Avere grosse centrali alimentate da combustibili fossili con rendimenti ridicoli in cui oltre la metà dell’energia prodotta viene letteralmente buttata e che inviano la corrente a chilometri di distanza con le conseguenti dispersioni in rete è fra le cose più dementi e primitive che si possano concepire. Tutto ciò ancor più nel famoso paese del sole dove ognuno potrebbe autoprodursi senza grandi sforzi economici e tecnici la maggior parte dell’energia termica ed elettrica di cui ha bisogno.
La centralizzazione dell’energia non ha niente di sensato ma risponde solo a logiche di guadagno dei grossi gruppi energetici a discapito dei cittadini e dell’ambiente. I cittadini continuano a pagare bollette in costante aumento per colpa dei combustibili fossili di cui in grandissima parte non avrebbero bisogno e l’ambiente paga pegno a causa delle emissioni inquinanti.
Da un punto di vista tecnico diventare autoproduttori non è complicato: solare termico, fotovoltaico, micro eolico, geotermia a bassa entalpia, micro idroelettrico, biomassa locale, conditi dall’indispensabile riduzione drastica dei consumi a parità di comfort, sono ormai alla portata economica della stragrande maggioranza degli italiani. E se invece di investire quantità sproporzionate di soldi in automobili nuove che non solo non ammortizzeranno mai il loro costo ma si deprezzano in maniera vertiginosa in pochi anni, si fosse investito in fonti rinnovabili e risparmio energetico, oggi gli italiani avrebbero nelle loro tasche molti soldi, meno morti e feriti sulle strade e meno inquinamento ma su questo aspetto specifico ci ritorneremo prossimamente.
Decentralizzare quindi non solo significa pagare molto meno l’energia ma anche riappropriarsi di un potere fondamentale per l’esistenza poiché senza energia si va poco lontano e non è una prospettiva rosea se qualcuno ha le mani sul nostro interruttore. Il concetto di decentralizzazione porta con sé una serie di ragionamenti e conseguenze che per i padroni del vapore (è proprio il caso di dirlo) darebbero molto fastidio e richiama il concetto di indipendenza e autogestione che a loro volta fanno pensare anche ad altri tipi di interventi. Se mi posso autoprodurre l’energia, lo posso fare anche con l’alimentazione e poi magari mi metto assieme ai miei concittadini e riparto dall’economia locale, poi passo alla finanza, tutti aspetti che sono assai pericolosi per un sistema che ha bisogno innanzitutto dell’assoluta dipendenza, se non sudditanza dei cittadini e poi della rigida centralizzazione dove minore è il controllo diretto e minore è la possibilità di trasparenza e lungimeranza. A livello centrale non interessa nulla se si costruisce una centrale a carbone avvelenando migliaia di persone. A livello locale invece si potrebbe valutare che gli stessi soldi di una inutile e dannosa centrale investiti in impianti decentralizzati per fare diventare ogni casa o impresa un autoproduttore, darebbero molto più ritorno economico e occupazionale oltre che risparmiare l’avvelenamento di ambiente e persone.
Aspettarsi che la decentralizzazione avvenga per iniziativa di governo, sindacati e monopolisti dell’energia è pura utopia. Anche se sembra che sia una strada lunga e difficile, di sicuro è meno utopico rimboccarsi le maniche, mettersi assieme ad altri, rafforzare la comunità e costruire passo per passo la decentralizzazione e il controllo delle decisioni fondamentali della nostra esistenza ad iniziare proprio da quelle energetiche.
I gruppi di acquisto energetico si stanno diffondendo e permettono di acquistare impianti e attrezzature a prezzi più bassi grazie alle economie di scala. Questo è un segnale forte di come le cose si possano veramente cambiare dal basso molto più che nelle vane e infinite attese di qualcosa che si muova dall’alto.
Il controllo della produzione energetica fa riacquistare consapevolezza, forza e indipendenza e non può essere lasciato in mano a soggetti senza scrupoli che hanno obiettivi contrari alla vita su questo pianeta.
La decentralizzazione è la vera politica energetica
di
Paolo Ermani
03-03-2014
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