Un nuovo rapporto indipendente reso noto dalla Commissione europea rivela che l'Europa è leader mondiale nella deforestazione e tra il 1990 e il 2008 l'Europa ha importato e consumato circa 9 milioni di ettari di terreno deforestato.
L’Europa è leader mondiale nella deforestazione, secondo un rapporto indipendente reso noto ieri dalla Commissione Europea: il contributo europeo è stato stimato nella perdita di almeno 9 milioni di ettari di foreste tra il 1990 e il 2008, una superficie grande come l’Irlanda. Tra le foreste più colpite quelle africane, del Sud Est Asiatico e l’Amazzonia.
I Paesi maggiormente industrializzati e la Cina sono responsabili di circa un terzo della deforestazione consumatasi globalmente nel periodo considerato. La crescente richiesta europea di carne, prodotti caseari, biomasse e biocarburanti a scopo energetico e altri prodotti richiede la conversione di estese aree forestali e ha così messo sotto pressione questi ecosistemi in tutto il mondo.
Tra il 1990 e il 2008 l'Europa ha importato e consumato circa 9 milioni di ettari di terreno deforestato (circa 3 volte le dimensioni del Belgio). Cifre che rappresentano una stima molto contenuta, non includendo la crescente domanda di biomassa nel corso degli ultimi anni. In questo primato negativo l'UE si trova ben prima di altre regioni industrializzate: Asia orientale, tra cui il Giappone e la Cina che ha importato 4,5 milioni di ettari e il Nord America con 1,9 milioni ettari nello stesso periodo.
Nel 2004, in particolare, lo studio mostra come l’Unione Europea abbia registrato un record grazie all’impatto “deforestante” delle proprie importazioni, il doppio di Cina e Giappone messi insieme e tre volte il Nord America. “Lo studio mostra che la nostra impronta forestale continuerà a crescere se l’Europa non cambia rotta, è ora di eliminare la deforestazione dai nostri menù, dai nostri libri e prodotti cartari e dalle fonti energetiche come biocarburanti e centrali a biomasse” afferma Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia.
Lo studio "L'impatto del consumo dell'UE sulla deforestazione" mostra che, se la maggior parte delle colture e dei prodotti di origine animale che possono essere collegati alla deforestazione tropicale sono consumati a livello locale o regionale, quasi il 36% di quelli commerciati internazionalmente vanno verso l'UE. L’aumento dei consumi di colture come la soia, l’olio di palma e prodotti connessi, così come il consumo di carne, sono la causa principale della deforestazione nelle aree tropicali.
D'altra parte Greenpeace, negli ultimi anni, ha condotto forti campagne di denuncia contro le multinazionali che usano o commercializzano prodotti legati alla deforestazione: Nestlé, Cargill e Unilever tra gli altri. A maggio 2010 la Nestlé si è impegnata a eliminare prodotti legati alla deforestazione dalla propria filiera e, a febbraio scorso, la più grande azienda di carta e cellulosa al mondo, APP (Asian Pulp and Paper) si è impegnata ad adottare una nuova politica forestale, che metta fine al suo coinvolgimento nella deforestazione.
In Italia, Greenpeace è riuscita con la classifica “Salvaforeste” a portare tutti i grandi gruppi editoriali italiani ad adottare politiche della carta a Deforestazione Zero.
Anche al mondo dell’Alta Moda l’associazione ha recentemente lanciato una sfida con “The Fashion Duel”, chiedendo di eliminare prodotti (in carta o pelle) legati alla
deforestazione dalla filiera dei grandi marchi.
I ministri dell’ambiente UE si erano impegnati cinque anni fa a fermare la deforestazione globale entro il 2030 e a dimezzare quella delle foreste tropicali nel 2020, rispetto ai livelli del 2008. “Proprio la settimana scorsa è stato raggiunto un accordo politico in Europa e il Settimo Programma di azione sull’ambiente prevede piani per combattere la deforestazione globale. Ogni piano di successo che verrà elaborato, però, deve tendere a eliminare dal mercato prodotti
legati alla distruzione delle ultime foreste e sostenere i Paesi in via di sviluppo affinché siano in grado di far fronte a questa minaccia” conclude Campione.
“La Commissione europea, gli Stati membri e il Parlamento europeo devono agire subito e rivedere tutte le politiche che sono legate al consumo di risorse provenienti da aree deforestate tropicali, se vogliamo seriamente rispettare l’impegno di riduzione del 50% entro il 2020 - ha detto Dante Caserta, presidente ff del WWF Italia - Non è un gesto responsabile da parte dei politici giocare il gioco del "non vedo e non sento", quando si tratta della distruzione di aree forestali al di fuori dell'UE.
“E’ triste constatare che la maggior parte delle grandi forniture agricole dell'UE siano basate sullo sfruttamento di terreni forestali di nuova acquisizione – continua Dante Caserta, presidente ff del WWF Italia - Il nostro effettivo contributo al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità è molto più alto di quanto si pensasse, se si tiene conto anche dei nostri impatti indiretti. Dobbiamo ridurre il nostro impatto ambientale e far rispettare le norme necessarie per assicurare che i beni consumati dall’UE vengano da produzioni efficienti e sostenibili. Non esiste una bacchetta magica che risolva con un tocco il problema della deforestazione. Serve una coerenza politica nel campo ambientale, agricolo, commerciale e nella politica dei consumatori, tutti essenziali per affrontare il ruolo dell'Unione europea nella deforestazione.”
Con l’entrata in vigore della EU Timber Regulation la Commissione voleva cambiare rotta, ma in mancanza di indicazioni chiare, interpretazioni univoche e applicazioni unitarie delle norme, i margini di azione sono ancora troppo vaghi e i processi di deforestazione e commercio illegale del legname continuano inesorabilmente.
Il 7 ° Piano d'azione europeo per l'ambiente dovrebbe dare indicazioni concrete su come possiamo ridurre sia il nostro impatto su queste foreste minacciate, sia su come contribuire a ridurre il consumo di prodotti legati alla deforestazione.
Fonti: Greenpeace, WWF