Non tutte le storie che iniziano con "C'era una volta" sono storie inventate. A qualcuno di voi sarà sicuramente capitato di incontrare "la draghessa bionda con gli occhi viola".
C’era una volta una draghessa bionda con gli occhi viola. Questa draghessa viveva tra le pareti di un ufficio e amministrava diversi progetti, ma non era tanto capace e allora si arrabbiava col primo malcapitato, e anche con l’ultimo, urlando e imprecando che aveva sempre troppo da fare.
Siccome, peró, la draghessa voleva essere buona perché così le avevano insegnato i dragoni della setta “noi che non siamo volgari”, subito si ricomponeva e chiedeva a tutti di avere pazienza con lei - che aveva sempre troppo da fare - e quindi di disturbarla solo per cose urgentissime.
D’altronde, poichè la draghessa voleva decidere personalmente anche dei minimi dettagli, come le avevano insegnato i dragoni della setta “diamo il consenso per avere il controllo”, era impossibile non consultarla e sconsigliato disturbarla.
In più la draghessa, che era stata in colonia ogni estate nella tribù dei dragoni “obbedienti per puro calcolo”, non contravveniva mai agli ordini e nemmeno li metteva in discussione se erano ingiusti o insopportabili per le sue formiche operaie; sperava che i dragoni dei piani superiori prima o poi, in virtù del suo ligio atteggiamento, le avrebbero fatto una statua a grandezza naturale e l’avrebbero posta al centro del giardino giapponese che albergava nel mezzo del palazzo.
Perciò, il giorno che una delle formiche più anziane andò a chiederle consiglio, e anzi le disse che aveva pensato di far causa all’industria, dove svolgeva da ben quindici anni il ruolo di un caporeparto senza averne il corrispondente in busta paga, la draghessa andò su tutte le furie e quasi il fuoco che le usciva dalle orecchie e dal naso aveva infiammato le tende e i cumuli di pratiche giacenti da mesi su mille scaffali. Tuonò con tutte le forze che era immorale far carriera nell’industria ricorrendo alle cause e disapprovava assolutamente questa intenzione.
La draghessa bionda con gli occhi viola, invece, che era entrata nell’industria anche lei facendo una causa, e aveva però poi fatto carriera grazie alla benedizione dei dragoni della setta “noi che parliamo ogni giorno con dio”, non considerava tutto questo altrettanto immorale. Come non le sembrava immorale il comportamento dell’industria nei confronti della formica.
Ma forse quella di cui parlava la draghessa era una moralità superiore, e incomprensibile per le piccole formiche che passavano ogni giorno sotto i suoi occhi, e si credevano destinate a chissà quale vita. Non avrebbero dovuto accontentarsi del paradiso futuro che le aspettava - un paradiso interrato s’intende - se fossero state pazienti con lei, che aveva sempre troppo da fare?
P.S. Fonti apocrife della storia dicono che anche la draghessa, molto tempo fa, era stata una formica, solo che non era tanto capace.