di
Alex Zanotelli
01-12-2011
In occasione della conferenza sul clima in corso a Durban, in Sud Africa, Alex Zanotelli sottolinea la necessità di un grande lavoro di informazione finalizzato alla presa di coscienza che all'origine del disastro ecologico cui oggi stiamo assistendo vi è il nostro stile di vita. È necessaria una rivoluzione culturale: "o si cambia o si muore".
Il 28 novembre si è aperta a Durban (Sudafrica) la 17 Conferenza (COP 17) per rispondere alla sempre più drammatica crisi ecologica. I rappresentanti di tutti i governi del mondo dovranno in dieci giorni trovare delle vie per bloccare il surriscaldamento del Pianeta. Dopo i fallimenti della Conferenza di Copenhagen (2009) e di Cancun (2010), un’altra sconfitta a Durban l’umanità non se la può permettere. Con i governi del Nord del mondo concentrati sui problemi della finanza, la crisi ecologica è passata in second’ordine.
Purtroppo anche i media (sia stampa che TV) non hanno acceso i riflettori su questo problema fondamentale, rivelandosi così profondamente funzionali a questo Sistema economico-finanziario. Siamo grati al Papa Benedetto XVI perché spesso ritorna sui temi ecologici. Siamo altresì grati ai vescovi del Sudafrica che in una lettera inviata recentemente e letta in tutte le parrocchie, “vedono questo importante evento di Durban come un’occasione per riflettere”.
I vescovi sudafricani affermano: “Questa crisi climatica globale pone una grande sfida spirituale a tutti i cristiani, alle altre fedi e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, dato che è la conseguenza della distruzione della creazione di Dio a cui tutti in vari modi abbiamo contribuito. Siamo tutti convocati a cambiare mentalità e ad assumere nuovi stili di vita per ridurre la nostra dipendenza dall’energia fossile come il carbone e il petrolio”.
La situazione climatica del Pianeta infatti è grave. La comunità scientifica teme che, andando avanti così, la temperatura potrebbe salire di 3-4 gradi centigradi. E i tempi che abbiamo per evitare tale catastrofe sono brevi. Gli esperti affermano che, per evitare tale disastro, dobbiamo tagliare l’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Purtroppo i governi sono prigionieri sia dei potentati economico-finanziari che dei potentati agro-industriali che traggono enormi profitti da questo Sistema.
La finanza poi è talmente scaltra che vuole guadagnare anche sulla crisi ecologica, con la cosiddetta ‘economia verde’. Ne sono espressione il ‘mercato del carbonio’, il ‘Redd+’ (produzione agro-forestale per bio-carburanti), la geo-ingegneria, che introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad inquinare’ e finanziarizzano la crisi ecologica, per poterci speculare.
Dobbiamo invece aiutare tutti i cittadini a capire che le ragioni fondamentali del disastro ecologico sono il nostro modello di sviluppo e il nostro stile di vita. Se tutti a questo mondo vivessero come viviamo noi occidentali, avremmo bisogno di quattro pianeti Terra come risorse e di altrettanti come pattumiere ove buttare i nostri rifiuti.
C’è bisogno di un grande lavoro di informazione e coscientizzazione che porti a una rivoluzione culturale. È quanto stiamo tentando di fare come Rete per la Giustizia Ambientale e Sociale (RIGAS). Chiediamo a tutte le realtà che lavorano sull’ambiente di fare rete come abbiamo fatto per l’acqua. Insieme si può!
E chiediamo a tutti di impegnarsi:
-a livello personale, con uno stile di vita più sobrio;
-a livello locale, con un riciclaggio totale dei rifiuti opponendosi agli inceneritori;
-a livello nazionale, con un bilancio energetico (mai fatto!) che riduca del 30% le emissioni dei gas serra entro il 2020;
-a livello europeo, sostenendo il Piano della Commissione Europea che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle emissioni dei gas serra entro il 2050;
-a livello globale, iniziando un Fondo per le nazioni del Sud del mondo per fronteggiare i cambiamenti climatici; riconoscendo il debito ecologico delle nazioni del Nord nei confronti del Sud; estendendo il protocollo di Kyoto; tassando dello 0,05% le transazioni finanziarie; concedendo il diritto d’asilo per i rifugiati climatici; riconoscendo i diritti della Madre Terra.
È su queste basi che noi ci mobilitiamo come Rete in vista di Durban e di Rio+20, la conferenza indetta dall’ONU per il prossimo giugno. È un momento gravissimo questo, sia per il Pianeta sia per Homo sapiens. E la colpa è dell’uomo, soprattutto della nostra generazione! Giustamente il teologo cattolico americano Paul Collins ha scritto: “La generazione che ha vissuto dalla II guerra mondiale ad oggi sarà tra le più maledette della storia umana, perché nessuna altra generazione ha talmente danneggiato e sfruttato la terra come la nostra”.
Oggi lo sappiamo: o si cambia o si muore. A noi tocca lavorare dal basso in Rete per portare il nostro paese e il governo Monti (nel suo discorso al Senato ha menzionato trenta volte la parola crescita!) a mettere al centro dell’impegno politico il salvarci tutti insieme con il Pianeta Terra.
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