Cercherò di essere il più semplice e breve possibile nonostante la complessità e vastità dell’argomento.
Il professor Ponti sinteticamente ci dice che a parità di costi economici e ambientali, le energie che convengono di più sono nell’ordine: il gas, l’idroelettrico e il nucleare (??!!). Secondo lui, solare ed eolico sono gli ultimi da considerare per i due ambiti di cui sopra. Una delle motivazioni che riporta è che quelle rinnovabili sono fonti intermittenti e quindi hanno bisogno sempre di un supporto da fonti fossili. Il tutto è scritto per giustificare una “tirata” contro gli incentivi al fotovoltaico che, secondo Ponti, costano tanti soldi agli italiani. L’articolo, oltre che contenere varie inesattezze, è anche ambiguo perché prima afferma di considerare i problemi e i costi ambientali ma poi alla fine chiosa che non vengono considerati ipotetici “altri gravi problemi ambientali” di idroelettrico e nucleare. Egregio Ponti, i problemi e relativi costi ambientali o ci sono o non ci sono, non mi risultano terze vie.
Nell’articolo si parla di solare senza specificare che normalmente esistono due tipi di solare: termico e fotovoltaico e con il solare termico ci puoi fare anche il freddo, quindi una produzione tradizionalmente di derivazione elettrica, ma di questa distinzione importante non c’è traccia.
Il gas, tanto caro al professore, è quello che se incombusto è uno dei gas serra climalteranti più pericolosi. Senza pensare poi ai rischi che si corrono a causa della possibile chiusura dei rubinetti, visto che il gas lo importiamo per la gran parte da paesi non proprio “tranquilli” politicamente. Con l’instabilità politica e l’esaurimento delle fonti fossili i prezzi saranno destinati inesorabilmente a salire, mentre invece con un aumento della diffusione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico si potrebbero mantenere i prezzi calmierati grazie alla conseguente riduzione della domanda. Inoltre più si punta alle rinnovabili, più si allunga la possibilità del periodo di transizione riducendo gli eventuali drammatici shock da mancanza di combustibili fossili generati da una società follemente costruita in base alla loro dipendenza.
Anche sugli incentivi Ponti non ne azzecca una, poiché gli aiuti diretti e indiretti delle fonti fossili sono stratosferici, sia a livello mondiale che nazionale, rispetto a quelli dati alle rinnovabili. Altro che le bricioline lasciate al fotovoltaico! E parlarne come di soldi sprecati, quando lo Stato ogni giorno butta soldi a valanghe da tutte le parti, fa sinceramente ridere.
Il professore evidentemente non ha mai sentito parlare, nemmeno vagamente, di alcune truffe energetiche ai danni degli italiani, rispondenti ai nomi di “capacity payment” o di CIP 6.
Addirittura continuiamo a pagare i costi per un nucleare che non produce nemmeno un kWh e, visto che le scorie di morte e le centrali/bare nucleari ce le terremo per migliaia di anni, il professor Ponti potrebbe mettere qualche suo studente a fare una bella tesi di laurea sull’argomento e provare a vedere quante migliaia di relative manovre finanziarie ci costerà il suo nucleare che, secondo lui, costa e inquina meno di solare ed eolico. Con tutti i soldi buttati nel nucleare, passati, presenti e futuri, ci si alimentava l’intera Italia con fonti rinnovabili e anche qualche paese confinante. E visto che Ponti pare si occupi di economia, vada anche a chiedere in Giappone o a Chernobyl quanto costa anche un solo incidente ad una centrale nucleare.
E come mai se il gas è tanto conveniente, Sorgenia con il suo proprietario De Benedetti chiede soldi a tutti noi attraverso il governo del suo maggiordomo? Per il futuro consiglio a Ponti di fare almeno la fatica di leggere quello che scrive il giornale che ospita il suo stesso blog.
Oltre ai costi ambientali delle fonti fossili abbiamo anche i costi sanitari che Ponti dimentica e che solitamente non vengono conteggiati (tralasciamo i costi sanitari del nucleare in caso di incidente perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa), cioè i costi di tutte le persone che si ammalano a causa delle emissioni inquinanti e delle relative cure di cui hanno bisogno. Non mi pare che questi costi abbiano una voce in bolletta che le contempli, eppure sono soldi che vengono tirati fuori dalle tasche di tutti i cittadini. Anche in questo caso chi si occupa di economia questi aspetti li dovrebbe considerare.
Non so quale libro o quale dato abbia letto Ponti circa la famosa intermittenza delle rinnovabili, comunque sia il professore è rimasto molto indietro.
L’intermittenza delle rinnovabili viene evidenziata perché si ragiona preistoricamente su un sistema rigido e centralizzato basato sulle fonti fossili. Abbiamo visto cosa comporta questa rigidità, con i black out accaduti a un sistema che dispone di quasi il doppio della potenza installata rispetto a quello che serve effettivamente. Se invece dell’intermittenza ragioniamo su versatilità, flessibilità e indipendenza, abbiamo molti più vantaggi con le rinnovabili che non con le fonti fossili.
Per la cronaca ci sono già intere industrie alimentate esclusivamente da fonti rinnovabili.
Ponti evidentemente non sa che le fonti fossili vengono impiegate in centrali che hanno rendimenti miseri che vanno dal 35% al 55%, poi ci sono le perdite in rete. Una strage energetica di un sistema senza alcun senso e logica che si mantiene solo ed esclusivamente grazie a tutti i soldi estorti dalle nostre tasche e regalati dai nostri politici alle varie mafie e potentati industriali.
Fornisco poi una notizia veramente sconvolgente al professore che a quanto pare non la conosce: le fonti rinnovabili sono inesauribili, quelle fossili no.
La solita ignoranza in materia tralascia poi la più grande, pulita, economica e importante fonte energetica che è il risparmio energetico. Se applicato ovunque e in profondità darebbe la possibilità all’intera Italia di essere alimentata largamente da fonti rinnovabili con costi irrisori rispetto a quelli che hanno le fonti fossili. Ma il professore è al corrente che, complessivamente, il famoso “Paese del sole” dipende per più dell’ottanta per cento dall’estero per l’energia? E la gran parte è energia proveniente da fonte fossile.
Solo per citare qualche esempio dei tanti, molto probabilmente Ponti non ha mai sentito parlare di micro cogenerazione a biogas (fonte rinnovabile “non intermittente”), con rendimenti che superano il 90% in mini teleriscaldamento; di geotermia a bassa entalpia alimentata dal fotovoltaico; di solare termico che ha rendimenti almeno tre volte maggiori del rispettivo fotovoltaico; di case passive dove serve una quantità di energia termica per un anno che probabilmente è quella che Ponti usa in tre settimane in inverno nella sua casa.
Ma su una cosa sono d’accordo con il professore: dare gli incentivi è un errore (per tutte le fonti energetiche però, non solo per il fotovoltaico), perché basterebbe da parte dello Stato fare una corretta, attenta, indipendente, capillare informazione fra tutti i cittadini per rendere ovvio quello che chiunque, senza ignoranza, pregiudizi o interessi di parte, sa perfettamente. Attraverso il risparmio energetico, l’uso razionale dell’energia e, in ultimo, l’uso delle fonti rinnovabili in ottica decentralizzata, avremmo enormi vantaggi in termini economici, ambientali, sanitari e occupazionali.
E visto che ci siamo, facciamo una piccola considerazione sullo stato delle nostre università. Con l’associazione Paea e il Per, negli oltre venti anni di attività formativa nel campo energetico e ambientale, abbiamo avuto moltissimi partecipanti. Alla fine dei nostri corsi o interventi formativi, più di una volta i partecipanti stessi, sconsolati o decisamente arrabbiati, hanno commentato che all’università hanno perso tempo e imparato poco o nulla. Architetti, ingegneri, fisici, biologi, chimici, ecomomisti, studiosi di scienze naturali, eccetera, a cui non si insegna nemmeno l’ABC delle risorse, dell’energia e delle problematiche idriche e ambientali applicate concretamente.
Al professor Ponti e ai tanti accademici come lui, faccio una proposta: organizzate una bella gita con i vostri studenti al Parco Energie Rinnovabili dove tutte le cose che voi non sapete e non insegnate ai vostri studenti, sono pane quotidiano. Il PER non è una università tradizionale ma una università del futuro, un luogo dove si fa ricerca, sperimentazione, formazione in maniera indipendente e forse proprio per quello ne sanno e hanno fatto così tanto.
Infine un appello ai colleghi del Fatto Quotidiano: va bene che un blog non lo si rifiuta a nessuno, figuriamoci a un professore universitario, ma almeno fate controllare da qualcuno che ne sappia qualcosa in materia rispetto a quanto viene pubblicato. Non è che ci fate una bella figura e mi auguro che Travaglio, con la sua proverbiale correttezza giornalistica, metta nelle sua divertente rubrica del lunedì “Ma mi faccia il piacere”, per una volta, la citazione di un articolo del suo giornale, cioè quello del professor Ponti.
E a proposito, come diceva il grande Totò, caro professore, la prossima volta SI INFORMI!
Commenti