“Fare l’ingegnere non mi dispiaceva ma sentivo di stare male... mi sentivo ingabbiato. Gli orari, la routine, l’arrivismo, la carriera… non mi interessava niente. Andare al lavoro per me era una tortura”. Elvio Rocchi oggi ha trentasei anni, una laurea in ingegneria nel cassetto, una passione per la musica, un lavoro da insegnante di violoncello, una valigia sempre pronta e una vita da raccontare. All’epoca invece aveva solo un sogno: vivere della propria musica. “Ormai da tanti anni suonavo in un gruppo tributo a De Andrè che si chiamava Mille papaveri rossi. Quando lavoravo come ingegnere capitava spesso di non riuscire a conciliare le serate con il lavoro - racconta Elvio - Una volta ci chiamarono a suonare in Puglia, era tutto pagato. Una bellissima occasione. Però lavorando era un casino. E’ stato lì che mi sono chiesto: perché dovrei rinunciare a quello che voglio? Perché dovrei perdere queste opportunità per fare un lavoro che per me è un limite al mio sviluppo? Così, quando mi è capitato di dover rifiutare dei concerti, ho detto basta”. Una decisione non facile... “Quando mi sono licenziato è stato tremendo. Un salto nel vuoto. Mi sentivo addosso il peso delle mie azioni, l’insicurezza del futuro - spiega Elvio - Anche per la mia famiglia è stata una tragedia. Non capivano il perché volessi lasciare il lavoro da ingegnere, un buon lavoro. Continuavano a ripetermi che non sarei riuscito a vivere altrimenti”.
Ma proprio quelle critiche hanno spronato Elvio a proseguire: “L’insicurezza per il futuro la sentivo parecchio ma allo stesso tempo ero convinto di quello che stavo facendo. A chi mi diceva di pensare alla sicurezza, al futuro, rispondevo che la sicurezza è un’illusione che non possiamo perderci il presente per costruirci un ipotetico futuro che non è detto che arriverà”. Dalla sua Elvio aveva, oltre che una grande passione per la musica, anche una ritrovata spiritualità tramite la meditazione: “Lo yoga insegna che la resistenza che trovi negli altri è quella che in realtà sta dentro di te. Sono le tue insicurezza quelle che si manifestano in chi hai di fronte. Se sei deciso in quello che fai troverai l’appoggio degli altri”. E così è stato.
Una volta lasciata la carriera da ingegnere Elvio si è buttato a capofitto nella musica. A Bologna ho iniziato a fare il musicista professionista, a dare lezioni e a suonare con il gruppo. “Con la musica ero riuscito ad ottenere un grande successo professionale - afferma Elvio - ma non ero ancora sereno. Avevo la sensazione che mi mancasse qualcosa”. Questo qualcosa lo trova durante un viaggio a Bogotà: “A giugno del 2013 mi sono trasferito per un mese in Colombia. Avevo prenotato il biglietto di ritorno per i primi di agosto… poi tutto è cambiato. A Bogotà ho conosciuto il proprietario di un ristorante italiano che mi ha proposto di fare dei concerti nel suo locale. Ovviamente anche se l’idea mi allettava non potevo permettermi di vivere con un concerto a settimana”. La vita però a volte ti da proprio quello che stai cercando... “Lo stesso giorno la proprietaria dell’ostello in cui soggiornavo mi offre un posto da barista perché il ragazzo inglese che lavorava lì stava per partire. E io non mi sono fatto scappare l’occasione!”. Da una cosa arriva un’altra e quel biglietto di ritorno alla fine è stato posticipato prima per due mesi, poi tre, poi un anno... “Ho tenuto corsi di yoga, ho fatto la comparsa in una telenovelas, ho fatto kung-fu all’università pubblica di Bogotà e ho continuato a cambiare il biglietto. Alla fine sono stato un anno. Un anno in cui la mia vita è stata stravolta e in cui ho iniziato a pensare che tutto è possibile”.
Tutto è possibile quando si ha il coraggio di mollare tutto e cambiare un biglietto. E del cambio di biglietto Elvio ne ha fatto una filosofia di vita. “Il Sud America del resto ti insegna questo: a fidarti e a vivere il presente. Durante un’escursione nella foresta Amazzonica ho vissuto una delle esperienze più forti della mia vita: dormire su un’amaca immerso nella foresta vergine, nella selva, con nei pressi un giaguaro e tantissimi altri animali per lo più sconosciuti. Lì per forza impari a fidarti! La lezione sudamericana per eccellenza”.
Una lezione che Elvio ormai ha nel sangue: “Secondo la mia compagna Laura (colombiana, conosciuta a Bogotà, ndr) la caratteristica che più contraddistingue noi italiani è la meticolosità. A differenza del Sud America, dove la gente è molto istintiva e proiettata sul qui e ora, noi siamo sempre portati a calcolare, prevedere, ipotizzare… spendiamo così tanto tempo a pensare a possibili problemi che ci dimentichiamo del presente! Per esempio lei, ingegnere delle comunicazioni a capo di un team di ingegneri, ha deciso su due piedi di licenziarsi e prendere una fattoria nella campagna adiacente Bogotà, per avviare un progetto di teledidattica per i ragazzi del luogo che non hanno la possibilità di andare a studiare in città. Per lei è stato normale…”
Anche per questo Elvio ha continuato a rimandare il ritorno in Italia: “Sentivo la possibilità di fare, inventare, vivere senza la pesantezza del rimuginare sul cosa può succedere. E’ stato uno dei periodi più felici della mia vita. E pensare che non avevo niente! Niente computer, moto, macchina, casa... Avevo una stanza, punto”.
E adesso, vorresti tornare in Colombia? “In realtà non ho il desiderio di abbandonare l’Italia. Nell’Italia di ora e, soprattutto, in questa crisi ci vedo molte opportunità. Opportunità di riscoprire la felicità… Durante i miei soggiorni in Sud America ho capito che la felicità non c’entra niente con il livello di sviluppo economico di un paese. Qui abbiamo il benessere ma abbiamo anche molta paura di perderlo e questa paura ci fa vivere male. Ho conosciuto molta più gente stressata qui che in Colombia. Molta più gente depressa qui che là”.
Come può questa crisi tornarci utile? “Si sta già rivelando utile… Molte persone si stanno accorgendo che siamo cresciuti nella bambagia, che siamo stati abituati ad avere tutto. Questa crisi non è che una diminuzione del nostra ultra livello di benessere e un’ottima occasione per guardare oltre. Oltre alle cose matoriali, oltre alla ricchezza economica. È anche un'opportunità per decrescere, ridurre il livello di spreco e farsi venire nuove idee. Con la mia famiglia abbiamo creato un Eco B&B in cui, oltre all'ospitalità "classica" abbiamo creato un orto, un frutteto e cerchiamo di rendere più sostenibile il soggiorno dei nostri ospiti. La felicità, in conclusione, non ha nulla a che vedere con il possedere”..
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