di
Daniel Tarozzi
17-06-2011
Dopo la vittoria clamorosa dei sì nei 4 referendum del 12 e 13 giugno, in molti si chiedono che cosa accadrà ora nel campo dell'energia in Italia. Per approfondire il tema, abbiamo intervistato l'architetto Alberto Sasso, esperto progettista e certificatore Klima Haus Agentur, nonché collaboratore dell'Associazione Paea.
Dopo la vittoria clamorosa dei sì nei 4 referendum del 12 e 13 giugno in molti si chiedono che cosa accadrà ora. I nuclearisti sostengono che ora siamo 'condannati' a dipendere dal nucleare francese o dai gas russi, altri prevedono un ritorno delle centrali a carbone, altri ancora un aumento vertiginoso delle bollette. In realtà, le soluzioni (se esistesse la volontà dei privati e della politica di attuarle) sarebbero molteplici.
In particolare, si potrebbe e dovrebbe iniziare dall'efficienza e dal risparmio energetico e solo dopo aver effettuato interventi di questo tipo, si dovrebbe ragionare su quali e quante fonti rinnovabili.
Questa è almeno l'idea che ci siamo fatti qui in redazione. Ma per approfondire il tema, abbiamo intervistato l'Architetto Alberto Sasso esperto progettista e certificatore Klima Haus Agentur, nonché collaboratore dell'Associazione Paea.
Gli italiani hanno bocciato il nucleare. Che cosa comporta per il nostro futuro energetico?
Tale bocciatura rappresenta una presa di posizione chiara della popolazione, che fa ben sperare sulla ripresa di consapevolezza dell'essere cittadini e pertanto di ragionare per il bene collettivo. Dire no al nucleare significa rivolgersi in maniera netta a scelte più intelligenti di gestione e utilizzo delle risorse disponibili. Il nostro futuro energetico risiede nella ottimizzazione dei sistemi e delle risorse, poiché l'energia migliore è quella che non viene consumata ma soprattutto sprecata.
Quali le alternative economiche e politiche?
Le alternative economiche e politiche sono evidenti soprattutto nella necessità per la politica di lavorare concretamente con la popolazione. Il referendum ha sancito una cesura netta e chiara con la politica fatta dagli scranni che non sente i problemi veri della gente e sembra davvero non occuparsi di un serio piano energetico nazionale.
Senza delle linee guida chiare e sostenibili non si può pianificare nulla. Purtroppo sono consapevole che tutta la classe politica è assolutamente inadeguata sia moralmente che tecnicamente a gestire problemi e materie che evidentemente sono più grandi di loro. E questo è davvero un peccato, poiché ora ci sarebbero le opportunità per gestire una nuova economia ed una nuova politica davvero partecipata. L'economia potrebbe essere capace di prosperare sulle ottimizzazioni dei sistemi: basti pensare alle società “Esco” che possono addirittura guadagnare sull'efficienza energetica.
La politica partecipata è il modo perfetto di gestire una democrazia innovativa, capace di lavorare per costruire un futuro luminoso, non oscuro e prigioniero di bolle economiche, interessi lobbistici e altre catastrofi artificiali!
Siamo condannati a dipendere dall'estero e a comprare energia nucleare in Francia e gas dai russi?
Assolutamente no, questa è una occasione preziosa per istituire un piano attivo di efficientamento di tutto il sistema paese, ovvero dal comparto edilizio pubblico e provato a quello di produzione di energia per finire alla logistica dei trasporti e dell'approvvigionamento delle risorse sia energetiche che alimentari. In pochi evidenziano quanto significhi lo spreco di risorse nella mancanza di ottimizzazione, ma solo rivedendo alcune di queste voci si potrebbe facilmente e nel giro di 3-4 anni arrivare ad una diminuzione dei consumi del 30% senza neppure accorgercene.
Le nostre bollette sono destinate a 'salire'?
Con l'attuale politica (sia di destra che di sinistra) la risposta purtroppo è sì: le bollette attualmente contengono molti costi grigi riferiti ad approvvigionamento di risorse non autoctone, per cui soggetti a scelte di politica internazionale con problemi etici ed ambientali, per non parlare delle innumerevoli accise che lo stato applica (dalla guerra in Eritrea all'imposta sull'imposta...).
Quali interventi andrebbero fatti (realisticamente) a livello di politiche energetiche?
Si dovrebbe creare un piano energetico nazionale rivolto alla comprensione della condizione di partenza, ovvero un catasto energetico. Si dovrebbe quindi puntare sulla eliminazione delle inefficienze, sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio ed impiantistico esistente (anche idrico), ed investire nella ricerca riferita a innovazioni ed integrazioni edilizie.
Questi interventi, che andrebbero assolutamente monitorati, incrementerebbero anche il know how delle amministrazioni per futuri sviluppi sia edilizi che di gestione del territorio.
Una politica volta solamente a questo primo passo nell'arco di 10 anni potrebbe arrivare a cifre record sia di riduzione di consumi ed emissioni, ma soprattutto ad un indotto economico basato sull'efficienza che fungerebbe da volano nei sistemi della new economy.
E a livello di privati?
Il privato è il vero motore della consapevolezza ecologica ed andrebbe perfettamente informato. Sarebbe necessario e vitale che cifre spese per inutili campagne pubblicitarie formassero consapevolezza e conoscenza pubblica riferita a pratiche di basso impatto ambientale, consumi consapevoli e riduzione degli sprechi. Purtroppo molta parte di consumi eccessivi o inquinamenti ambientali è prodotta dal modo di vita di ciascuno di noi. Il primo passo è informazione e formazione. Una iniziativa a dir poco meritoria ed eccellente sotto questo profilo è sempre stata la casa ecologica gestita dall'Associazione Paea, che in quasi 17 anni ha tastato con mano la potenzialità di una informazione vera, apolitica e volta al benessere comune. Una informazione corretta crea scelte consapevoli.
Dove li troviamo i soldi per incentivare efficienza energetica e fonti rinnovabili?
Io personalmente aborro qualsiasi tipo di incentivo. Un incentivo fiscale è la dimostrazione di una debolezza dell'azione che si propone di incentivare. Gli incentivi riferiti alle fonti rinnovabili come il fotovoltaico hanno creato un sistema economico dove il privato è scomparso a favore di enormi interventi atti solo a ottenere incentivi statali che poi pesano sulle bollette energetiche degli italiani. L'efficienza va promossa poiché è una politica Win Win, cioè vince il privato perché risparmia, vince l'ambiente perché ci sono meno emissioni inquinanti, vince la collettività poiché l'efficienza è sintomo anche di progresso di formazione e capacità tecnologica.
Credi che questi interventi verranno fatti o tutto continuerà come prima?
Io credo che sia fondamentale per ogni cittadino essere parte attiva del sistema, dunque come ha dimostrato il referendum e anche il recente brillante successo delle liste civiche a 5 stelle, la risposta è una politica dal basso che condizioni e trasformi il sistema politico attuale, che va sbloccato, sostituito e veicolato sugli interessi reali dell'Italia e del mondo complessivamente. Personalmente mi spendo in prima persona per continuare le campagne di divulgazione pro efficienza della “casa ecologica”, proponendo sempre dalla radio ai comuni, la possibilità di creare una politica reale di interesse collettivo.
Vista la non particolare lungimiranza della nostra classe politica, cosa possono fare gli italiani per dare un seguito alla scelta sancita dal voto?
Partecipare attivamente a tutte le iniziative politiche dei propri comuni, dalle assemblee comunali agli interventi in radio alla evidenza degli sprechi al fine di eliminarli. È inoltre necessario che venga trasmesso questo genere di consapevolezza a livello istituzionale, nel campo della stessa educazione scolastica, al fine di agevolare le generazioni future a ragionare con una mentalità più completa e innovativa. Partecipare e rappresentare il buon esempio con il prossimo e con i nostri figli è il regalo più grande che possiamo fare al nostro paese ed alla nostra madre terra.
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