Basta discariche a Valle Galeria: l'appello di comitati e associazioni

Valle Galeria, già devastata dalla discarica di Malagrotta e dal complesso industriale adiacente, è stata scelta come sede di una nuova discarica provvisoria, quella di Monti dell'Ortaccio. I cittadini e le associazioni non ci stanno e lanciano un appello con una proposta alternativa per l'emergenza rifiuti a Roma. Che parte da un concetto semplice: riciclare e riusare è meglio di bruciare e seppellire.

Basta discariche a Valle Galeria: l'appello di comitati e associazioni
La Valle Galeria, nella periferia di Roma, non è il luogo ideale per vivere. Un'industrializzazione ipertrofica e la presenza della più grande discarica d'Europa – quella di Malagrotta – hanno trasformato la zona in un ricettacolo di malattie, disagi sociali, inquinamento ambientale. Ma al peggio non v'è mai fine, così a breve sorgerà una nuova discarica. Almeno nelle intenzioni di Goffredo Sottile, commissario per l'emergenza rifiuti nella provincia di Roma, che ha scelto la valle, ed esattamente la località Monti dell'Ortaccio, per l'apertura della discarica provvisoria che dovrà sostituire Malagrotta, giunta al massimo utilizzo della sua capienza. Osserviamo più da vicino la zona. Nel raggio di poche centinaia di metri sono concentrati, oltre alla discarica, l'inceneritore di rifiuti ospedalieri dell'Ama, la raffineria petrolifera TotalErg, una serie di cave. Il mix micidiale di sostanze inquina l'aria e le falde acquifere. Una perizia effettuata dall'Arpal, l'Agenzia regionale protezione ambientale Lazio, ha fatto emergere diverse problematiche. Da sessantuno prelievi nella zona è emerso che vengono superati più volte i limiti di legge previsti per la presenza nell'acqua di sostanze pericolose quali ferro, manganese e nichel. In alcune occasioni l'arsenico e il benzene hanno oltrepassato di 30 volte le soglie di sicurezza previste dal legislatore. La salute degli abitanti della zona, come è ovvio, ne risente. A provarlo è un'indagine della procura, che si avvale dei dati forniti dal test epidemiologico della Azienda sanitaria locale. Dopo aver esaminato 85mila residenti nella zona tra il 2001 ed il 2010 i consulenti hanno osservato che sono “stati riscontrati, sia per la mortalità e soprattutto per le ospedalizzazioni, alcuni eccessi di rischio degni di nota, in particolare per malattie respiratorie, cardiovascolari e per alcune forme tumorali”. Non c'è da stupirsi dunque che alla notizia che nella stessa zona sarebbe sorta anche la discarica provvisoria di Roma, che sostituirà la stracolma Malagrotta, gli abitanti del luogo abbiano reagito con veementi proteste. La decisione è stata presa da Sottile dopo un colloquio con Manlio Cerroni, il “re della monnezza” del Lazio, proprietario della discarica di Malagrotta e padrone di una ragnatela di aziende che fattura 800milioni di euro all'anno. Le reazioni non si sono fatte attendere: per i cittadini la realizzazione della nuova discarica è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso già colmo di miasmi e veleni. In molti hanno protestato con vari sit-in e manifestazioni, l'ultima delle quali proprio ieri, nei pressi del Pantheon. Vari politici hanno dato il loro appoggio ideale alla protesta, ma senza realmente provare ad incidere sulle decisioni. Così il Comitato Malagrotta, la Rete Zero Waste Lazio e Cittadinanzattiva Lazio Onlus hanno diffuso un appello contenente una proposta alternativa per il superamento dell'emergenza rifiuti nella provincia di Roma (scaricabile a questo link). In breve è sorto anche un gruppo Facebook su cui si sviluppa il dibattito relativo alla proposta. All'appello hanno già aderito varie realtà, fra cui il circolo romani del Movimento della decrescita e la Lipu. Il concetto di base è che non è pensabile di risolvere l'emergenza rifiuti con l'apertura di un'ulteriore discarica. Partendo da questo presupposto, e da un'analisi della situazione dei rifiuti a Roma e dintorni, il documento avanza alcune proposte concrete per il superamento dell'emergenza. Sei punti chiari e semplici. 1. l'ottimizzazione degli esistenti impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb); 2. la concessione – da parte di Stato e Regione – delle risorse economiche necessarie a raggiungere in sei mesi una percentuale di raccolta differenziata porta a porta pari al 45 per cento; 3. la riconversione della filiera industriale dell'Ama, al fine di massimizzare riciclo e riuso e ridurre il ricorso a discariche e inceneritori; 4. la modifica dei Tmb, che li trasformi in fabbriche di materiali selezionati da riciclare, eliminando la produzione di combustibile derivato da rifiuti (Cdr); 5. campagne finanziate dal Comune di Roma per la riduzione degli imballaggi e dell'usa e getta; 6. la realizzazione di impianti di compostaggio e isole ecologiche in ogni municipio. “La transizione - si legge nell'appello – deve essere verso un nuovo modello di gestione dei rifiuti e non verso un nuovo sito, verso l'ennesima discarica della solita proprietà. […] Il principio che auspichiamo possa guidare il cambiamento, avvicinandoci ai modelli più virtuosi, è insito nella domanda: 'perché bruciare o interrare quello che può essere riciclato o riusato?'” Una domanda che il commissario Sottile ha scordato di farsi, probabilmente perché troppo impegnato a proteggere gli interessi del “re della monnezza”.

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