Negli anni Settanta, quindi stiamo parlando di 50 anni fa, l’americano Michael Reynolds sperimentava nel Nuovo Messico delle abitazioni sperimentali chiamate Earthship, ovvero navi di terra, realizzate utilizzando materiali naturali, terra cruda e paglia e riciclando materiali di
scarto come bottiglie, lattine e copertoni. L’obiettivo era raggiungere la maggiore indipendenza energetica e idrica possibile.
Nella parte a nord, queste case erano praticamente interrate e la parete di contenimento del terreno era costituita da copertoni riempiti di terra, mentre la parte a sud aveva ampie vetrate che quindi sfruttavano al massimo l’apporto solare per il riscaldamento. In estate per evitare il surriscaldamento erano previsti sistemi di ombreggiatura e aperture della serra. Il tutto corredato di energie rinnovabili per l’approvvigionamento energetico. La parte strutturale era normalmente in legno. Due francesi Tatiana Chartrain e Pascal Veronneau hanno realizzato ai giorni nostri una casa simile e ne hanno documentato l’esperienza nell’ottimo libro Per una casa autonoma edito da Terra Nuova.
I vari passaggi costruttivi sono stati illustrati passo dopo passo e tra le tante cose interessanti è notevole notare come la coppia in questione non fosse costituita da professionisti del settore ma da persone “normali” appassionate che volevano costruirsi il più possibile in autonomia la casa. Aiutati quindi da amici, volontari e tecnici, sono riusciti nell’impresa integrando il loro lavoro in una progettazione in permacultura, quindi comprendendo anche un orto, la raccolta delle acque piovane e un bagno a secco o altrimenti detto compost toilet.
Nel libro vengono elencati gli aspetti fondamentali che bisogna tener presente nella costruzione, come l’orientamento della casa, i materiali usati e l’isolamento, tutte priorità dimenticate dall’edilizia moderna che ha fatto grandi danni confidando nelle sovradimensionate protesi energetiche per le quali puoi costruire la casa nel peggiore dei modi, tanto basta poi spendere tanti soldi per manutenerla, riscaldarla, raffrescarla e per l’energia elettrica e il gioco è fatto. E quei soldi ce li metterà chi va a viverci, non chi l’ha costruita senza alcun criterio.
Questo è una dei tanti motivi per i quali è sempre meglio farsi una minima formazione e conoscenza personale per non cadere vittima degli innumerevoli gatti e volpi che popolano il mondo dell’edilizia e dell’energia.
Quindi i francesi, dopo essersi documentati, hanno utilizzato materiali come paglia, terra, legno, calce e materiali isolanti come fibra di legno, sughero e vetro cellulare. Per il fabbisogno energetico termico ed elettrico si approvvigionano con legna, solare termico e fotovoltaico. Hanno optato anche per un sistema di ventilazione naturale per il ricambio dell’aria indoor. Il risultato è stato eccezionale anche dal punto di vista economico, che è poi il parametro che guarda praticamente chiunque, più per critica distruttiva verso soluzioni alternative, che non per reale interesse alla soluzione.
Il costo di costruzione è stato di 900 euro al metro quadro, cifra molto bassa se la si paragona con i prezzi stellari del mercato immobiliare odierno. Però invece di optare per soluzioni come questa, intelligenti e fattibili, si continua a ingrassare il mercato immobiliare comprando case a peso d’oro. Cadendo nei tranelli degli imbonitori in giacca e cravatta si acquistano appartamenti cittadini che costano occhi della testa e che saranno solo e unicamente costi sia per i metodi costruttivi (per modo di dire) usati, sia perché consentono difficilmente una autonomia di qualche tipo.
Però per queste follie edili i soldi da buttare si trovano sempre, si fanno mutui e “sacrifici”, probabilmente per avere la scusa buona per tutte le stagioni e per gran parte della vita, che impedisce ogni cambiamento e che recita come un mantra: ho il mutuo da pagare.
Leggersi il libro Per una casa autonoma potrebbe dare degli spunti per vedere le cose da un altro punto di vista e spendere in proporzione molti meno soldi, fatica e lavoro, ottenendo una qualità dell’abitare decisamente superiore ai bunker di cemento cittadini.
Per finire una bellissima citazione del grande Pierre Rabhi riportata nel libro: «Ormai l’atto supremo, il più bello, che l’umanità dovrà realizzare, sarà quello di soddisfare i propri bisogni vitali con i mezzi più semplici e più sani. Coltivare il proprio giardino o dedicarsi a qualunque attività generatrice di autonomia verrà considerato un atto politico, un atto di legittima resistenza alla dipendenza e all’asservimento dell’essere umano».