In Germania di recente ha destato scalpore la notizia che nel mattatoio della ditta Tönnies, nella città di Rheda-Wiedenbrück, sia stato trovato un focolaio di coronavirus, sembra a causa delle scarse misure protettive fornite ai lavoratori. Questo mattatoio è il più grande impianto di macellazione e trasformazione della carne d’Europa dove ogni giorno vengono uccisi ventimila maiali.
I lavoratori provenienti soprattutto da paesi come Bulgaria e Romania, sottopagati e sfruttati, secondo il sindacato tedesco NGG, lavorano dalle 12 alle 14 ore al giorno macellando mille animali all’ora. Ma oltre alla notizia del coronavirus, lo scandalo è quello che contraddistingue questo e altri lager simili dove migliaia di animali ammassati in condizioni mostruose, vengono macellati da catene di montaggio in funzione ininterrottamente. Posti del genere sono un olocausto animale e delle bombe ecologiche e sanitarie costanti.
Inoltre gli alimenti coltivati e dati agli animali sottraggono a livello mondiale cibo che potrebbe sfamare tranquillamente due pianeti di umani visto che vengono utilizzate terra, acqua e preziose calorie alimentari in una catena energetica che è quanto di più inefficiente e schizofrenico si possa immaginare. In una situazione del genere c’è chi ancora ha il coraggio di sostenere che al mondo siamo troppi e non c’è abbastanza da mangiare per tutti…
Dopo aver utilizzato immense quantità di combustibili fossili e creato inquinamento per produrre il cibo che alimenta gli animali, si va ad inquinare le terre con pesticidi, funghicidi, erbicidi e concimi chimici. Non contenti di queste massicce dosi chimiche, si bombardano ulteriormente gli animali (e non potrebbe essere altrimenti viste le condizioni allucinanti in cui si fanno “vivere”) con medicine e antibiotici che si vanno a sommare agli antibiotici e alle medicine che vengono normalmente date agli umani a piene mani, creando quindi dei soggetti debolissimi e attaccabili da malattie varie sia negli umani che negli animali. Ma non basta, dopo avere inquinato terre e falde acquifere per la produzione del foraggio, si aggiungono le deiezioni animali anche esse inquinatissime che vengono smaltite nell’ambiente. Immaginante cosa può voler dire l’impatto devastante delle deiezioni “chimiche” di migliaia di animali ogni giorno. Una vera e propria emergenza globale ma che a quanto pare non conta come altre emergenze, perché gli interessi in gioco sono troppo grandi, quindi questa è una tipica emergenza di serie zeta, non di serie A, come abbiamo tristemente imparato con la vicenda del coronavirus, subito promossa a emergenza di seria A...
Per non parlare poi degli addetti ai lavori che, fanno un lavoro infame e chissà quali traumi subiranno loro stessi dovendo uccidere e smembrare tutti i giorni per ore e ore producendo carne, il cui consumo eccsssivo, come è ormai assodato, può essere causa di varie malattie cardiocircolatorie e di cancri. Ma anche questa è emergenza di serie zeta, meglio preoccuparsi solo del coronavirus, senza farsi troppe domande sul resto.
Non c’è una sola ragione al mondo da nessun punto di vista, se non quella di chi lucra sulla pelle di umani e animali, per mantenere aperte queste bombe ecologiche e sanitarie dove si svolge una delle più feroci violenze contro altri esseri viventi. Il tutto per del cibo da destinare alle persone quando ne potrebbero tranquillamente essere nutrite di più, in maniera più salutare e risparmiando sofferenze indicibili, costi sanitari, economici e ambientali.
Ma tanto la politica, finché sarà asservita ai poteri che sono dietro a queste mostruosità, con la complicità di sostenitori attivi, non farà nulla. Tra l’altro di posti di lavoro ce ne sarebbero assai di più se ci si orientasse su altri tipi di alimentazione, quindi nemmeno la storiella della difesa dei posti di lavoro regge.
Passerà la nottata alla Tönnies, negli allevamenti intensivi faranno finita di inasprire controlli e simili ma non cambierà sostanzialmente nulla. Tutto rimarrà uguale e questi luoghi continueranno il loro spargimento di morte, sofferenza e inquinamento. Per fermare questa follia bisogna rifiutare qualsiasi alimento proveniente da allevamenti intensivi, in modo da ridurre progressivamente il potere dei proprietari, e indirizzarsi verso una dieta vegetariana e vegana, se non altro per attrezzarsi prima, visto che il pianeta non ha sufficienti risorse e non è in grado di supportare una produzione di carne sempre crescente, quindi volenti o nolenti dovremmo per forza cambiare.
E chi pensa che mangiare carne sia un suo diritto, pensi che un diritto lo è anche quello di milioni di altre persone di non essere affamati e della terra di non essere inquinata. Così come potrebbe essere un diritto anche quello degli animali di non essere ammazzati. Chi non vuole sentire ragioni, forse dovrebbe lavorare anche solo un giorno in questi giorni danteschi dei mattatoi e poi vedere se cambia idea.
Se poi qualche partito politico, bontà sua vorrà mettere come suo programma la chiusura degli allevamenti intensivi, ben venga ma non aspettiamoci troppo da chi oggi dice x e domani per convenienza dirà y, meglio agire direttamente e alla radice del problema, si va sul sicuro.
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