L’Enel fra debiti e progetti continua a sostenere l'atomo

La politica energetica dell’Enel è sempre ambiguamente improntata sul nucleare. Imbarcatosi nell’ennesimo progetto atomico, per la costruzione di una centrale nella città di Kaliningrad, in Russia, l’ente energetico italiano si trova però oggi a fare i conti con una situazione finanziaria a dir poco allarmante.

L’Enel fra debiti e progetti continua a sostenere l'atomo
Dopo Fukushima siamo entrati in una fase di grande incertezza: molti dei paesi che avevano puntato sul nucleare, legittimamente preoccupati dalle carenze che la tragedia giapponese ha evidenziato, hanno fatto dei passi indietro. Lo stesso è successo con le singole iniziative e molti progetti sono rimasti a metà del guado insieme alle aziende che vi si erano imbarcate. Ma non è stata solo una questione di preoccupazione e diffidenza nei confronti del nucleare. Anche i finanziamenti per questo tipo di energia ultimamente cominciano a scarseggiare, non tanto perché le banche siano poco convinte della sicurezza delle centrali quanto piuttosto perché, anche dal punto di vista finanziario, l’energia nucleare è caratterizzata da grossi interrogativi. Gli investimenti che richiedono le centrali nucleari infatti, hanno costi iniziali molto elevati. Come rilevato in un precedente articolo, il costo medio di un impianto di questo tipo si aggira intorno ai cinque milioni di euro. I tempi di realizzazione poi sono molto lunghi, soprattutto se includiamo anche la parte burocratica, che non si risolve mai in meno di cinque anni. Per diventare davvero operativo e redditizio quindi, questo investimento richiede tempistiche che vanno nell’ordine delle decine di anni. Inoltre, le grandi incertezze che caratterizzano l’energia nucleare, gli sviluppi e la ricerca non solo su questa stessa tecnologia ma anche sulle concorrenti, la legislazione e l’orientamento dell’opinione pubblica in proposito sono fattori che rendono tutt’altro che sicuro questo tipo di progetti. Proprio un ostacolo di carattere finanziario sembra aver guastato i piani di Enel, che lo scorso anno aveva intrapreso un’iniziativa tanto audace quanto contestata. Pur senza impegnarsi formalmente infatti – ufficialmente si parla di una valutazione di fattibilità – l’ente energetico nazionale ha deciso di partecipare alla realizzazione della Baltic New Nuclear Plant, una centrale nucleare che dovrà sorgere nella città di Kaliningrad su iniziativa dell’ente nucleare di stato russo Rosatom, che già dal 2008 cercava importanti investitori stranieri per integrare la sua quota, in teoria privata ma di fatto composta da soldi pubblici. L’opera è sempre stata caratterizzata da forti contraddizioni: spacciata per un intervento necessario ad assicurare l’autonomia energetica della regione, in realtà non solo è stata dichiarata di fatto inutile dalla stessa Inter RAO UES, trader dell’energia legato a doppio filo a Rosatom, ma è stato anche ammesso che l’energia prodotta sarà destinata all’esportazione in Unione Europea e non al fabbisogno locale. Un altro problema, in realtà strettamente collegato al primo, è quello della forte contrarietà della popolazione alla costruzione dell’opera. Il 67% degli abitanti della zona infatti ha espresso parere negativo in proposito. Non solo. È opportuno infatti evidenziare che Kaliningrad si trova nell’Oblast, una zona appartenente alla Russia ma in realtà ubicata fuori dai confini nazionali, affacciata sul Baltico fra Lituania e Polonia. È inutile dire che eventuali malfunzionamenti o eventi peggiori avrebbero gravi ripercussioni su tutte le zone circostanti, indipendentemente dalla nazione in cui si trovano. Sembra quasi che la Russia, consapevole dei rischi del nucleare, abbia deciso di 'esternalizzare' i pericoli collegati alla Baltic NNP collocando l’impianto in una zona lontana dai propri confini. Ma torniamo all’Enel. La situazione finanziaria dell’ente energetico è molto grave. Il suo debito complessivo, come osserva la famosa agenzia di rating Moody’s, ammonta a 44,9 miliardi di euro. Fra l’altro, una serie di scappatoie fiscali consente alla società italiana di avere una pressione tributaria minima. Lo stop al nucleare italiano poi, è stato 'aggirato' da Enel attraverso una tattica che l’ha portata a investire sull’atomo in altri paesi: in Francia, in Slovacchia e in Romania infatti, partecipa attivamente alla realizzazione di impianti nucleari. Kaliningrad è quindi solo l’ultimo tassello di una strategia che appare inequivocabile. Strategia che, emblematicamente, già nel 2009 Greenpeace aveva bollato come antieconomica e suscettibile di provocare a Enel un indebitamento sempre crescente, includendo nel computo anche le sue controllate, come ad esempio la spagnola Endesa, che già da sola deve 8,5 miliardi al governo di Zapatero. La situazione insomma sembra complicarsi sempre di più e ai fortissimi dubbi riguardanti l’opportunità stessa di investire nell’atomo, si affiancano i gravi problemi economici dell’Enel e di chi deve fare i conti con gli istituti finanziari, che già da tempo si sono dichiarati scettici nei confronti di questa fonte energetica. Sarebbe opportuno che il 12 e 13 giugno gli italiani che si recheranno alle urne tengano presente anche questo fatto.

Commenti

E' come il prezzemolo, c'è dappertutto l'Enel. Punta e spinge sul nucleare e usa tutti i mezzi comprese le mezze bugie o le menzogne travestite da verità, tanto che differenza c'è. E' presente nei progetti faraonici con l'idroelettrico in Patagonia e nella geotermia nostrale o mondiale. E' un colosso nell'enorme business del produrre energia. Luci e ombre? Luce ne produce, le ombre sono però tante.
carlo carlucci, 31-05-2011 01:31
non vedo l'ora d'istallare i pannelli fotovoltaici per poter dire finalmente addio all'enel e alle esose bollette,è chiaro che vorrebbero il nucleare mangiano a mani e bocche piene tutti gli azzionisti coinvolti in questo scempio,adesso è ora di dire basta e di cambiare
maria grazia rita, 31-05-2011 02:31

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