di
Virginia Greco
21-02-2013
Saranno presto realizzati i primi prototipi di vasi ecocompatibili, progettati per degradarsi completamente una volta interrati e fornire sostanze nutritive alla pianta. Il tutto mantenendo le proprietà meccaniche necessarie e costi competitivi.
Compri una piantina al vivaio, la interri con il vaso, la innaffi regolarmente e la vedi crescere rigogliosa. Niente di più semplice. Potrebbe essere presto pratica comune grazie all’impiego di contenitori biodegradabili, in grado cioè di decomporsi nel terreno e persino nutrire la pianta.
La realizzazione di un innovativo vaso eco-compatibile è l’obiettivo primario del progetto Igan (Italian Green Agri-Net), che coinvolge 64 attori tra istituti di ricerca italiani (Dipartimento di ingegneria civile e industriale di Pisa, Dipartimento di biologia cellulare di Perugia, Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del CNR) e 58 aziende vivaistiche.
L’investimento è di 3,5 milioni di euro messi a disposizione da 20 cofinanziatori, a cui si affiancano 450mila euro dati dalla Regione Toscana (il progetto è uno dei vincitori del ‘Bando multimisura per progetti integrati di filiera 2012’).
Il vaso si chiamerà EcoPot e, come spiega Maurizia Seggiani, ricercatrice dell’ateneo pisano coinvolta nel progetto, sarà realizzato “utilizzando materiali compositi, costituiti da una matrice sintetica biodegradabile e materiale organico di scarto capace, una volta interrato il vaso, di nutrire la pianta durante il processo di degradazione nel terreno”.
Le ricadute positive in campo ambientale sono significative. Si pensi a tal proposito che, secondo stime non ufficiali, sono circa 440 milioni i vasi in polipropilene consumati annualmente dal settore vivaistico: le piantine vengono vendute ciascuna nel proprio contenitore plastico che verrà gettato una volta effettuato il trapianto. Questa operazione si traduce nella produzione di una grande quantità di rifiuti plastici da smaltire, con evidenti conseguenze sul piano ecologico, come anche su quello economico.
Vasi biodegradabili in realtà sono già reperibili, realizzati in lolla di riso, fibra di cocco, trucioli di legno. I punti deboli di tali soluzioni sono però il costo elevato e le non ottimali proprietà meccaniche. I ricercatori del progetto EcoPot si sono proposti di produrre un materiale più resistente, economico, e che si degradi completamente nel terreno, rendendo quest’ultimo anche più fertile per la pianta.
I risultati della ricerca non sono ancora pubblici, in quanto il composto e il manufatto sono oggetto di brevetto. “Il progetto riguarda la messa a punto del processo di produzione, collaudo e validazione in campo di un vaso biodegradabile” – chiarisce Seggiani – “il quale dovrà soddisfare le specifiche prestazionali richieste dai vivaisti, in termini di proprietà meccaniche e biodegradabilità (una volta interrato), ed avere un costo competitivo con quello dei vasi in plastica”.
I primi prototipi di EcoPot saranno pronti a breve e, una volta messo a punto il processo industriale di stampaggio, circa 10mila vasi di varie dimensioni saranno prodotti. La validazione avverrà in vivaio, utilizzando i nuovi contenitori per piante di differenti varietà ed età.
Il nuovo vaso che si decompone nel terreno porterà benefici anche alla stessa pianta, per la quale la fase di espianto e reimpianto risulta traumatica. Ad affermarlo è Renzo Spagnesi, direttore del vivaio Sandro Bruschi, una delle aziende coinvolte nel progetto. “Due anni fa ho pensato alla creazione di un vaso che una volta inserito nel terreno potesse scomporsi in maniera del tutto autonoma” - racconta Spagnesi - “e nel contempo rilasciare alla pianta sostanze terapeutiche, per mantenerla organicamente perfetta ed evitarle lo stress da reimpianto.”
Sembra dunque che questa volta a trarne vantaggio saranno in molti: i vivaisti, gli acquirenti, l’ambiente e persino le singole piante.
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