Ecologia domestica e detersivi: nuove soluzioni per un vecchio problema

Dopo i detersivi biologici, biodegradabili e di facile smaltimento, ora in commercio arriva un prodotto liofilizzato che promette di ridurre drasticamente l’impatto ambientale fin dalle fasi di produzione e trasporto dei materiali. Una diversa strada nella lotta all'inquinamento che dovrebbe però essere complementare e non alternativa alle altre già sperimentate.

Ecologia domestica e detersivi: nuove soluzioni per un vecchio problema
La consapevolezza che si sta diffondendo rispetto al danno che le varie attività umane hanno sull'ambiente e sulle risorse naturali è relativa non solo ai processi industriali, ma anche e soprattutto alle più quotidiane mansioni domestiche. Queste ultime, hanno un risvolto anche prettamente economico, essendo quello dello spreco - soprattutto energetico - un problema che coinvolge da vicino moltissime unità familiari. Un ambito nel quale si sono avuti importanti progressi volti a favorire l’abbassamento sia dei consumi energetici delle famiglie, sia dell’inquinamento derivante dai prodotti utilizzati, è quello dei detersivi, sia per tessuti che per superfici. I detersivi per tessuti più comunemente utilizzati vengono definiti 'tensioattivi', in quanto riducono la tensione superficiale dell'acqua per intaccare il grasso e, dunque, eliminare lo sporco. A tale scopo in essi vengono aggiunte numerose sostanze quali fosfati, sbiancanti ottici e profumi. I problemi relativi a tali prodotti riguardano principalmente sia gli effetti negativi che questi additivi hanno sull'ambiente e sulla salute (come varie forme di allergie), sia il grande dispendio energetico che i detersivi tensioattivi richiedono. Questi, infatti, necessitano di lavaggi ad alte temperature per raggiungere una piena efficacia, con un notevole consumo di energia. Senza contare che i fosfati e gli sbiancanti, quest’ultimi aventi l'effetto di ampliare la rifrazione della luce sui capi dando la sensazione di colori più brillanti, risultano molto inquinanti perché non biodegradabili. Problematiche analoghe si registrano anche relativamente ai detergenti per superfici, essendo simili i componenti chimici che li compongono. Varie sono state le iniziative commerciali volte a trovare prodotti alternativi che non presentassero tali controindicazioni. Una prima soluzione al problema è stata data attraverso l'utilizzo dei detersivi biologici, contenenti degli enzimi, i proteasi, i quali hanno l'effetto di intaccare efficacemente le macchie, composte per la maggior parte di proteine, anche a bassissime temperature, con un importante risparmio energetico. Ma non è tutto. I componenti dei detersivi biologici, infatti, sono delle sostanze per la maggior parte biodegradabili, con una notevole riduzione dell'impatto ambientale in fase di smaltimento degli stessi. Tuttavia anche in questo caso si sono registrate alcune controindicazioni allergiche, cosa che ha indotto ad una loro prudente commercializzazione in ambito internazionale. Recentemente la stessa problematica è stata affrontata anche da un’industria italiana (la Gallo s.r.l.), ma in modo del tutto diverso. Partendo dal presupposto che i detersivi per superfici comunemente diffusi sono composti principalmente di acqua, l’azienda genovese ha realizzato un prodotto liofilizzato (cioè privo d’acqua) contenuto in bustine idrosolubili, con l’intento di ridurre di circa il 90% il volume delle confezioni, con un conseguente risparmio in fase di produzione e trasporto dei materiali. L’acqua necessaria per completare il prodotto verrà, infatti, aggiunta solo successivamente al momento dell'utilizzo da parte del consumatore finale, al quale, come si legge sul sito dell'azienda stessa, verrà fornito un flacone da riutilizzare potenzialmente all'infinito “riducendo gli impatti ambientali correlati al trasporto”. Si registra quindi un diverso modo di procedere per risolvere un tema da tempo sentito come importante: se da un lato si è cercato di creare un prodotto capace di ridurre il consumo energetico quotidiano e l'impatto inquinante dello stesso una volta reimmesso all'interno del circuito delle acque di scarico, dall'altro si è pensato di intervenire sul lato industriale della questione, limitando l'inquinamento derivante dalla produzione di materiali da imballaggio e dal trasporto degli stessi. L’iniziativa è sicuramente lodevole, ma va sottolineato che già da tempo si sono sperimentate delle soluzioni simili volte a ridurre le confezioni, come l’impiego di contenitori riutilizzabili più volte forniti da vari supermercati e ricaricabili in appositi distributori. Inoltre le sostanze che compongono tale prodotto sembrano essere le stesse dei più comuni detersivi, con tutte le conseguenze precedentemente riportate. La strada dei detersivi biologici sembra, per il momento, ancora la più adeguata per affrontare una tematica di tale portata, essendo primaria la necessità di commercializzare su vasta scala articoli in grado di non avere conseguenze negative sull’ambiente né in fase di utilizzo né di smaltimento. In questo momento quello che conta di più dovrebbe essere però l'informazione del cittadino, il quale deve avere tutti i mezzi necessari per capire la scelta che si cela dietro l'acquisto di un determinato prodotto al posto di un altro. Sicuramente la fase industriale è un aspetto fondamentale di ogni produzione, ma se è vero che il mercato nella sua globalità è influenzato in primo luogo dalle scelte dei consumatori, l'inclinazione degli stessi verso l'acquisto di determinati prodotti 'ecologici' potrà avere degli effetti ancor più importanti rispetto a quelli che si potrebbero ottenere attraverso l'autoregolamentazione delle industrie, le quali, per loro natura, perseguono il profitto. La commercializzazione di articoli contenuti in confezioni riutilizzabili è una scelta importante, ma forse secondaria rispetto all'utilizzo di prodotti 'intrinsecamente' biologici. Entrambe le soluzioni, comunque, hanno delle potenzialità che meritano di essere approfondite, sperando che si possa arrivare a conciliare i vantaggi derivanti da entrambe, segnando così un punto importante sia a favore dei consumatori che dell’ambiente.

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