecipato con cui è stata porta la manovra, preceduto da una rivendicazione agli italiani del loro debito pubblico [1] e delle responsabilità conseguenti, la rinuncia agli emolumenti da parte del presidente del consiglio e le poco credibili lacrime di coccodrillo dell’unica presenza femminile. Tutto questo fa parte del copione e non fa che esasperare il senso di frustrazione di chi riesce a vedere con occhi disincantati il momento attuale. Da sottolineare il repentino cambio di comunicazione del professore che solo qualche settimana fa faceva vedere la sua vera natura, molto stridente da quella partecipata e compassionevole mostrata ieri. Fatta questa breve digressione sulla situazione italiana è bene passare al quadro generale in cui queste vicende si inseriscono. Quella che stiamo vivendo è la fine di un grandissimo ciclo iniziato nella seconda metà del 1700 con la prima rivoluzione industriale. Si pensava che alimentando e mettendo in competizione gli egoismi personali questi creassero un equilibrio, invece abbiamo raggiunto lo squilibrio massimo dove una percentuale minima di persone detiene quasi tutta la ricchezza mondiale e dove ancora 1,3 mld di persone sono al livello minimo di sostentamento nonostante la tecnologia permetta la produzione di cibo sufficiente per tutti. Negli ultimi 60 anni poi abbiamo raggiunto il picco del debito mondiale. Da evidenziare che gli USA hanno attualmente un debito aggregato (stato+imprese+famiglie) superiore a 5 volte il loro PIL (Prodotto di Infelicità Lordo) E anche il picco delle risorse della terra visto che ogni anno consumiamo 1,3 volte quelle disponibili e a breve le fonti di energia fossile scarseggeranno e non saranno più disponibili per tutti. Da questi due grafici (Immagine 2 e Immagine 3) possiamo intuire che stiamo arrivando molto velocemente al capolinea di un sistema basato sul debito e sullo sfruttamento esasperato delle risorse per sostenere una illogica crescita lineare. Il sistema mondiale quindi sta implodendo su se stesso e le misure per contenere il debito in tutti i paesi del mondo per una ragione matematica e di buon senso non produrranno alcun risultato se non procrastinare ancora per qualche mese il crollo finale. Crollo che si può ben collocare nel prossimo anno e il segnale sarà la caduta delle borse seguita da un crollo della produzione industriale e dai consumi. L’Italia, per varie ragioni, storiche e anche strategiche che magari potremo affrontare in futuro, è solo la prima grande potenza mondiale, le altre seguiranno a ruota, a capitolare sotto i colpi avidi della finanza che sta drenando dagli stati enormi ricchezze che utilizzerà nel prossimo grande ciclo che nascerà dalle ceneri di questo. E qui la buona notizia, perché il nuovo sistema ancora non è perfettamente pronto, anche se ci sono molti dei poteri forti e occulti che hanno già un’idea molto precisa sul futuro, ma ancora per fortuna non riescono a chiudere la fase di realizzazione finale per qualche bug di sistema. Con una metafora stiamo oggi vivendo la morte del bruco che origina la nascita della farfalla. L’opera di manipolazione soprattutto mediatica, farà di tutto per farci concentrare sulla morte del bruco in modo da permettere senza interferenze l’ultimazione del nuovo ciclo ad uso e consumo di chi, in giro per il mondo, sta rastrellando ricchezze, mentre noi dobbiamo quanto più possibile concentrarci sulla nascita della farfalla in modo da attivare anticorpi collettivi potentissimi e costruire finalmente un sistema economico e sociale in cui al centro ci sia il ben-essere ed il rispetto dell’essere umano in tutte le sue molteplici sfaccettature. Proprio mentre tutte le certezze vengono meno dobbiamo ricostruire la coesione e la solidarietà reciproca aiutando, moralmente e materialmente, le persone che rimarranno immerse nel dramma della morte del vecchio, aiutare a ricostruire circuiti economici sostenibili da mettere in rete, imparare a gestire le nuove risorse e le nuove energie, rinsaldare i rapporti e favorire la collaborazione fra tutti i componenti della comunità. Investire sul futuro attraverso sistemi educativi comunitari che esaltino i talenti dei nostri giovani e valorizzare il passato attraverso l’esperienza dei nostri anziani riscoprendo in chiave moderna la saggezza della vita legata ai cicli ed al rispetto della terra. In questa fase di velocissimo cambiamento rimanere aggrappati a qualcosa che domani non ci sarà più è la cosa più dolorosa che si può fare, lasciamola andare e costruiamo insieme già oggi un mondo nuovo. Ricordiamoci una cosa fondamentale che poi è la lezione di questo momento storico: mentre i cosiddetti poteri forti e occulti hanno necessità di Noi per esistere, Noi invece, se riscopriamo il nostro enorme potere personale e collettivo, non abbiamo bisogno di loro. Molti si chiedono anche in cosa investire. L’unica cosa che mi sento di consigliare in questo momento di forti cambiamenti è tutto quello che aumenta la resilienza dell'essere umano: - la conoscenza di sé; - la capacità critica e il discernimento; - tutto quello che libera dalle dipendenze e dai monopoli; - la creatività e l’arte; - la com-passione e quindi il prendere parte attiva nei processi senza subirli; - la capacità di collaborare in gruppo e di aiutare; - la cura dei rapporti e delle relazioni. Poi se avessi beni in eccesso estremamente volatili come il denaro li impiegherei in qualcosa che mi arricchisca non fuori, ma dentro. Privilegerei ipotesi di finanziamento collettivo di progetti che liberino la comunità dalle dipendenze (come sopra a livello personale). Con queste dotazioni, può accadere qualsiasi cosa perché niente sposterà il baricentro di quella persona che ricostruirà in un attimo ciò che potrebbe perdere e si adatterà velocemente e attivamente alla nuova realtà. Pierluigi Paoletti, Presidente nazionale Arcipelago SCEC Note: 1. A questo proposito consiglio la lettura di questo articolo sul debito

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