di
Andrea Romeo
21-05-2013
Salvare gli altri animali, accoglierli e curarli in modo degno, dar loro ospitalità come se facessero parte di un nucleo familiare. Con queste finalità è nato circa sette anni fa in Spagna El Hogar de Luci. Per saperne di più abbiamo intervistato Elena Tova, attivista che insieme ad altri ha dato vita a questo santuario per animali.
Ricordate quella famosa storiella di tale Sir George Orwell, La fattoria degli animali, dove gli animali della fattoria facevano la rivoluzione per liberarsi dal dominio dell'uomo in nome della liberazione di tutti gli animali e quindi dell'uguaglianza, ma dove poi, raggiunto l'obiettivo, qualcuno diventava “più uguale” degli altri? Ebbene, nel posto di cui vi parlerò in questo articolo, gli abitanti sono veramente “tutti uguali”, a prescindere dalla specie di appartenenza, e nessuno è “più uguale” degli altri. Il nome di questo luogo è El Hogar de Luci, ed è un santuario per animali che si trova in Spagna.
A fare la guardia all'ingresso del posto vi stanno ben 6 cani: Julietta, Ringo, Numa, Greta, Comino, Chero e Luna i quali, come da copione, ti danno il benvenuto abbaiando. Insieme a loro Elena Tova, la ragazza che insieme ad altri attivisti per i diritti animali ha creato circa 7 anni fa questo posto destinato agli altri animali. Elena Tova mi fa fare un giro per mostrarmi il tutto, e così spicca subito Clara, una vacca che vive nel Santuario, maestosa e docile nel contempo, che adora le carezze sulla nuca. Vicino a Clara 7 maiali: Amadeo, Zaida, Potter, Freedom, Guendolin, Campanilia e Rapunsel. Ciascun animale, scoprirò, ha un nome, una sua storia, un proprio vissuto, il proprio carattere quindi e perfino fobie e fisime.
Elena mi porta così a visitare l'edificio principale dove vive e già lungo il percorso dall'ingresso fino al casolare faccio diversi incontri inconsueti per un individuo che, come me, è abituato a vivere nelle città umane, dove gli animali non-umani si trovano o rappresentati negli schermi mediatici in forma di cartoni animati dove simpatici gatti (o coyote) cercano di acchiappare altrettanti simpatici topi (o struzzi), o dentro delle gabbie, o ben legati al guinzaglio.
Incontro lungo il cammino circa 15 pecore le quali, curiose e con fare dolce, mi si avvicinano come per darmi il benvenuto: se un alieno scendesse sulla Terra, credo che direbbe che la pecora sia la migliore amica dell'uomo, per via della sua infinita dolcezza. Quindi mi imbatto in un gruppo di oche che gli attivisti del luogo hanno soprannominato scherzosamente “la mafia” perché costoro si muovono sempre in gruppo e attaccano chiunque incontrino lungo il loro cammino: in questa piccola oasi gli animali sono liberi di camminare ed interagire, ovviamente ciascuno con le sue caratteristiche di specie ed individuali.
Entriamo nell'edificio principale e, dopo avermi presentato i gatti che vivono dentro la casa, Elena mi porta da Felix, un ariete che era destinato al macello, ma fu attaccato da dei cani che lo avevano reso (all'apparenza) paralitico, cosicché la sua carne non era più commerciabile, e in qualche modo è finito qui, al El Hogar. Tutte le mattine i volontari portano Felix fuori per fargli godere il sole e fare della fisioterapia (il veterinario dice che un giorno tornerà a correre!), per poi riportarlo nel casolare la sera, prima che il sole si spenga all'orizzonte, per farlo riposare dentro la stanza adibita ad ambulatorio veterinario.
Il viso di Felix è sempre sereno, felice, nonostante quello che ha subito, e nonostante le fatiche che affronta ogni giorno tra esercizi di riabilitazione, cure varie, etc. Il 13 di aprile 2013, a Madrid, i volontari del santuario hanno organizzato una festa in onore di Felix, per raccogliere dei fondi destinati all'acquisto di medicinali per il povero ariete, diventato nel frattempo uno dei simboli del posto.
Nella stanza principale, tra i computer e i vari attrezzi usati dagli attivisti di El Hogar, vi sono alcuni gatti, e un gallo, Libre, che veniva usato dall'università di veterinaria di Madrid per la sperimentazione animale, disabile anche lui. Ogni giorno anche Libre ha bisogno di molte cure e attenzioni. I volontari hanno costruito un aggeggio che permette a Libre di passare le sue giornate comodamente seduto senza che la zampa ferita sfiori il pavimento della stanza.
Usciamo fuori dal casolare e in una zona a parte convivono alcune papere con delle galline, piccioni e alcuni ratti, e vi è un gallo zoppo. Anzi, ve ne sono due di galli al santuario, e come nelle migliori delle barzellette sono uno zoppo e l'altro cieco. Sono in ordine di disabilità Giorgio e Alfonsito, due galli usati per i combattimenti e riscattati dal santuario. Alfonsito (quello cieco), ha perduto la vista a causa delle iniezioni di zucchero che subiva per renderlo più aggressivo durante gli scontri con gli altri galli, nei ring umani.
Scopro così che il povero Alfonsito ha bisogno ogni giorno di una persona che lo aiuti a mettere il becco nel posto giusto onde nutrirsi, e che ogni notte lo rimetta nel suo alloggio perché, essendo cieco, raramente (e soltanto per caso) è in grado di ritrovare la via per la sua casetta poiché, nonostante la piccola abitazione (a misura di gallo) sia posta in uno spazio di pochi metri quadri, il mondo appare molto più grande visto con gli occhi di un gallo, specialmente se questo è cieco!
Pongo così la prima domanda ad Elena Tova, mentre un po' come Alice nel paese delle meraviglie, cerco con la vista di trovare il “bianconiglio” che mi inviti a seguirlo…
Come e quando è nata l'idea di creare un posto come questo, un Santuario per animali? In effetti non è una cosa comune in Europa.
L'idea è la conseguenza di molti anni passati a salvare animali, dato che fin da bambina mi dedicavo a questo, e quindi dalla necessità di un posto dove gli animali potevano essere riabilitati e curati fino alla loro adozione. Ma l'idea era di aiutarli in modo degno, non come accade in molti posti dove gli altri animali vengono tenuti (si pensi ai canili) in minuscole gabbie, quei luoghi freddi e formali. L'idea era di dar loro ospitalità come se fossero in una famiglia, un luogo dove vengano trattati come membri di un nucleo familiare.
Accadde che un giorno il nostro cammino si incrociò con quello di un maiale, e gli demmo un nome: Benito. Volevano ucciderlo, ma noi invece decidemmo di salvarlo. Ci rendemmo conto del fatto che in tutta la Spagna non c'era un posto dove qualcuno potesse ospitare e prendersi cura di Benito in maniera dignitosa. Secondo noi questo era sbagliato, perché dal nostro punto di vista, in quanto attivisti per i diritti dei più deboli, bisogna sempre prendersi cura degli altri, e ciò a prescindere dalla specie di appartenenza. Decidemmo così di creare una struttura che desse accoglienza a tutti quegli animali che non avevano un posto dove andare. Così abbiamo raccolto quegli animali che per gli altri umani non sono visti come individui degni di affetto e del diritto di vivere.
Col tempo ci siamo resi conto che gli animali più bisognosi sono proprio quelli che vengono identificati dalle persone come 'cibo' o come 'oggetto di consumo', nelle più svariate forme. Qualcuno ci disse che negli USA c'erano dei luoghi dove sono curati e vivono animali considerati socialmente come cibo o comunque come oggetti, e che questi luoghi sono chiamati 'santuari' proprio per indicare che dentro le mura di questi luoghi gli animali che ci vivono sono protetti e nessuno può far loro del male. Mi piacque subito l'idea, e decisi che quello era ciò che volevo: un piccolo paradiso terrestre dove la pace regnava, un luogo giusto e sicuro per tutti. Fu così che creammo il primo santuario multi-specie in Spagna: .
Come funziona l'organizzazione del santuario?
Il santuario è portato avanti da un gruppo di persone provenienti da diverse città e nazioni e che ritengono sia necessario modificare le abitudini della società in termini di consumi, divertimenti, vestiario, etc. Crediamo che il veganismo sia l'unico mezzo affinché questo cambiamento possa diventare realtà, nonché per essere coerenti con le nostre ideologie di liberazione animale. Pensiamo che questo cambiamento di prospettiva - il vedere gli altri animali come soggetti e non come oggetti da sfruttare - sia possibile, ma che bisogna lavorare sodo per far sì che la gente sappia che ci sono altri modi di vivere alternativi a quello che viene imposto dalla cultura dominante. Pertanto, insieme al santuario che è un simbolo di questo cambiamento, stiamo creando in parallelo altri progetti orientati a mostrare alle persone quelle realtà che il capitalismo e le multinazionali cercano con cura di nascondere ogni giorno penetrando e organizzando tutti gli aspetti della nostra vita.
Per quanto concerne l'organizzazione di El Hogar (il nome del Santuario adesso non è più El Hogar de Luci ma è, dopo 6 anni di conoscenze e di sviluppo in tutti i suoi aspetti, El Hogar), esso viene gestito da persone tutte accomunate da questa necessità di cambiamento, impegnate dunque nell'organizzazione di progetti per creare un mondo migliore anche per gli altri animali.
Sia i volontari che soggiornano nel Santuario, quanto quelli che aiutano indirettamente dall'esterno, ci appoggiano attraverso campagne di informazione mirate a sensibilizzare la gente su temi come “adozione” degli animali e non “acquisto di esseri viventi”, “cure fisiche e psicologiche”, “azioni responsabili”, “alimentazione”, etc. Tutti i volontari aiutano come possono lavorando in sincronia per la diffusione delle nostre idee, per la progettazione, la comunicazione e l'organizzazione di eventi, banchetti di informazione, etc. Allo stato attuale ci sono circa 10 dipartimenti che permettono di lavorare ad un ritmo elevato per la progettazione e creazione di eventi, il negozio, il web, etc.
Cos'è l'antispecismo secondo voi, e che mi dici dei diritti degli animali in Spagna?
Lo specismo è la discriminazione attuata arbitrariamente da parte di alcuni individui nei confronti di altri individui di altre specie, e di solito è espresso dall'uomo che si pone in una posizione di supremazia nei confronti degli altri animali. Gli interessi di questi non sono presi in considerazione, ma bensì rivendichiamo la proprietà dei loro corpi come se fossero oggetti nonché il diritto di disporre della loro vita e di utilizzarla soltanto a nostro vantaggio.
Lo specismo ha evidenti analogie con altre forme di segregazione come il razzismo o il sessismo, tutto allo scopo di screditare alcuni individui sulla base di alcune caratteristiche irrilevanti dal punto di vista della considerazione morale. Oltre le nostre differenze, siano queste il sesso, la razza o la specie, tutti gli animali condividono la capacità di sentire piacere o dolore, nonché la volontà di vivere e meritano pertanto uguale rispetto e il riconoscimento del sacrosanto diritto di vivere.
Il movimento per i diritti animali è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi dieci anni e sono sempre più le persone che sono attive e lottano per un cambiamento di coscienza, per il progresso etico, per un mondo migliore e più giusto per tutti senza distinzione di specie. Queste persone sono testimoni e portavoce della evoluzione inarrestabile di una scuola di pensiero che sostiene pari diritti e il rispetto per tutti gli esseri senzienti, e quindi l'abolizione di tutte le forme di sfruttamento esercitate su di loro.
Lo stato spagnolo non è estraneo a questa tendenza e il movimento per i diritti degli animali si fa strada costantemente nella nostra società. L'attivismo è articolato da diverse organizzazioni, e l'impatto sulla popolazione è in aumento. Le azioni di diffusione e sensibilizzazione cominciano a fare eco nei mezzi di comunicazione e la diffusione attraverso le reti sociali aumenta la loro efficacia. Tutto ciò è significativo e ci dà molta speranza. Si potrebbe anche menzionare la recente proliferazione di santuari per animali in tutto lo Stato.
Come vi finanziate in un mondo dove gli animali sono concepiti solo come 'prodotti'?
Con duro lavoro. Ogni mese dobbiamo organizzare nuovi eventi di raccolta fondi come cene, concerti, rappresentazioni teatrali, corsi ecc. Cerchiamo di innovare tanto in modo da non annoiare le persone e di lavorare con amore e fantasia per rendere ogni evento memorabile. Vendiamo anche oggetti e gadget del santuario agli eventi o tramite il sito web.
Quindi, oltre ai messaggi che diffondiamo sull'antispecismo usiamo la nostra identità, quella di El Hogar, come strumento per raccogliere i fondi necessari per mantenere il santuario degli animali e per l'acquisto di farmaci, cibo e altri beni di prima necessità per gli animali che vi abitano.
In Spagna non c'è molta empatia per gli altri animali, quindi in genere le persone comuni non considerano la possibilità di donare soldi per salvare la vita di un pollo o di un maiale. Non è facile ricevere donazioni, per cui senza queste attività parallele e soltanto con l'aiuto dei partner e degli sponsor non potevamo costruire quello che esiste oggi. Non riceviamo nemmeno contributi o sussidi dal governo, quindi il nostro lavoro è l'unica fonte di finanziamento. Abbiamo qualche donazione fissa, ma di solito ci permette appena di coprire i debiti o le operazioni di emergenza veterinaria.
Dicevi che c'erano altri santuari in Spagna?
Attualmente penso che ci siano circa 7 santuari, ma non tutti sono antispecisti o vegani.
Quali sono i vostri obiettivi, dove volete arrivare?
Veganizzare il mondo! Fino ad allora non avremo riposo, dato che gli altri animali saranno sempre sfruttati, cosa che non ci permette di dormire sonni tranquilli, né a me né tantomeno ai miei colleghi che insieme a me sono impegnati per porre fine a questa barbarie. Viviamo in un luogo giusto e sicuro per tutti, lo abbiamo fatto per gli animali che vivono all'interno del santuario, ma non smetteremo di lottare in modo pacifico finché nessun animale sia mai più sfruttato.
Faremo tutto il possibile per creare un mondo dove gli esseri umani e gli altri animali possano vivere insieme nel rispetto reciproco, e crediamo che creare i santuari per animali sia un modo molto efficace per mostrare agli esseri umani che convivere con altre specie sia possibile e avvicinarli dunque alla diversità. È possibile che si creeranno più santuari scelti altrove strategicamente. Ma oltre a fare altri progetti di questo tipo, creiamo sempre nuovi materiali antispecisti, documentari, mostre, insomma tutto quello che possiamo fare per accelerare questo processo di cambiamento della società.
Foto tratte dal sito di El Hogar
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