di
Legambiente
11-03-2011
"Grande amarezza, dopo 14 lunghi anni sentenza deludente per una grave ferita al territorio". Così Legambiente commenta la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati accusati di disastro ambientale nel processo sulla discarica di Pitelli (La Spezia), una delle più grandi d’Italia.
“Prendiamo atto di questa sentenza di assoluzione e pur confermando la nostra piena fiducia nel lavoro della Magistratura, restiamo stupiti perché la mole impressionante di documenti prova la compromissione irreparabile dell’ambiente, come ammesso dal Ministero dell’Ambiente, e responsabilità diffuse a vari livelli. Attendiamo adesso di conoscere nel dettaglio le motivazioni che hanno portato i giudici a prendere questa decisione”.
Così il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e il presidente regionale di Legambiente Liguria Stefano Sarti, commentano la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati accusati di disastro ambientale nel processo sulla discarica di Pitelli (La Spezia) una delle più grandi d’Italia.
“Resta comunque amarezza e sconcerto – ha aggiunto Stefano Sarti, presidente di Legambiente Liguria - per l’epilogo di una vicenda che mantiene, dopo tanti anni, aspetti mai del tutto chiariti e che rappresenta un’evidente ferita per il nostro territorio. L’intera comunità, che ha visto lesi i propri diritti, rimane, così, profondamente delusa soprattutto per non aver ricevuto risposte soddisfacenti alle domande rimaste in sospeso per quattordici lunghi anni”.
“Questa sentenza – conclude il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è anche il frutto di un’evidente e annosa inadeguatezza normativa, visto che in questo processo non è stato possibile contestare il traffico illecito di rifiuti, l’unico delitto ambientale del nostro ordinamento entrato in vigore solo nel 2001 e che avrebbe potuto far condannare i responsabili di un tale scempio ambientale. Quello contestato per la discarica di Pitelli è stato infatti disastro ambientale doloso. È l’ennesimo episodio che conferma l’urgenza d’inserire i reati ambientali nel codice penale, cosa che l’Italia avrebbe dovuto fare, stante le disposizioni europee, entro il 31 dicembre 2010”.
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