di
Andrea Degl'Innocenti
10-11-2010
Il Comitato Acqua Pubblica di Velletri ha appena pubblicato 'Il libro nero dell'acqua. Il caso Velletri'. Il dossier racconta la vicenda della gestione del servizio idrico a Velletri: dall'appalto diretto ad Acea all'emergenza arsenico, passando per i piani tariffari irregolari e per la mancanza d'informazione ai cittadini.
Bere acqua all'Arsenico, al Vanadio, al Fluoro e pagarla persino più del dovuto. Questa la situazione paradossale che emerge dal dossier 'Il libro nero dell'acqua. Il caso Velletri'. Una situazione a cui i cittadini di Velletri hanno ormai da tempo fatto il callo. Esattamente dal 9 luglio 1997, quando i comuni della Provincia di Roma firmarono l'accordo per la costituzione dell'Ato2, l'ambito territoriale ottimale per la gestione del servizio idrico.
Previsti dalla cosiddetta 'legge Galli' (36/94), gli ATO, sono delle frazioni di territorio – che sulla carta dovrebbero tener conto dei bacini idrici, in realtà corrispondono generalmente alle provincie – in cui la gestione del servizio idrico deve essere assegnata ad un unico ente.
Nel caso di Ato2, la gestione fu affidata ad Acea, la società ex-municipalizzata romana. E già iniziarono le prime anomalie. Infatti la Convenzione di Gestione venne firmata dai Comuni con affidamento diretto, senza quindi essere preceduta da alcuna gara d'appalto pubblica, come invece previsto dalla legge.
Ma non finisce qui. Al momento di decidere sul tipo di assetto da dare alla società, si era optato per una Società per Azioni a prevalente capitale pubblico locale. Tale opzione prevedeva che i Comuni facenti parte dell'Ato potessero acquistare parte delle azioni messe a disposizione sul mercato (il 49 per cento, mentre il 51 già apparteneva al Comune di Roma). Questa possibilità non è mai stata data ai Comuni. Invece è stata assegnata loro d'ufficio una azione a testa. Proprio così: ad eccezione del Comune di Roma, tutti gli altri Comuni possiedono una sola azione di Acea, equivalente allo 0,000003 per cento del totale, per un valore nominale di circa 10 euro.
Conseguenza di ciò è che i Comuni non risultano adeguatamente rappresentati. Come si legge nel dossier: "i Consigli comunali sono stati espropriati di quel controllo sui servizi pubblici previsto dalla costituzione e dalle norme sugli enti locali".
Le incoerenze però non si limitano all'impostazione organizzativa di Acea. Ci sono almeno altri due aspetti – in parte dipendenti dal primo – che fanno gridare allo scandalo i cittadini di Velletri e dintorni: le tariffe e la qualità dell'acqua. Attorno a questi ruota il nucleo del dossier preparato dal comitato acqua pubblica di Velletri.
I prezzi. L'affidamento ad Acea della gestione del servizio idrico integrato fu votato all'unanimità da tutti i consigli comunali perché il piano d'ambito presentato aveva un vantaggio economico: garantiva l'applicazione delle stesse tariffe in tutto l'Ato, dunque l'acqua avrebbe avuto lo stesso prezzo sia a Roma che a Pomezia che a Civitavecchia. In realtà anche questo paletto è stato aggirato.
Prendiamo sempre Velletri come riferimento. Inizialmente al momento del passaggio di consegne dalla gestione comunale a quella di Acea avvenuto il 14 novembre 2006, si disse che le tariffe sarebbero state livellate l'anno successivo, una volta avvenuta l'acquisizione dei dati delle utenze.
Ovviamente questo non accadde. Fino al 2009 furono applicate le solite tariffe, più care di quelle romane. Dal gennaio 2010, in seguito alle reiterate proteste dei cittadini e del Comitato Acqua Pubblica, l'assemblea dei Sindaci ha approvato l'applicazione dell'articolazione tariffaria di Roma nel territorio di Velletri. Ma non è bastato. Acea infatti ha varato un piano tariffario che è uguale solo in apparenza a quello romano, ma in realtà vi si discosta anche di parecchio.
Ci sono sempre i cinque scaglioni con le diverse fasce di prezzo ma ad essi corrispondono consumi diversi. Ad esempio, mentre per Roma l'ultimo scaglione tariffario scatta oltre i 379 metri cubi, per Velletri scatta oltre i 300. Per una famiglia che consumi 400 metri cubi d'acqua in un anno – è un enormità, è vero ma è solo a titolo di esempio – la differenza di prezzo sarebbe addirittura di oltre il 30 per cento.
Passiamo, infine, all'aspetto più grave della questione: la qualità dell'acqua. L'acqua erogata da Acea a Velletri contiene molti metalli pesanti, con valori fuorilegge per l'Arsenico, il Vanadio e il Fluoro. Inoltre nel Comune esistono una decina di scariche fognarie non a norma, che sversano in maniera incontrollata le acque nere nei fossi, con danni incalcolabili per l'ambiente e la salute dei cittadini.
E cosa fa Acea per rimediare? Evita di fornire i valori di inquinamento dell'acqua per le zone più critiche. Ad esempio nel 2010 non vengono forniti i dati della zona 167, che nel 2008 aveva avuto un valore di 52,1 microgrammi/litro di arsenico, sceso poi a 39,2 nel 2009. Insomma, invece di finanziare gli interventi necessari al risanamento si cerca di coprire la verità fornendo un'informazione incompleta (ricordiamo che la legge che regolamenta il servizio idrico integrato stabilisce chiaramente che i cittadini hanno il diritto di sapere che acqua stanno bevendo). E si richiedono deroghe su deroghe, per poter continuare a fornire l'acqua nonostante questa contenga sostanze altamente nocive in quantità di molto superiori a quelle ammesse dalla legge.
Il dossier si conclude con sette richieste fatte dal Comitato Acqua Pubblica all'amministrazione comunale, che riportiamo di seguito:
1. Dichiarare, nello statuto comunale, la non rilevanza economica dell’acqua;
2. Attivare immediatamente un tavolo di confronto permanente con il Comitato, da convocare prima delle Assemblee dei Sindaci e almeno una volta ogni due mesi;
3. Chiedere formalmente ad Acea e alla Asl l’invio almeno mensile dei dati sulla qualità dell’acqua e pubblicare sul sito – entro una settimana – le relative analisi;
4. Bloccare il rilascio di nuove concessioni edilizie fino al perdurare dell’emergenza idrica nel Comune di Velletri (l’emergenza è stata riconfermata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri anche per il 2010);
5. Chiedere all’assemblea dei Sindaci e, in ogni caso, al presidente dell’autorità d’ambito la revisione del regolamento idrico, eliminando la possibilità del distacco dell’acqua senza una decisione di una autorità terza;
6. Chiedere l’uscita dal patto di sindacato, visto che non è stato mai convocato;
7. Chiedere l’immediata applicazione della tariffa sociale.
Il Comitato si ripropone inoltre di pubblicare a breve un secondo dossier che tratterà più specificamente della qualità dell'acqua, con analisi dei dati, pareri medici e proposte specifiche.