Il Ruanda finanzia l'educazione primaria tagliando quella superiore

Per raggiungere l’obiettivo del millennio di assicurare l’educazione primaria a tutti, il governo del Ruanda ha deciso di tagliare i fondi alle borse di studio destinate agli studenti universitari. Una corsa contro il tempo per garantire il 98% degli immatricolati alle scuole primarie entro il 2015, mentre si indebolisce l'istruzione superiore.

Il Ruanda finanzia l'educazione primaria tagliando quella superiore
Negli appassionati e appassionanti dibattiti sulle teorie dello sviluppo, la famosa quota dello 0,7% del PIL dei Paesi industrializzati da destinare ai Paesi 'in via di sviluppo' ha sempre trovato un posto prioritario. Se per certi versi negli anni, praticamente da quando il concetto di sviluppo è nato e si è affermato, lo 0,7% è stato fonte di innumerevoli dichiarazioni, oggi il suo primato è scalzato dalle famose mete del millennio (non fosse altro perché vi è stato inglobato). A scavare un po’, neanche tanto, in questa sorta di ‘bibbia dello sviluppo sostenibile’ quali sono diventate le mete del millennio si scopre però qualcosa che mina profondamente la granitica monoliticità di questa tavola post-contemporanea dei comandamenti. Per raggiungere quegli obiettivi a qualcosa si deve necessariamente rinunciare. In Ruanda lo sforzo di raggiungere l’accesso universale all’educazione primaria ha indotto il governo di Kigali a destinare a questo settore gran parte dei finanziamenti che antecedentemente erano destinati agli studi superiori. Se da un lato è vero che senza l’educazione primaria non sono pensabili i livelli di istruzione successivi, è altrettanto vero che il denaro ridirezionato sarà sottratto dalle borse di studio di numerosi universitari, molti dei quali provengono da famiglie povere che non possono mantenerne altrimenti gli studi e che presumibilmente dovrebbero costituire la futura classe dirigente del paese. Una serie di allarmi che tuttavia il governo ruandese non sembra prendere in considerazione perché ritiene che per la qualità dell’istruzione primaria valga la pena qualche sacrificio. Secondo il Ministro dell’educazione, Charles Murigande, la decisione di ridestinare parte dei finanziamenti è scaturita dalla consapevolezza che nel sistema educativo nazionale ci sono livelli di istruzione, nello specifico quelli più bassi, ancora gravemente arretrati e che per riequilibrare i vari livelli educativi le borse di studio saranno abolite gradualmente. Gli studenti continueranno ad essere sostenuti economicamente, ma per una durata temporale inferiore, fino ad indurli a mantenersi da soli. Nel 2009 il governo stanziava circa 11,4 milioni di dollari destinati a 27.000 tra studenti di università pubbliche e alunni di scuole superiori. Adesso, a fronte del raggiungimento dell’obiettivo del millennio dedicato all’educazione, quel tetto è considerato eccessivo. Piuttosto, si preferisce garantire a ciascun cittadino ruandese nove anni di istruzione di base e gratuita. Per quanto il Ministro abbia dichiarato che, nonostante tutto, gli studenti universitari che rimarranno senza borsa di studio non saranno abbandonati al loro destino, ancora non è stato messo nessun progetto sull’altro piatto della bilancia. Ci si augura invece che siano le Università stesse a farsi carico delle borse di studio dei propri studenti attingendo ai fondi generati dai propri centri di ricerca. La gestione acuta della questione ha anche spinto il governo all’infelice affermazione che, volendo, le borse erogate dai centri di studio potrebbero essere versate allo studente a titolo di prestito, cosa che implicherebbe un riaccredito della somma da parte dello studente stesso. Il concetto di borsa di studio sarebbe in tal modo totalmente deviato. Quello che sembra un tentativo di levarsi di dosso il peso economico degli studi superiori poggia sulla convinzione che "il primo obbligo del governo è garantire che tutti abbiano accesso all’educazione di base" e che "l’educazione terziaria, sebbene importante, non è imprescindibile". Una posizione del genere cozza però palesemente con la Convenzione internazionale per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che, al suo articolo 2, recita: "il diritto all’istruzione non può essere rifiutato a nessuno. Lo Stato, nell’esercizio delle funzioni che assume nel campo dell’educazione e dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere a tale educazione e a tale insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche". Peccato che il Ruanda non abbia mai sottoscritto la Convenzione. Secondo quanto afferma il Primo Ministro Bernard Makuza, circa 92.1 milioni di dollari, pari al 25% del budget stanziato per le borse di studio agli universitari, sarà da subito convertito in finanziamenti per la scuola primaria di base, stimando che entro il 2012 il 40% dei bambini ruandesi in età scolare potrà godere dell’accesso gratuito all’educazione di base fino ad arrivare alla data magica del 2015, anno in cui l’obiettivo del millennio, sempre secondo le ottimistiche stime governative, sarà raggiunto. Nel suo discorso durante il vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi del millennio, il presidente della Repubblica Paul Kagame, forse preso da un intemperante entusiasmo, ha addirittura affermato che il Ruanda ha deciso di destinare subito più del 25% dei finanziamenti all’educazione per arrivare alla meta del 98% di immatricolazioni prima del 2015. Che cosa si può dedurre da questa storia? Una morale, sicuramente, ed un dubbio, probabilmente. La prima è che bisogna smetterla col credere che gli obiettivi del Millennio saranno raggiunti, oppure smettere di credere che, qualora venissero raggiunti, essi risolveranno davvero i problemi del terzo e quarto mondo che esistono a prescindere da qualsiasi decalogo biblico che punta ad un obiettivo senza mostrare la strada per raggiungerlo. Il dubbio, più spinoso, perché meschino, è questo: e se il Ruanda fosse un pretesto, una sorta di spot pubblicitario per il programma 'Educazione per tutti' dell’Unesco?

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