di
Laura Vella
05-10-2010
Oceano, un uomo fisicamente disabile abituato ad osservare il mondo dalla sua finestra, muore improvvisamente. Axelle, la sua migliore amica, decide allora di scoprire il vero Oceano tramite le pagine del suo diario. Recentemente pubblicato, 'La cucina vista dalla scannatoio' rivela subito la passione dell’autore, Dario Lo Scalzo, per le infinite sfaccettature dello stare al mondo.
Scrivere significa incidere un segno. Un segno al futuro, incidere il passaggio. Un'azione proiettata verso il divenire. L'essere stati presenti, aver impresso un istante, una sequenza di istanti.
Così, anche se ce ne andiamo, restiamo nel riflesso della finestra davanti al tavolo di chi ci legge. Così diamo la possibilità di un'apertura in uno spazio più accessibile ma re-esistente.
Dario Lo Scalzo, autore di La cucina vista dallo scannatoio (ed. Zona, 2010), non racconta, bensì lascia raccontare uno dei due protagonisti, Oceano, dalle pagine del suo diario.
Sarà la migliore amica, Axelle, ad attraversare i pensieri dell'amico scomparso. Ai suoi occhi saranno svelati - e contemporaneamente al lettore - passaggi e pensieri non compresi, non conosciuti prima. Non conosciuti attraverso una vita spesa insieme. Come se qualcosa non fosse definitivamente condiviso, come se una parte di Oceano non fosse nota se non dalle pagine sincere del diario.
Il diario è un vissuto di cura e possibilità, attraverso il quale Oceano sa di lasciare la propria eredità. In questo il ruolo della scrittura, per quanto privata e soggettiva, acquisisce valore condiviso. Là dove Axelle cerca l'amico scomparso, trova le parole sincere di lui.
Oceano, quasi come la tradizione romantica vuole, è l'eroe saggio ed eccezionale per magnanimità di sentimenti. Avverte un approccio olistico al mondo e alla Natura che lui osserva minuziosamente.
Se imparassimo a vivere di semplice, se ritornassimo ad apprezzare le cose semplici. Se avessimo rispetto per la Natura, per la Terra, per la Bellezza, per l'ambiente, per il mondo animale, noi, animali arroganti, predatori di cupidigia.
Lo stesso nome del protagonista, Oceano, è un richiamo immediato alla mitologia greca. Laddove Oceano, figlio di Urano e Gea, definito da Omero l'origine degli dei e l'origine di tutto, rappresenta le forze primordiali che contribuiscono alla creazione dell'universo. Parallelamente il protagonista del romanzo, fisicamente disabile rispetto al mondo che agisce davanti alla sua finestra, elabora e crea un mondo interno al suo punto di vista. Non solo un mondo interiore, svelato dalle pagine del diario, ma un vero e proprio mondo all'interno della stanza in cui Oceano vive. Al lettore è data la possibilità di contrapporre alla realtà quotidiana un punto di vista altro, forse più meditato e compiuto al suo interno.
Tra le parole di Oceano si evince la poetica dell'autore, la passione per il mondo, difficile e sfaccettato. Adrenalinico nel suo splendore di perfezione quasi insondabile.
Il testo genera riflessione istantanea. Il mondo è qui e ci è dato per essere. La possibilità è grazia e modalità di avvicinamento.
La vita, è un gioco... e come tale va vissuta. Non rendiamo complicato ciò che è così semplice... Giochiamo al mondo e facciamolo con convinzione e passione... e sempre sempre sempre col sorriso.
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