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Dopo un intenso e diplomaticamente elaborato appuntamento elettorale, la Fao ha un nuovo Direttore Generale: il brasiliano José Graziano da Silva succede al senegalese Jacques Diouf, che lascia la guida dell’Agenzia dopo 17 anni.
José Graziano da Silva è il nuovo Direttore Generale della Fao. Un caso curioso che un brasiliano venga eletto alla testa dell’unica Agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma, dopo la vicenda che ha visto Italia e Brasile in un testa a testa serrato sul caso Battisti ed ora ai ferri corti dopo che il paese sudamericano ha concesso l’asilo all’ex terrorista nostrano.
Dopo una prima tornata elettorale non andata a buon fine ed in seguito al ritiro dei candidati da parte di Indonesia (Indroyono Soesilo), Iran (Mohammad Saeid Noori Naeini), Iraq (Abdul Latif Rashid) e Austria (Franz Fischler), il secondo appuntamento si è concentrato sulle due figure di Da Silva e Miguel Ángel Moratinos Cuyaubé, l’ex Ministro degli Esteri spagnolo. Il brasiliano è stato eletto con 92 voti sui 180 disponibili, grazie al sostegno dei paesi sudamericani, caraibici e africani, sarà il primo sudamericano a guidare l’Agenzia delle Nazioni unite che si occupa di agricoltura ed alimentazione e succederà al senegalese Jacques Diouf, da 17 anni alla guida dell’Agenzia.
Come Ministro straordinario della sicurezza alimentare e la lotta alla fame è stato responsabile dell’implementazione del programma Zero Hunger che ha permesso in cinque anni di portare 24 milioni di persone al di sopra della soglia di estrema povertà e di diminuire del 25% il livello di malnutrizione in Brasile. Non è nemmeno nuovo agli uffici della Fao essendo stato Assistent Director-Generale e rappresentante regionale per l’America Latina ed il Caribe.
In un passaggio del suo discorso, fatto prima del voto finale, Da Silva ha messo in evidenza come sia ormai impossibile pensare di non essere globalmente interconnessi. Riferendosi alle crisi economiche ed alimentari globali ha affermato: “ci hanno dimostrato le limitate capacità delle istituzioni globali a garantire che i benefici della globalizzazione siano equamente suddivisi”, sottolineando come questa evidenza sia maggiormente lampante nel campo alimentare e dell’agricoltura.
Le linee guida che connoteranno il suo nuovo incarico sono sostanzialmente cinque: imprimere una sostanziale accelerazione nella lotta alla fame nel mondo, lavorando a programmi pilota gestiti dai Paesi interessati; incrementare la produzione di generi alimentari, vigilando al contempo sulla sicurezza alimentare; rafforzare la cooperazione con partner come Pam (Programma alimentare mondiale) e Ifad (International fund for agricultural development); accelerare sulla riforma già in atto della Fao per rendere più efficiente la sua azione; rinforzare la cooperazione tra i Paesi del Sud del mondo in modo che chi è già riuscito ad avviare azioni positive di lotta alla fame, come per esempio il Brasile, le metta a disposizione degli altri in un positivo circuito di collaborazione.
Provando a stemperare i toni che hanno acceso le fasi preliminari delle elezioni, quasi che queste volessero delinearsi con i toni della contrapposizione geografica, Da Silva nel suo primo breve discorso da Dg ha voluto specificare che questa elezione “non è stata uno scontro Nord-Sud, ma un esercizio democratico”, senza però tralasciare di ringraziare il blocco elettorale che ha favorito la sua elezione, quello latino americano, quello africano e quello dei Paesi non allineati, che hanno praticamente fatto quadrato intorno alla figura del brasiliano contrapponendosi di fatto ad un secondo blocco, quello europeo, totalmente schierato a favore di Moratinos.
In effetti, il gesto di buttare acqua sul fuoco da parte di Da Silva non può nascondere l’ostinazione di un’Europa che avendo presentato ben due candidati alla carica (l’austriaco ritiratosi e Moratinos), ha dimostrato in questo modo di non voler in nessun caso lasciare un’agenzia così importante (perché si parla di cibo, ma si parla, soprattutto di soldi e del giro economico che ci sta dietro) in mano al blocco del cosiddetto terzo mondo.
Detto fatto, l’Europa si è giocata una carta (anzi due, perdendole) e la faccia (perdendo anche questa) e volendo usare le parole di Sergio Marelli, Presidente del CISA (Comitato Italiano Sovranità Alimentare), “le dinamiche e le strategie messe a punto dai governi per sostenere un candidato piuttosto che un altro, se da una parte sottolineano l’importanza della Fao nelle politiche generali mondiali e l’interesse dell’Europa in queste politiche, prova che il tema agricoltura oggi è molto importante, dall’altra mettono in luce l’ostinazione dell’Europa a voler arrivare, comunque, fino alla fine. Una scelta politica perdente che ha lasciato una scia di tensione e che speriamo non inciderà nel lavoro del nuovo Direttore Generale”.
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