«Tutti accettiamo una dose di rischio, guidando in strade dissestate o accanto a torrenti impazziti o vivendo alle pendici del Vesuvio. Ma quando ci sono le emergenze è come se un velo venisse sollevato. E scopriamo come per incanto di vivere in un mondo di proclami e virtualità perché nell’era delle smartcities, dei big data e degli open data, fare un piano d’emergenza comunale cartaceo o dis-aggregato è il miglior modo per amplificare i rischi. Fare un piano cartaceo e disaggregato (quindi non aggiornabile e non condivisibile e suddiviso in più componenti) è inutile. Inutile come una ruota quadrata. Il fatto che non ci siano sanzioni per tanta arretratezza o, peggio, per non avere il piano o non aggiornarlo, non può essere una scusa: la tecnologia costa poco, pochissimo, un investimento (minimale) riduce il rischio di danni a persone o cose. La tecnologia potrebbe essere un farmaco salvavita che costa come un farmaco generico. Fare prevenzione come nel paleolitico determina sviste, mancati controlli, malintesi e ci si può ritrovare con piani che prevedono aree di attesa ed accoglienza in posti sbagliati, o scenari completamente fuori luogo, senza che nessuno se ne accorga o lo segnali».
Come agire, dunque, in un'Italia assuefatta alla mala-amministrazione?
«E’ ora di cambiare passo - dice Ermani - di rendersi conto che i siti comunali devono essere
- il luogo della prevenzione vera e on line,
- il luogo in cui conoscere cosa fare e dove andare se...,
- il luogo in cui tutto è aggiornato 365 giorni all’anno.
Basta coi piani comunali chiusi nei cassetti, basta con piani che nascono già superati e fatti di cento pezzi tra loro separati: la prevenzione è on line o non è, è cloud o non è, è pubblica e trasparente o non è».
«C’è un solo modo per provare a ricucire un rapporto di fiducia fra istituzioni e cittadini: condividere un percorso di prevenzione e fare una reale analisi dei rischi per ogni opera, manifestazione o progetto. Fare prevenzione seriamente è molto simile a quello che accade fra due innamorati: c’è un momento in cui si raccontano tutto del loro passato, senza nessuna censura, e si accettano. Sapere che gli amministratori hanno permesso insediamenti produttivi pericolosi per la salute dei condomini costruiti a 50 metri di distanza, dopo un momento di rabbia, deve essere lo spunto per avviare un processo di mitigazione e condivisione delle prassi. La democrazia poggia su questo rapporto di massima ed assoluta trasparenza fra amministratori e cittadini. E come ogni cosa che ha fondamenta solide ed entra nel quotidiano trasformandosi da proclama ad abitudine, a stile di vita, la vera prevenzione deve iniziare dalle periferie perché sono quelle che provano sulla loro pelle l’abbandono e l’incuria determinati da anni di scelte miopi».