Dal 20 al 29 luglio prossimi si terrà presso l‘agriturismo Cascina della Volpe di Asnago di Cantù, in provincia di Como, una intensa nove giorni di Dragon Dreaming Summer Camp. Il Dragon Dreaming è un metodo innovativo proposto da John Croft per aiutare le persone a trasformare i propri sogni e progetti in realtà.
Si diffonde sempre più, nella eterogenea moltitudine di persone che operano per il cambiamento, una certa cura nel nutrire progetti e proposte “prima di cominciare”. Si comincia, da tante direzioni diverse, a cogliere l’importanza essenziale della fase di preparazione, ad interessarci del come facciamo le cose, prima ancora del cosa.
Si moltiplicano le iniziative e le proposte che lavorano sui processi, come l’Open Space e i World Cafè, e ci sentiamo collettivamente più propensi a prenderci il nostro tempo, a festeggiare i risultati, a 'scollocarci' - apparentemente rallentiamo ma, allo stesso tempo, molti progetti arrivano ora ad una fase in cui cominciano a fare realmente la differenza nel mondo reale, quotidiano, nel cosiddetto 'concreto'. Com’è possibile?
Un po’ di risposte a questi paradossi - e un solido contributo ad alimentarli - arriva dai seminari di Dragon Dreaming proposti dal vulcanico John Croft, che ritorna per la terza volta in Italia a fine luglio 2012, con una intensa nove giorni di Summer Camp organizzata da Transition Italia. Ho chiesto a Ellen Bermann, promotrice dell’iniziativa, e a Pierre Houben, partecipante 'ripetente', di parlarmi di questo metodo e della loro esperienza con il lavoro di Croft.
“Ho conosciuto John per la prima volta a una Transition Conference - ricorda Ellen - una grande festa del Movimento di Transizione, in Inghilterra. Teneva un incontro a cui, ho notato, affluiva un gran sciame di persone: ci sono andata, rimanendo folgorata. È una persona di grandissima energia e generosità: ha una scaletta fittissima, gira tutto il mondo, ma quando lo incontri, è presente al 100%. Dopo averlo rivisto in altre due occasioni ho preso accordi per portare il suo metodo in Italia”.
Il Dragon Dreaming proposto dal Croft, che è australiano, nasce dall’incontro di due fiumi: da una parte, un’analisi lucida di centinaia di progetti nati dal basso, dalla comunità, per capire cosa funziona e cosa no. Dall’altra parte, la sorgente aborigena, con intuizioni basate su generazioni e generazioni di ininterrotta cultura orale, a proposito di come funzionano le interazioni tra sogno e realtà, l’incontro tra i nostri sogni e quelli degli altri, e anche sulla gestione di risorse limitate. Come molti aspetti del Dragon Dreaming, campi apparentemente estranei convergono a formare un sincretismo che ha del magico.
“Una delle cose che dice John è che dobbiamo imparare a ballare con il nostro drago, dance with our dragon, dove il drago - spiega Ellen - rappresenta il mostro che abbiamo dentro di noi, che ci blocca e ci impedisce di realizzare i nostri sogni”. Pierre le fa eco: “vedo intorno a me, nella situazione attuale, molte persone che si trovano bloccate, che nel momento in cui vengono a mancare le risorse economiche e finanziarie, la ‘stabillità’ o la ‘crescita’ a cui siamo stati abituati fino ad ora, non riescono più a muoversi attivamente nella società. Abbiamo bisogno di un tipo di lavoro come questo, di metodi e strumenti che ci portino a vedere come possiamo fare per continuare ad agire nel mondo”. Un’epoca di limitazioni, insomma, diventa occasione di ricredersi, insieme, sulle nostre potenzialità e capacità.
Nelle loro osservazioni dei progetti esistenti, Croft e l’associazione che ha contribuito a fondare e con cui lavora, la Gaia Foundation, hanno trovato che il 90% dei progetti rimane bloccato al livello del sogno, dell’aspirazione individuale. Solo un sogno su dieci, secondo l’analisi di Croft, arriva ad essere condiviso con gli altri, a trovare quella che Paulo Freire, lo scomparso teologo della liberazione, definì “la sua Pasqua”, ovvero la morte come progetto esclusivamente individuale, per arrivare ad essere condiviso come progetto di gruppo. Di questi progetti, solo uno su dieci attraversa indenne la fase di pianificazione, e di questi, solo uno su dieci perdura oltre i primi tre anni. Le statistiche sono deprimenti, perché sembrano suggerire che solo uno su mille dei nostri sogni di cambiamento viene realizzato.
Ma cos’hanno in comune, quei (pochissimi!) progetti che funzionano? Secondo Croft, uno dei punti fondamentali è il raggiungimento di un equilibrio tra quattro aspetti, che possono anche essere intesi come quattro tipi di personalità presenti nel gruppo di lavoro: sogno, progetto, realizzazione, e celebrazione (e quindi sognatori, progettisti, attuatori e festeggiatori). La celebrazione, in particolare, è l’elemento che chiude il cerchio, riportando il progetto verso la dimensione del sogno, permettendo a tutti coloro che sono coinvolti di assorbire e riflettere sulle lezioni apprese, ricaricandosi per prepararsi ad un nuovo ciclo.
“Spesso - spiega Ellen - i progetti non funzionano per una mancanza di sostegno e apprezzamento. A quel punto, succede che ogni gruppo comincia a dare la colpa agli altri: coloro che si sono dati da fare se la prendono con i visionari perché sembrano non aver fatto nulla, e questi ultimi accusano gli altri di non averci riflettuto abbastanza…”. Il Dragon Dreaming invita tutti a condividere i propri sogni individuali, facendoli confluire in progetti collettivi, e riconoscendo a tutti un valore, un contributo nella realizzazione di 'giochi-lavori' che possano veramente fare la differenza.
Si comincia quindi con un 'cerchio di sogni', per poi tracciare un percorso verso la concretizzazione dei progetti tramite una specie di gioco dell’oca chiamato, dalla parola aborigena per la tela del ragno, Karabirrt. “Ho trovato molta ispirazione” ricorda Pierre a proposito del primo corso di Croft in Italia, tenutosi a fine 2010, “nell’idea di ripartire dal personale. Ci sembra che esista solo un modo di portare avanti i progetti, che si debba fare così e cosà, seguendo un immaginario collettivo prefissato, senza alternative. Quando si lavora con il Dragon Dreaming, si chiede prima di tutto a ciascun partecipante: per te, per la tua crescita personale, cosa dovrebbe succedere, affinché diventi un’esperienza assolutamente memorabile? In questo modo il progetto nasce dalle esigenze reali degli individui coinvolti, e sarà necessariamente sorprendente, e diverso, e più ricco”.
Dopo due cicli di seminari, tenutosi tra il 2010 e il 2011, Croft torna in Italia per la terza volta a fine luglio, per un Summer Camp ad Asnago di Cantù. Prima di ritornare in Australia, vuole infatti formare non solo apprendisti ma anche futuri possibili facilitatori che diffondano questi metodi in Italia. Il Summer Camp comprende un ciclo di tre corsi: una Introduzione al Dragon Dreaming, una settimana di Intensive, e alla fine una tre giorni dedicata all’Empowered Fundraising, un approccio profondo e decisamente fuori dagli schemi alla raccolta fondi.
“L’esperienza del corso - continua Ellen - è importante per accumulare l’energia che ti permette di arrivare oltre l’apprendimento verso l’interiorizzazione. John parla di momenti A-HA, quella sorpresa e gioia che proviamo quando scopriamo quello che non sapevamo di non sapere…”. Al Summer Camp di luglio sono state incoraggiate le iscrizioni di gruppi di persone che già lavorano insieme, ma naturalmente il corso ha un costo, e questo pesa sulla possibilità di partecipare… o no?
“Fino ad ora ho sempre fatto queste esperienze di formazione da solo, partendo con il mio zaino, inteso anche in senso di tempo, di impegno, di soldi. Ma ora che sono passati due anni dal primo corso di Empowered Fundraising ho cominciato a pensare che si poteva fare anche in maniera diversa” racconta Pierre. “Ho capito che non lavoro solo per me, ma per tanti, che esiste una ricaduta collettiva di quello che faccio e che imparo. Questo ha cambiato completamente la mia visione del perché partecipo a questo tipo di attività, e di come lo faccio. In questo caso, per il Summer Camp, ho provato una strada del tutto nuova per il gruppo di Transizione di Ferrara”.
Nell’Empowered Fundraising si parla di integrità: cosa succede quando andiamo a chiedere un contributo economico per un progetto in cui noi stessi non siamo pronti ad investire? Secondo Croft, quando sollecitiamo una donazione “è facilissimo presentarsi come un mendicante. Questo genere di motivazioni di scarsità verranno automaticamente comunicate e attiveranno negli altri reazioni di scarsità, e si sentiranno riluttanti a contribuire”. Con questo in mente, Pierre ha riversato in una cassa comune i fondi che intendeva spendere per partecipare al corso, coinvolgendo il 'nocciolo duro' della Transizione a Ferrara, proponendo loro di contribuire per permettere ad altre persone di frequentare il corso.
“In cambio” spiega “organizzeremo una serata al nostro ritorno, presentando quello che abbiamo imparato. È questione di condivisione, di sostegno, e di informazione. In tre giorni abbiamo raccolto abbastanza fondi per almeno due persone. È quasi magico. E l’abbiamo fatto rivedendo e trasformando il nostro rapporto con i soldi, creando un percorso di economia di fiducia”.
Tutte le informazioni per partecipare:
John Croft in Italia: DRAGON DREAMING SUMMER CAMP