di
Andrea Romeo
08-08-2012
L'ecologia profonda è il tentativo di cambiare radicalmente il pensiero 'occidentale' dominante che pone l'uomo al centro del cosmo, trasformando di conseguenza la natura in oggetto. Il testo di Guido Dalla Casa costituisce un'introduzione ad una visione olistica del mondo, posta in relazione con le culture animiste e con le principali culture 'orientali'.
L'ecologia profonda non riguarda l'uso di detersivi biologici o il riciclaggio, pratiche che rientrano nella 'cultura del rattoppo' oggi dominante, ovvero in una visione basata sul rapporto inscindibile tra produzione, consumo e rifiuti e che viene invece descritta in termini di ecologia di superficie, una forma di pensiero antropocentrica che pone l'ambiente comunque come 'oggetto' a disposizione dell'uomo, un ambiente che va salvaguardato (o mutato) sempre per il vantaggio dell'essere umano.
L'ecologia profonda è molto di più. Essa è il tentativo di cambiare alla radice tutto il pensiero filosofico occidentale dominante, quel pensiero che pone l'uomo al centro del cosmo trasformando la Natura in oggetto, verso invece un'essenziale visione ecocentrica e panteistica che riunisca uomo ed ecosistema in un tutt'uno.
In L'ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (Arianna Ed.), partendo dalla Genesi e passando lungo la storia del pensiero occidentale (dai greci a Descartes, da Platone alla relatività di Einstein, dalla rivoluzione industriale fino ad oggi), Guido Dalla Casa evidenzia come l'Occidente sia soltanto un modello culturale tra i tanti possibili, che si sviluppa attraverso i propri miti biblici i quali, a loro volta, sono stati le basi ideologiche per l'ascesa di questa visione del mondo e della vita estremamente antropocentrica e aggressiva, modello che sempre più si espande a livello globale.
Si tratta di una cultura che basa la propria esistenza sui miti cosmogonici e antropogonici ebraici i quali prevedono un Dio esterno che crea l'universo prima e quindi l'uomo a sua immagine e somiglianza, dando a quest'ultimo il 'dominio' sul Creato. La Natura viene percepita come essere alieno alla sfera umana che risulta invece l'unica possibile, l'unica degna: in questa prospettiva la Natura va combattuta e assoggettata.
L'autore non ci parla solo dell'Occidente. Attraverso un'analisi comparata tra le varie culture e religioni del pianeta, Dalla Casa ci permette di riflettere anche sul rapporto tra uomo e ambiente sia nelle culture orientali, quanto in quelle animiste. Pian piano viene dunque rivelato come il mito delle origini di una data cultura influenzi a livello inconscio (a prescindere se si è credenti o 'atei'), quindi archetipale, tutta la vita dell'uomo che in questa cresce.
Nelle altre culture non abramitiche le divinità sono immanenti, ovvero coincidono con la Natura, e l'uomo ne è assolutamente parte integrante, vivendo in un equilibrio stazionario con la Natura stessa e quindi con Dio, con il Grande Spirito. Ne consegue una visione ancestrale e magica della vita stessa in quanto l'animista si trova a diretto contatto con le Divinità, nonché un rapporto di stima e rispetto per tutto ciò che vive poiché opera di Dio.
L'Occidente, invece, ponendosi al di sopra della Natura e come 'popolo a cui viene rivelata la verità da Dio' o 'popolo eletto', comincia una violenta guerra contro tutto e tutti: stigmatizza come 'primitive' le altre culture, determinando così un processo di colonizzazione del pianeta e il controllo delle risorse, nonché il dominio sugli altri popoli visti come 'selvaggi'.
Questo processo si velocizza ulteriormente con l'avvento della modernità, quindi dell'illuminismo e del materialismo, con la specializzazione e la frammentazione delle (cono)scienze, con lo sviluppo di strumenti sempre più complessi e potenti che dividono la physis in particelle inerti (eccetto pochi pensatori che parlano di 'mente immanente' dell'ecosistema dentro cui avvolgono anche l'uomo), determinando così l'avvento della società in cui viviamo adesso, una società formata da 'uomini divoratori', lontani anni luce dal loro vecchio ruolo nella Natura in quanto parti integranti, esseri (sim)biotici. Inoltre il modello occidentale si espande sempre più, causando lo sfruttamento di aree del globo un tempo incontaminate.
Tutto questo non ha senso, è illogico. Termini oggi così in voga come 'crescita', 'sviluppo sostenibile', 'progresso', 'terzo mondo', etc. si sgretolano dinanzi al lettore scomparendo o trasformandosi in puro non sense. Il pianeta sta morendo ed il collasso sembra vicino. Il modello industriale basato sull'atomizzazione della vita, sulla trasformazione della Natura in merce e sulla crescita infinita (in un mondo finito) non ha più ragion d'essere, anzi sembra quasi un tentativo di suicidio di massa, in quanto gli uomini occidentali (o occidentalizzati) appaiono, agli occhi dell'autore, come esseri voraci, quasi ipnotizzati da un pifferaio magico che li guida alla distruzione del loro stesso ambiente in nome di un benessere in realtà fittizio, fattore che prima o poi porterà a degenerazioni irreversibili se non ci sarà alcun cambiamento di rotta entro tempi ragionevoli.
L'ecologia profonda propone un cambio di prospettiva innanzitutto a livello metafisico. Tracciando un vero e proprio manifesto, il testo propone un ritorno all'ecosistema di cui facciamo parte senza metterci su un piedistallo o darci alcun ruolo particolare, se non quello di esseri che sono parte integrante di questo mondo in equilibrio. Una visione olistica e, se vogliamo, anche ilozoista, che ci permette dunque di rivedere e riscoprire la Natura sotto una nuova (o antica) luce, ricercando quanto di magico e mistico vi è in questa, magia distrutta dalla nostra avitica brama di conquista e di potere.
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