di
Laura Pavesi
18-01-2013
È uscito da poche settimane “Eco-famiglie”, libro in cui Elisa Artuso cerca di orientare le scelte delle famiglie italiane verso consumi più consapevoli e più sobri in numerosi ambiti, senza mai rinunciare al benessere e ai piaceri della vita familiare. Per saperne di più abbiamo intervistato l'autrice.
È uscito da poche settimane il libro di Elisa Artuso “Eco-famiglie” che offre una serie di esperienze, testimonianze ed esempi concreti per limitare al massimo il proprio impatto ambientale e consegnare, così, un pianeta più salubre e più pulito alle future generazioni. Ma se pensate che si tratti dell’ennesimo 'manuale di economia domestica', che dispensa consigli e ricette per risparmiare denaro e ridurre i rifiuti domestici, siete fuori strada.
L’autrice del libro, Elisa Artuso (esperta di comunicazione web e blogger, che si occupa di ambiente e di infanzia) oltre a proporre soluzioni di buon senso ed applicabili alla vita di tutti i giorni, offre al lettore una visione più ampia e a lungo termine del tema ecologico-ambientale. Elisa ci dimostra che vivere in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, contrariamente a quanto pensiamo, non è una scelta per pochi benestanti, ma è un modo di consumare meno e senza estremismi che è alla portata di tutti.
L’obiettivo dell’autrice è quello di orientare le scelte delle famiglie italiane verso consumi più consapevoli e più sobri in numerosi ambiti, senza mai rinunciare al benessere e ai piaceri della vita famigliare: alimentazione, cura della persona, mobilità, contenimento dei consumi, pulizia della casa, gestione dei rifiuti, scambio e baratto, tempo libero. Abbiamo rivolto ad Elisa alcune domande.
Come e quando nasce il progetto editoriale "Eco-famiglie?"
“Eco-famiglie” nasce principalmente da un percorso personale, vissuto a fianco di altre famiglie: insieme a mio marito, sono socia fondatrice di un gruppo d'acquisto solidale (GAS), ho imparato a muovermi 'senza motore' abbracciando la mobilità sostenibile, ho cambiato il mio modo di cucinare e di fare la spesa, ho scelto di mettere i miei soldi in una banca trasparente ed etica. Ma non è solo questo il motivo: quando nasce un interesse e si avvia un percorso di riflessione, tutte le proprie abitudini vengono coinvolte, perché si inizia a pensare e ad acquistare con spirito critico.
Tutto ciò ha migliorato il mio benessere e quello della mia famiglia e ci ha permesso di vivere nuove relazioni, gratificanti e positive, con altre famiglie. E tutto questo andava raccontato: ogni cambiamento, tanto più in direzione sostenibile, può avvenire solo grazie ad un coinvolgimento emotivo. In “Eco-famiglie” c'è il mio percorso, insieme a tante riflessioni e idee che ho elaborato lungo la strada.
Termini come 'ecologia', 'sostenibilità', 'biologico', 'green economy', oltre ad essere di 'moda', spesso sembrano essere usati a sproposito. Elisa, lei che ne pensa?
Penso che siano fin troppe le aziende che stanno 'marciando' sull'interesse dei consumatori. Ma noi possiamo essere più bravi di chi scrive sul packaging che un prodotto che è "a basso impatto" o "ad alta biodegradabilità". Noi consumatori possiamo anche scegliere il non-acquisto e, quando possibile, l'autoproduzione. Sul libro ci sono numerosi consigli per scoprire le 'bufale', ad esempio, dei produttori di detersivi e per imparare a leggere le etichette. L'informazione è alla base di ogni scelta consapevole e solo così possiamo cambiare il corso delle cose e smascherare le aziende che fanno 'greenwashing'.
Qual è, invece, secondo lei, il modo più corretto per affrontare la questione ecologica e riuscire davvero a consegnare alle generazioni future un ambiente più sano?
Come dicevo, il modo più corretto è la consapevolezza e uno stile di vita famigliare sobrio. La famiglia è la prima unità educativa, il luogo in cui si costruisce la “memoria” delle generazioni future, è uno spazio di relazione in cui si può cambiare con facilità, perché i bambini si adattano molto più rapidamente degli adulti. Il primo passo da fare è quello di fare una revisione seria dei propri consumi.
A suo avviso, quali sono i maggiori ostacoli per un cambiamento virtuoso nelle abitudini delle famiglie italiane?
A volte sono le famiglie stesse che hanno paura di cambiare. Si chiudono a riccio, perché il tempo della relazione in famiglia è spesso molto limitato. Ci siamo abituati all'usa e getta, al cibo pronto, a usare l'auto per fare poche centinaia di metri e abbiamo reso anonime le nostre città. E poi c'è la lentezza delle istituzioni, la paura che questo tipo di scelta - cioè la sobrietà, l'autoproduzione, il consumo a km0, il biologico, i gruppi d'acquisto - impediscano il rilancio delle attività produttive. Invece nessuno parla di investire su un’alimentazione sana e sostenibile. Per aumentare i prodotti a km 0 nelle mense scolastiche, ad esempio, si devono fare battaglie che durano anni. Per questo, condividere gli obiettivi di cambiamento deve essere il primo passo.
Per concludere la nostra intervista, può farci l'esempio di un comportamento virtuoso che ognuno di noi possa applicare da subito nella propria famiglia?
Credo che le scelte che facciamo sul cibo siano tra le più impattanti sull’ambiente. Un consiglio immediato? Mangiare meno carne e più legumi e cereali integrali. Possiamo insegnare ai nostri bambini a chiudere il rubinetto dell'acqua mentre si lavano i denti o a fare la doccia anziché il bagno per risparmiare l'oro blu, ma se mettiamo nel loro piatto una bistecca 2-3 volte a settimana (più quella che, magari, mangiano a scuola) non abbiamo fatto passi avanti e siamo in profonda contraddizione, dal momento che per produrre carne servono enormi quantità di acqua.
Inoltre, possiamo produrre da soli conserve e marmellate e costruire i giocattoli. Oppure diminuire i rifiuti comprando prodotti sfusi o acquistando direttamente dai produttori, migliorando così anche la qualità del cibo che mangiamo. Il cibo è un segnale culturale forte che possiamo trasmettere ai nostri figli, perché si imprime nella loro memoria. Nel cibo ci sono le nostre radici e il nostro futuro: il cibo che impatta meno sull'ambiente è anche quello più salutare.
Come abbiamo visto, ognuno di noi può limitare il proprio impatto ambientale, in qualsiasi sfera della vita quotidiana, creando reti, scambiando informazioni, imparando a leggere le etichette e a riconoscere le certificazioni, cominciando ad auto-produrre, organizzandosi in gruppi d’acquisto e costruendo relazioni positive. Perché “il vero cambiamento parte dalle piccole cose; se si pensa solo in grande, si rischia di non iniziare mai”.