Durban. Cambiamenti climatici: uomo responsabile nel 74% dei casi

Il rinnovo del protocollo di Kyoto, la definizione di un mandato negoziale con relativa roadmap per giungere ad un nuovo accordo globale entro il 2015 e l'applicazione degli impegni presi l'anno scorso alla Cop di Cancun. Questa la posta in gioco alla 17ma Conferenza delle parti Onu in corso a Durban, in Sudafrica.

Durban. Cambiamenti climatici: uomo responsabile nel 74% dei casi
Il rinnovo del protocollo di Kyoto, la definizione di un mandato negoziale con relativa roadmap per giungere ad un nuovo accordo globale entro il 2015 e l'applicazione degli impegni presi l'anno scorso alla Cop di Cancun. Questa la posta in gioco alla 17ma Conferenza delle parti Onu sul clima, a cui partecipano 195 Paesi. Il summit in corso a Durban, in Sudafrica, entra oggi nell'ultima settimana, quella cruciale. Per salvare il clima da un disastro annunciato, è indispensabile contenere il surriscaldamento globale al di sotto dei 2°. “In questa partita – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - l’Europa ha la possibilità di tornare a svolgere un ruolo di leadership nella lotta contro i mutamenti climatici, battendosi per rinnovare il protocollo di Kyoto la cui applicazione termina a fine 2012. Si tratta per l’Ue di un impegno che non richiede grandi sforzi aggiuntivi rispetto all’obiettivo comunitario già fissato del 20% di riduzione delle emissioni entro il 2020 e di un aggiornamento al 30% entro la stessa data”. Cruciale è poi la definizione di un mandato negoziale con relativa roadmap per raggiungere un nuovo accordo globale entro il 2015. L’Europa, ha spiegato Legambiente, ha la possibilità di costruire un’alleanza trasversale tra i paesi industrializzati e in via di sviluppo in grado di spingere Stati Uniti, Cina e India ad approvare un mandato per sottoscrivere un accordo globale a partire dal protocollo di Kyoto. Il nuovo accordo dovrà rispettare i principi di equità riconosciuti dalla convenzione sul clima (UNFCCC), tenere in considerazione le responsabilità storiche dei paesi industrializzati, essere adottato entro il 2015 ed entrare in vigore non oltre la fine del secondo periodo d’impegno del protocollo di Kyoto. Soltanto così sarà possibile intraprendere un processo credibile di riduzione delle emissioni di almeno l’80% entro il 2050 e tenere sotto controllo i cambiamenti climatici in atto. È necessario inoltre secondo Legambiente rendere operativi gli accordi presi l’anno scorso alla Conferenza di Cancún. Entro il 2013 si deve decidere come dar vita al fondo verde per il clima (Green Climate Fund) destinato a finanziare le azioni di riduzione delle emissioni e di adattamento ai mutamenti climatici nei paesi poveri. Legambiente sottolinea poi che occorre concordare tempi e procedure per colmare il divario tra gli attuali impegni di riduzione delle emissioni e quelli necessari per contenere il surriscaldamento globale al di sotto almeno dei 2°C. Inoltre devono essere costituite, oltre al Green Climate Fund, le strutture di governo decise a Cancún per rendere operativi gli interventi relativi all’adattamento e al trasferimento tecnologico. Sabato scorso, 3 dicembre, oltre 10mila persone hanno partecipato alla Global march a Durban. Unite against global change: questa la scritta sullo striscione di oltre 20 metri che ha aperto il corteo. “La prossima settimana la musica deve cambiare: la Cina riapre i giochi, ora la palla passa agli altri, Unione europea innanzi tutto”. Questo l’appello lanciato sabato dal WWF che si è unito ai cittadini che sabato hanno sfilato a Durban per manifestare contro lo stallo dei negoziati sul clima. “I negoziatori che hanno condotto le trattative la prima settimana erano tecnici, spesso persi nei dettagli. Da domani - ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia.- cominceranno ad arrivare i ministri, la musica deve cambiare, e va della credibilità di ministri e negoziatori stessi. Il messaggio e i risultati di Durban devono rispondere alle attese dei popoli del mondo, preoccupati per il cambiamento climatico, e ancor più a quelli della comunità scientifica, da cui giungono allarmi sempre più pressanti”. Secondo uno studio pubblicato dei ricercatori dell'Istituto per la Tecnologia di Zurigo pubblicato da Nature Geoscience, l'uomo sarebbe responsabile dei cambiamenti climatici nel 74% dei casi dal 1950 ad oggi, mentre solo la parte restante è attribuibile a cause naturali .

Commenti

Il giorno che si deciderà di chiudere questo baraccone sarà sempre troppo tardi...
Marco, 06-12-2011 12:06

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