Eni ed Enel, le due sorelle

In Italia i vertici dei due colossi energetici Eni ed Enel sono intercambiabili, e intanto si consuma lo spettacolo raccapricciante e ostinato delle trivellazioni.

Eni ed Enel, le due sorelle
Ove volessimo elencare tutte le volte che Eni ed Enel, le due Sorelle italiche, giocano sporco (una per l’approvvigionamento degli idrocarburi e l’altra per la fornitura di elettricità, vuoi da immensi invasi, vuoi da fonti geotermiche) non la smetteremmo più. Altrove come in Italia, beninteso. I metodi di rapina delle 7 Sorelle USA di cui ultimo esempio eclatante è stato la marea nera nel Golfo del Messico sono stati perfettamente recepiti dalle due Sorelle italiane le quali hanno aggiunto una nota diciamo più ‘democratica’; ovvero quello che commettono all’estero lo commettono anche in patria. Del resto la connivenza, il rispetto pro forma delle leggi, l’omertà diffusa rendono il nostro paese appetibile oramai quanto un qualsiasi paese africano. Prendiamo l’Eni. La psicosi dell’aumento del costo del petrolio, la benzina alle stelle stanno spalancando tutte le porte (idem per Enel and company). Come sta documentando la prof. Maria Rita D’Orsogna, il fenomeno delle trivellazioni si estende dalla Basilicata alla Calabria a metà di tutto il territorio dell’Abruzzo fino alla pianura Padana. Si chiede la D’Orsogna, oltre all’immenso danno al paesaggio e all’ecosistema investito dalle trivellazioni (dalle miscele tossiche usate per fluidificare le trivellazioni in profondità, strade, etc.), quale convenienza ci sia per il costoso ed energeticamente povero petrolio nostrale. [video|trivellazioni_conseguenze_estrazioni_petrolio] Le trivelle da anni in funzione in Basilicata già mostrano quale vantaggio abbiano portato alla Regione. Quest’ultima era la cenerentola delle regioni italiane ed oggi è ancora più povera e in abbandono. Quanto al petrolio estratto, dopo la sua raffinazione in loco (vedi accumulo di inquinanti) viene esportato in Turchia e poi dalla Turchia le petroliere tornano in Italia, ben cariche. Che meccanismo coperto è in atto? Quanto è il petrolio prodotto in Italia e quanto reimportato? Non si sa. E nemmeno si sanno le ragioni dell’andata e ritorno. Si possono però intuire. Quanto all’accoppiata delle due Sorelle, le multinazionali della nostra energia, il fatto che l’attuale AD dell’Enel sia stato AD dell’Eni la dice lunga sulla intercambiabilità della cricca ai vertici della Famiglia, è il caso proprio di chiamarla così. In Germania, ad esempio, sarebbe impensabile che un petroliere passi all’elettrico, essendo carente della specializzazione (e che specializzazione!) tecnica. In Italia no ripeto, i vertici dei due colossi energetici sono intercambiabili, l’unica specializzazione loro essendo quella, se si può dire così, managerial-politica, fatta di fiuto, conoscenza dei meccanismi (nazionali e internazionali) per inserirsi, affermarsi, sistemarsi adeguatamente, vuoi nella classe politica nazionale, vuoi in quella di altre nazioni (per lo più del terzo mondo, ma non solo). È di questi giorni la scoperta presso il Ministero dell’Energia (o come si chiama) che un funzionario Enel aveva preparato il piano per escludere una bella fetta di rinnovabili spianando la strada alle avide-di-petrolio trivelle Eni. Una sorpresa? Per niente. È dall’1987 che manchiamo di una programmazione energetica e si va avanti con le due Sorelle che si prestano - bontà loro! - a fornire al Paese non solo l’energia, ma anche che tipi prevalenti di energia, e cioè, nella proverbiale latitanza del governo, Enel ed Eni scelgono loro quando e dove e come. Domanda pleonastica, seguendo i propri interessi o quelli del Paese? Ergo quando Enel per la geotermia sull’Amiata si trovò in difficoltà per una centrale priva di VIA e indebitamente prorogata dalla Regione dal 2007 al 2013 - in difficoltà in quanto un giovane e brillante avvocato con il procedimento di autotutela aveva costretto la Regione a riaprire la vertenza - fu detto e fatto un ministro, Scajola, su istanza presumibilmente di Sorella Enel. Ministro, questo, ricordato appunto come il lesto-fante, che con un decreto legge prorogava tutte le centrali geotermiche al 2024, le più senza VIA. È vero, siamo ripetitivi, continuiamo a ricordare il fatto, ma per un motivo molto semplice: siamo in Italia, dove i decreti legge si confezionano in un battibaleno, bypassando un Parlamento reso imbelle ma non solo, tradendo e vanificando in questo caso (ma gli esempi si possono moltiplicare beninteso) spirito e sostanza della altrimenti decisiva Valutazione di Impatto Ambientale. Quindi in pratica sono vanificati impedimenti ed ostacoli ad una geotermia esiziale ed obsoleta, sull’altare di qualche decina o anche centinaia, che importa, di milioni di euro si sacrificano le fonti millenarie più importanti dell’Italia centrale. Dopo che abbiamo distrutto gran parte del patrimonio naturale di una nazione, la nostra, che bene o male è la culla del mondo occidentale (e non solo) con cemento e asfalto (vedi lo sciagurato boom economico) finiamo di mettere a sacco quello che resta con l’istinto - come chiamarlo altrimenti? - di rapina che anima Eni e Enel. E non caso sempre l’Amiata è un simbolo di questo spirito rapinoso e distruttore prima con le miniere di mercurio di Eni, poi con le centrali geotermiche di Enel che subentrano nell’opera di devastazione e spoliazione. L’Amiata è veramente un territorio simbolo di quanto è avvenuto e avverrà al Paese. Le denuncie così drammatiche e accorate della D’Orsogna. riguardo allo spirito di rapina di Eni agevolato da finte leggi emanate da un Parlamento finto, la tracotanza di un Enel travestito da ‘verde’ (Enel Green Power) indifferente non solo alla salute di chi abita vicino alle sue centrali, ma anche del bene comune ‘acqua’, l’esercito di piccole o medie imprese a mò di cani famelici, pronte a spartirsi con la ‘geotermia virtuosa’ (circa 3000 istanze di ricerca presentate in Regione), la geotermia a media entalpia... non danno adito a molte speranze.

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