Daniela Mazzoli, nostra amica e collaboratrice ritrovata, inaugura oggi una nuova rubrica intitolata 'Effetto farfalla', dedicata ai "cambiamenti che si producono così, in modo spesso silenzioso, a margine della Storia".
Torno con gioia, dopo qualche anno, a lavorare con Daniel Tarozzi e altri colleghi che ho avuto la fortuna di incontrare durante l’attività di pubblicista, e con i quali ho cercato di ipotizzare, attraverso parole che fossero anche cose e che potessero diventare azioni, una forma di coesistenza diversa, possibilmente migliore, sapendo come fosse allora – e continua ad essere, questa - la più antica e diffusa delle ambizioni. Torno perché mi mancavano questi amici e mi mancavano le parole, trovate per loro e per i lettori, che non sarebbero venute alla luce per nessun altro motivo, in nessun altro contesto.
Ho scelto di chiamare questa rubrica Effetto farfalla perché immagino che i cambiamenti si producano così, in modo spesso silenzioso, a margine della Storia.
Il battito d'ali di farfalla che provoca uragani all’altro capo del mondo mi sembra rappresentare bene lo stato d’animo in cui ci si dovrebbe trovare quando comincia ogni esperienza. Non è soltanto una metafora che illustra la realtà caotica in cui siamo immersi, di cui facciamo parte. È anche un modo per ricordarsi che ogni dettaglio ha la stessa dignità di un evento, e che spesso lo diventa. Che basta aspettare e restare in ascolto, per vederlo trasformare il cielo più immobile e la più consolidata abitudine. Che possiamo temerlo, questo cambiamento, come si teme l’ignoto e la profezia, oppure provocarlo con un gesto minimo, un’osservazione.
È un modo per ricordarci che possiamo subire il ricatto del caso, e provare a indovinare da che parte arriverà la tempesta, oppure scegliere di muoverci, di metterci in viaggio, di chiudere e riaprire le ali migliaia di volte. Non durerà per sempre. Dicono che le farfalle vivano un giorno soltanto. Partecipando al caos.
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