Da Amatrice al Veneto: il modello del biodistretto funziona

Ad Amatrice, gravemente danneggiata dal sisma, grazie a un padovano è nato il biodistretto. E ora Marco Santori, l'ideatore, vuole "esportare" il modello in tutto il territorio nazionale, Veneto in primis.

Da Amatrice al Veneto: il modello del biodistretto funziona

Ambiente, agricoltura, ricostruzione: tre parole che messe assieme possono creare un futuro diverso, soprattutto in alcune zone del paese, e non solo ad Amatrice, che tutti conoscono perché distrutta dal sisma tre anni fa.

Ma l’esempio arriva comunque proprio dalle zone terremotate di Amatrice, anche se “la mano” è quella di un padovano che oggi guarda all’agricoltura biologica come modello per un ambiente diverso, più sano e più a dimensione  naturale, che diventa anche riscatto e ripartenza per molte persone e territori. Come nel caso della conca di Amatrice, a tre anni dal terremoto.

E’ lui, Marco Santori, uno degli artefici della nascita del  biodistretto agricolo post sisma presentato a luglio scorso a Roma e ad Amatrice. Marco è originario di Amatrice, è impegnato da anni in progetti di microcredito, attraverso Etimos Foundation di cui è il presidente, fondazione che si occupa di finanza etica ed economia sociale, finanza per lo sviluppo e microcredito; sempre con la fondazione ha sviluppato esperienze di post emergenza in Srilanka, Abruzzo ed Emilia promuovendo sempre tramite la finanza inclusiva modelli innovativi di ricostruzione del tessuto economico locale.

Santori ha un’altra "giacca" da spendere in questo campo, ossia quella di presidente di Fan una nuova società per azioni operante nella produzione e nella commercializzazione di prodotti da forno biologici di alta qualità legata alla galassia Alce Nero.

E’ sempre lui, tre anni orsono, ad aver fatto partire poco dopo la tragedia del terremoto, il Comitato Amatrice Terra Viva un comitato misto di due regioni Veneto Abruzzo che ha voluto essere l’inizio di un lavoro a medio e lungo termine per non abbandonare una terra già fragile e non sempre capace di reagire, che ha promosso negli anni reti e partenariati tra le varie iniziative  promosse nel comprensorio. La messa a terra di una esperienza professionale pluriennale dentro un contesto famigliare e conosciuto.

Uno dei primi step è proprio questo, il biodistretto allargato, che ha l’obiettivo di contribuire alla rinascita economica della conca di Amatrice, partendo dalle 14 aziende agricole del territorio che aderiscono ad una associazione e a una impresa sociale nate grazie alla collaborazione tra il comitato originario, Alce Nero e Legambiente.

Dalla terra a un prodotto trasformato, dalle fiere locali alla commercializzazione anche all’estero il passo è stato breve, si fa per dire, attraverso la figura di Santori che ha tessuto le fila delle tre realtà che rappresenta.

Santori non plaude però al suo lavoro ma a quello silenzioso degli agricoltori abruzzesi che “soltanto grazie alla loro tenacia e al coraggio – commenta -  con i quali hanno continuato ad arare e seminare durante le scosse, siamo riusciti commercializzare i primi prodotti ottenuti dalle coltivazioni bio”.

Prodotti che il prossimo autunno Alce Nero venderà addirittura in Giappone, in particolare il frollino mela e cannella ottenuto dal grano Solina coltivato nel comprensorio che oggi già troviamo nei supermercati italiani a marchio Alce Nero. “Il progetto è nato per solidarietà ai contadini messi in ginocchio dal terremoto, ora prosegue con successo perché i loro prodotti sono ottimi e vendono a prescindere dal fatto che provengono da una zona martoriata”.

Concetto che ha sottolineato bene anche  Luca Di Carlo, segretario della commissione Agricoltura della Camera e sindaco di Calalzo (BL), alla presentazione del biodistretto.

“L’area di Amatrice - queste le sue parole - ha una vocazione al biologico perché si lega alla sua tradizione e alla sua cultura”. Poiché i prodotti di queste terre non sono  soltanto genuini ma sono anche buoni al palato, è naturale che i consumatori premieranno Amatrice Terra Viva dando a questo consorzio un profitto economico che non va affatto lasciato da parte. D’altra parte l’idea del bio-distretto è la migliore risposta alla lentezza della ricostruzione”.

Plaude all’iniziativa anche Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente: “La politica dovrebbe cominciare ad ascoltare le esigenze dei territori a volte considerati marginali. Ecco perché spero che presto il Senato approvi in via definitiva la legge sul biologico votata alla Camera. Nella prossima legge di Bilancio invece dobbiamo riuscire ad ottenere misure ad hoc”, spiega Muroni, riferendosi all’Iva al 4% che potrebbe essere applicata agli imprenditori che operano in zone difficili.

In loco il sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella,  chiede “una zona franca di almeno 8 anni con una fiscalità agevolata per i nostri imprenditori” e spera di replicare l’idea del bio-distretto in chiave turistica per offrire ai visitatori una esperienza non soltanto legata all’agro-alimentare ma anche alla bellezza e alla ricettività di Amatrice.

“La sfida ora non è soltanto la ricostruzione, è la costruzione assecondando la natura del territorio,  che era stata violata ben prima del terremoto”, queste le parole del consigliere regionale Fabio Refrigeri.

"Siamo la prima regione italiana ad essersi dotata di una legge sui bio-distretti, essenziale per risollevare le sorti dell'economia delle zone centrali italiane", chiude Cristiana Avenali, direttrice dell'ufficio di scopo per i Piccoli Comuni della Regione Lazio.

Un modello, quello di Amatrice, che oggi dunque può fungere da esempio anche in altre parti del paese e che lo stesso Santori vuole esportare presto anche nella sua regione, il Veneto, bellunese in primis dove si sta lavorando proprio al biodistretto delle Dolomiti.

 

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