di
Francesco Bevilacqua
14-06-2011
Accolta da Ministero e Regione, la richiesta di una campagna esplorativa alla ricerca del petrolio presentata da una compagnia americana è stata bloccata dall’iniziativa di una Comunità Montana bolognese. Un bell’esempio di responsabilità che, ancora una volta, arriva dagli enti locali.
“I sindaci dell’Appennino bolognese hanno fermato l’avanzata degli americani”. Così ha titolato il Corriere di Bologna il pezzo con cui pochi giorni fa ha raccontato la coraggiosa iniziativa della Comunità Montana che, bloccando un processo avviato da Roma e rilanciato da una delibera della giunta della Regione Emilia Romagna, ha posto un vincolo formalmente decisivo alla penetrazione dell’oil business americano nel territorio della montagna bolognese, splendido e ricco di storia.
Nel 2010 infatti, la società americana Hunt Oil Company, con sede a Dallas, ha avanzato una richiesta di avviare una campagna esplorativa alla ricerca del petrolio nelle valli dei fiumi Reno, Panaro e Secchia. La compagnia texana considera infatti il comprensorio della bassa Emilia una zona con buone potenzialità dal punto di vista dell’estrazione degli idrocarburi e mesi fa ha preso contatti con le istituzioni italiane. La legge prevede però un iter articolato in tre passaggi propedeutici all’avviamento delle trivellazioni esplorative. Uno di essi è ad appannaggio proprio dei Comuni interessati, che hanno la possibilità di porre un veto insindacabile e insuperabile al procedimento.
Un po’ per questioni di equilibrio all’interno del partito – il PD della montagna bolognese si è chiaramente espresso contro le trivellazioni –, un po’ per studiare come superare l’imprevista battuta d’arresto, l’assessore regionale alle Attività Produttive Giorgio Muzzarelli ha minimizzato, dichiarando anzi di essere al lavoro con i sindaci per sbloccare questa impasse.
Per analizzare brevemente le ragioni del 'no', ritengo invece molto utile ripercorrere alcuni dei punti della delibera con cui il Comune di Gaggio Montano, interessato direttamente alla vicenda, ha respinto l’istanza proveniente dalla Regione.
“Le attività di estrazione di idrocarburi hanno effetti distruttivi su ambiente ed economia locale e comportano un degrado irreversibile e grave delle condizioni di salubrità minima per la vita umana e non solo. Le conseguenze sono estese non solo nello spazio ma anche nel tempo e interessano anche le generazioni a venire”. Sulla base di considerazioni difficilmente contestabili di ordine economico e ambientale, la delibera presentata congiuntamente dai gruppi consiliari Alto Appennino e Voltiamo Pagina immagina il quadro caratterizzato da perforazioni e lacerazioni del suolo, inquinamento dovuto agli scarti di lavorazione, elevato rischio di incidenti e incendi che una campagna petrolifera comporterebbe. Un quadro naturalmente inaccettabile.
“In Italia, per legge, i profitti dell'estrazione sono totalmente a vantaggio delle imprese estrattrici (eccezion fatta per una piccolissima e risibile quota di royalties a beneficio statale al netto di ulteriori ampie franchigie), rimanendo danni, costi e degrado completamente a carico delle comunità locali”. Abbiamo già parlato dell’Italia come paradiso fiscale per le compagnie petrolifere, che rende il nostro paese il più appetibile al mondo per chi svolge questo tipo di attività. Anche a Gaggio Montano questo problema è stato opportunamente percepito.
“La figura del Sindaco è, per legge, responsabile della salute dei paesani di Grizzana Morandi e con essa, dal punto di vista morale, l’intero Consiglio Comunale”. Una matura e consapevole presa di coscienza che valorizza il legame diretto che intercorre fra il territorio, i suoi cittadini e gli enti locali che lo amministrano e lo tutelano.
“Dopo l’esito positivo di VIA per la ricerca-idrocarburi inizia lo scippo di competenze da parte di chi ha dato le autorizzazioni ai danni delle comunità e degli enti locali (salvo, in parte, la Regione), e lo scippo inizia già nella fase del pozzo esplorativo”. Viene qua ulteriormente rimarcata l’importanza degli enti locali, il gradino più basso della scala istituzionale che viene sistematicamente scavalcato dalle alte sfere, sicuramente più legate agli interessi forti.
Parallelamente agli importanti spunti offerti dalla delibera del Comune di Gaggio Montano, ritengo opportuno ritornare al discorso già affrontato in precedenza della sovranità politica e dell’importanza che la questione energetica ricopre in questo ambito. Opporsi con una chiara presa di posizione politica rappresenta un piccolo ma significativo passo nella direzione dell’emancipazione del nostro paese dall’arroganza dei nostri alleati atlantici, giunto per di più nell’ambito di una tematica per loro – e per noi – assolutamente fondamentale in prospettiva futura come quella delle fonti di approvvigionamento dell’energia.
Inoltre, è significativo che tale presa di posizione provenga proprio da quella parte di classe politica che è a più diretto contatto con i cittadini e il territorio, quegli enti locali che da un lato sono ancora fra i pochi parzialmente esenti dal degrado cui politica e società italiane sono oggi soggette, dall’altro, proprio per questo, potrebbero essere la base su cui ricostruire la nostra struttura istituzionale e amministrativa.
Per quanto possa sembrare un’impresa titanica, l’imperativo è provarci. D’altronde sarebbe irrealistico anche pensare che un manipolo di sindaci di provincia possa fermare una multinazionale americana del petrolio, eppure è proprio quello che sta succedendo. Sta agli altri ora seguire la strada indicata.
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