di
Antoine Fratini
08-02-2011
Puntare sulle energie rinnovabili rappresenta sicuramente una soluzione valida per la salute del pianeta e dei suoi abitanti, a condizione però, ci ricorda Antoine Fratini nell'articolo che segue, "che alle forme classiche di inquinamento dell’aria e dell’acqua non si sostituisca l’inquinamento dei paesaggi e dell’anima".
La richiesta di energia oggi in forte aumento è strettamente legata alle esigenze di un sistema economico irrazionale basato ancora sulla logica della produttività e del consumo. Eppure appare ormai chiara l’impossibilità di continuare a riempire le nostre vite di cose la cui inutilità incide negativamente, oltre che sull’ambiente, persino sui nostri stati d’animo, rendendoci a lungo andare sempre più superficiali e insoddisfatti.
Non si può continuare a produrre automobili, nemmeno con l’attenuante di creare occupazione, altrimenti a questo ritmo finiremo presto per dovere cambiare automobile ogni anno o per averne due a testa! Mai come oggi la logica della produttività ha mostrato i propri limiti e l’industria è ora chiamata a confrontarsi con nuovi valori etici. L’imperativo oggi dovrebbe essere: produrre di meno per inquinare di meno e per vivere meglio. Occorre ripartire da una visione globale che rimetta seriamente in questione l’attuale sistema economico collegandolo all’ecologia, alla sistemica e alla psicoanalisi.
La globalizzazione, vera e propria crociata condotta in nome del dio Economia, non consiste solo in transazioni, ma anche in un campo di battaglia smisurato la cui estensione è pari all’intera superficie del pianeta. In questa battaglia senza esclusione di colpi i lavoratori rappresentano i soldati, mentre i generali, posseduti come moderni berserker [1] dalla furia combattiva, sono incarnati dai potenti dell’economia e della politica. E come tutte le guerre, anche quella economica miete vittime umane e devasta interi territori. Basti guardare l’imponente strage di terreni e paesaggi che si sta verificando in Australia, dove spuntano come funghi le miniere di carbone destinato alla produzione di energia elettrica in Cina e in India, per rendersi conto della dimensione del problema [2].
E in Italia? Mentre la propaganda moltiplica le teletrasmissioni strutturate sul modello delle cartoline che offrono squarci di paesaggi accuratamente ripuliti da scorie impertinenti, l’ormai ex Bel Paese, già martoriato dalle piaghe croniche del cemento e dell’asfalto, si sta letteralmente riempiendo di pannelli solari e di enormi pale eoliche. Persino i crinali delle nostre montagne sono ad altissimo rischio in questo senso.
A legittimare questa politica è il precetto religioso secondo cui a fronte di un prossimo esaurimento delle riserve di energie fossili bisogna comunque mantenere, se non addirittura aumentare, gli stessi standard produttivi incentivando la produzione di energia rinnovabile. Una delle conseguenze di questo trend frenetico e fanatico è la distruzione di paesaggi che da sempre hanno ispirato l’animo di illustri scrittori per i quali il cosiddetto 'viaggio in Italia' rappresentava una sorta di educazione alla bellezza. In epoche ancora non del tutto dominate dall'Economia, si riteneva che le bellezze naturalistiche costituissero una sorta di portale per accedere alle vette più sublimi dell’animo umano. Ma la contemplazione dei paesaggi è un bisogno tuttora radicato nella psicologia umana, anche se è talmente represso dalle esigenze economiche da risultare per molti irriconoscibile.
Lo studio incrociato dell’antropologia moderna e della psicoanalisi permette di superare i nostri pregiudizi su questo tipo di vissuto a lungo ignorato o snobbato dallo spirito moderno. Questi studi mostrano che Natura e Psiche sono indissolubilmente legate, tanto che agendo sulla prima si agisce automaticamente anche sulla seconda [3]. Questo dipende dal fatto che sin dall’origine la Natura ha fatto da specchio e da supporto alla parte inconscia dell’uomo. Un po’ come se la Natura fosse diventata una sorta di memoria esterna dell’uomo...
Un Hillman ispirato afferma che è nella Natura “… che l’anima dell’uomo ha avuto da sempre la sua dimora” [4] e che “… noi oggi tendiamo a dimenticare che l'anima non è solo dentro di noi, ma anche fuori di noi. E quando siamo in un giardino, che si tratti di un giardino asiatico o di un giardino alla francese o di qualunque altro tipo di giardino, si manifesta qualcosa dell'anima mundi. L'Anima del Mondo si rende visibile e, anzi, si mette in mostra” [5].
Al di là delle considerazioni filosofiche, il legame tra Psiche e Natura si manifesta concretamente nei grandi simboli dell’inconscio, quelli che ancora oggi ricorrono nei nostri sogni, come la Pietra, il Fiume, l’Animale, l’Uroboros, l’Albero, il Mare, la Grotta ecc., i quali non a caso appartengono tutti al regno naturale. Inoltre, il legame tra stati d’animo e paesaggi è piuttosto costante nei sogni. L’ambiente incide fortemente sulla Psiche e se teniamo alla nostra salute psicologica occorre riconsiderare al più presto il ruolo della Natura e il nostro rapporto con essa.
Se l’Io nasce all’incirca tra il sesto e il diciottesimo mese di vita quando il bambino è in grado di riconoscere la propria immagine in una superficie riflettente [6] l’emergere del Sé sembra invece dipendere da un certa modalità di rapporto con la Natura. Per esempio, durante il rito del pejote l’indiano huichol percepisce la sua identità profonda quando ad un certo punto del suo pellegrinaggio scorge il proprio volto riflesso nello specchio delle montagne della Sierra.
Sarebbe sbagliato ritenere che queste dinamiche valgono solo per culture lontane. Anche per noi moderni la contemplazione dei paesaggi naturali tende ad operare a favore di un ripristino dell’equilibrio interiore. Quando si fanno sedute in ambiente naturale anziché in studio [7] gli analizzandi tendono spontaneamente a diventare più contemplativi e non di rado giungono a sperimentare vissuti animistici.
Quel che Jung chiama “realizzazione del Sé” presuppone un tipo di rapporto partecipativo con l’ambiente naturale e un profondo rispetto dei luoghi e delle altre entità naturali legati all’anima. È ora di rendersi conto che le esigenze psicologiche sono altrettanto concrete e importanti di quelle materiali. Non si può più fingere di non vederle. Psiche ha le sue esigenze profonde: scissa dalla Natura il rischio è di non poterle più soddisfare.
In linea di massima il puntare sulle energie rinnovabili potrebbe rivelarsi un tornante molto positivo per la salute del pianeta, a condizione però che alle forme classiche di inquinamento dell’aria e dell’acqua non si sostituisca l’inquinamento dei paesaggi e dell’anima. Non mi stupirei se queste semplici considerazioni potessero avere per qualcuno il sapore di una autentica rivelazione. Esse squarciano per un attimo il velo illusorio steso dall'Economia.
L’uomo è arrivato oggi ad un bivio: o accetta di guardare dentro di sé, di frenare i suoi appetiti, di rimettere in questione il sistema e di riscoprire il sacro legame che lo lega alla Natura, oppure perderà del tutto il contatto con l’anima e verrà travolto da quel daimon economico che già in parte lo possiede.
[1] Gli antichi guerrieri nordici devoti al culto di Odino
[2] Il video Eve of destruction
[3] Vedi il mio La religione del dio Economia, CSA Editrice, Crotone 2009
[4] James Hillman, Politica della bellezza, Moretti e Vitali, Milano 2002
[5] James Hillman, Il piacere di pensare, Rizzoli 2004
[6] Jacques Lacan, Le stade du mirroir comme formateur de la fonction du je, in Ecrits, Seuil, Paris 1966
[7] Così avviene nell’approccio psicoanimistico
Commenti