di
Daniela Sciarra
30-11-2010
L'Unesco ha riconosciuto la dieta mediterranea patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Si tratta della prima pratica alimentare al mondo ad essere iscritta nella prestigiosa lista che ad oggi ospita 166 elementi tra cui anche il tango argentino, il capodanno islamico e la calligrafia cinese.
L’Unesco - Organizzazione per le Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura – ha riconosciuto la dieta mediterranea patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO, riunitosi a Nairobi, ha inserito infatti la dieta mediterranea nella prestigiosa lista riconoscendo la dieta mediterranea come un patrimonio di eccellenza mondiale.
Il modello alimentare mediterraneo, da sempre rappresentato con la ben nota Piramide alimentare, è considerato dagli scienziati il più virtuoso tra gli stili di vita alimentare per il benessere che garantisce alle persone, basandosi su un regime ricco e bilanciato di alimenti. In particolare, questo modello tende a privilegiare alcuni ingredienti: cereali, verdura e frutta, olio d’oliva e legumi, e in misura più ridotta pesce, carni e formaggi.
Il fisiologo americano Ancel Keys, tra il 1960 e 1970, osservando le popolazioni del Cilento, evidenziò più in generale che le persone di quest’area erano più longeve rispetto a quelle dei Paesi anglosassoni e del Nord, dove l’alimentazione è più ricca di grassi saturi.
Tuttavia, il riconoscimento Unesco vuole indicare il valore culturale della Dieta Mediterranea. Il modello alimentare mediterraneo si fonda sul rispetto dei territori e della biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo come nelle zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Pertanto tale dieta deve essere considerata un sistema di pratiche, rappresentazioni, espressioni, saperi, abitudini e delle culture locali che, nel corso dei secoli, hanno mantenuto lo scambio tra gli ambienti socioculturali, gli aspetti religiosi, mitici intorno all’arte del mangiare. È anche uno stile di vita basato sul senso della convivialità dei pasti e del cibo come occasione di ospitalità e incontro.
Sicuramente rispetto al passato il nostro approccio al cibo è cambiato anche a causa di una vita molto più frenetica e stressante. I pasti, in particolare il pranzo, sono diventati intermezzi lavorativi, i pasti più veloci, mentre il momento dell’incontro è slittato alla cena o ancor più di frequente alle occasioni più importanti per stare insieme con tutta la famiglia. In merito, la Convenzione dell’Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale sostiene che bisognerebbe salvaguardare gli elementi e le espressioni del Patrimonio Culturale Immateriale, promuovere la consapevolezza del loro valore in quanto componenti vitali delle culture tradizionali, assicurare che tale valore sia reciprocamente apprezzato dalle diverse comunità, gruppi e individui interessati e incoraggiare le relative attività di cooperazione e sostegno su scala internazionale. Ciò ha riguardato anche la dieta mediterranea che in quanto patrimonio immateriale è da intendersi come “le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale” .
Fra l’altro, la dieta mediterranea è stata la prima pratica alimentare ad essere iscritta nella lista che ad oggi conta 166 elementi, tra cui anche il tango argentino, il capodanno islamico e la calligrafia cinese.
In concomitanza al riconoscimento, è stato inaugurato il Centro internazionale per gli studi e la cultura della Dieta mediterranea a Matera. Si tratta di un organismo che, attraverso un comitato di indirizzo composto da esperti e rappresentanti di enti locali, dovrà dare vita anche a una scuola di alta formazione per insegnare a chef, ristoratori ed esperti di tutto il mondo - ma anche agli appassionati - a preparare i piatti della cucina mediterranea. Un modo per far apprezzare ancor di più la nostra cultura enogastronomica e la nostra biodiversità.
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