Nel dibattito pubblico sul tema del lavoro c'è chi usa le espressioni "smettere di lavorare" o "vivere senza lavorare" in maniera decisamente impropria e fuorviante. Non si può, di fatto, smettere tout court di lavorare o di autoprodurre o autocostruire qualcosa per sé, a meno che non si sia miliardari o fannulloni totali.
Visto che chi parla di smettere di lavorare contempla anche il fatto di fare soldi attraverso investimenti finanziari o speculazioni varie, anche la sola azione di mettersi al computer e digitare dei tasti è da considerarsi ovviamente un lavoro (qui non tocchiamo l'aspetto di quanto sia etico o meno speculare con la finanza..., che aprirebbe un altro discorso).
Quindi al massimo si può parlare di cambiare il proprio lavoro; comunque sia, se si fa qualsiasi attività per guadagnare dei soldi (pochi o tanti che siano) o autoprodursi/costruirsi qualcosa, è sempre da considerarsi un lavoro. Altrimenti sarebbe come dire che una persona che si autoproduce tutto il necessario e non ha bisogno di alcuna entrata monetaria, non lavorasse, cioè ad esempio tutte le popolazioni indigene che non contemplano l'uso del denaro o tutti coloro che hanno dei gradi di autosufficienza altissimi. Questi soggetti non lavorano nel senso che non percepiscono stipendi ma lavorano eccome.
Si pensi a chi si fa un orto per mangiare i suoi alimenti o chi si costruisce la casa e mentre la realizza gli si dica che non sta lavorando, sarebbe decisamente ridicolo. Capiamo che nel mondo in cui tutto è in vendita, fa molto più marketing proporre alla persone di smettere di lavorare o vivere senza lavorare ma non è un modo corretto di porre la questione. Ecco perchè come Ufficio di Scollocamento parliamo di cambiare vita e lavoro, perchè è realistico e soprattutto veritiero per il 99,9% delle persone, esclusi appunto miliardari che hanno ereditato fortune e che non fanno letteralmente nulla tutto il giorno, allora sì che in quel caso si può parlare di smettere di lavorare o vivere senza lavorare ma non è il caso di praticamente la totalità dei comuni mortali.
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