Sono passati tre anni dalla catastrofe che colpì il Giappone, l’11 marzo 2011, quando un terremoto di magnitudo 9 provocò un’onda anomala di 11 metri che spazzò via tutto e portò alla distruzione della centrale nucleare di Fukushima. 18mila tra morti e dispersi, migliaia gli edifici distrutti, 160mila gli sfollati e la terra contaminata dalle radiazioni nel raggio di 30 chilometri dalla centrale. Cosa ha insegnato questa terribile esperienza? I sostenitori delle energie alternative e rinnovabili propongono con sempre maggior vigore e convinzione la necessità di intraprendere nuove vie per rispondere al fabbisogno energetico di una civiltà in continua crescita. Ne parla a Francesca Montinaro Paolo Ermani, presidente dell’associazione PAEA, Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente, sottolineando come sia necessario prima di tutto decentralizzare gli impianti. "Il nucleare è una follia criminale a scopo di lucro, lascia un'eredità di morte per le prossime generazioni, quindi non ha nessun senso da nessun punto di vista - ha detto Ermani - Per non avere più alcun bisoggo del nucleare basterebbe fare tre passi. Innanzi tutto il risparmio energetico, poi l'efficienza energetica e l'utilizzo delle energie rinnovabili. Non ci sarebbe nemmeno bisogno delle tantissime centrali che inquinano utilizzando carbone e oli combustibili. La fusione nucleare? Non abbiamo bisogno di queste tecnologie incontrollabili, abbiamo bisogno di cose che abbiano senso. Le energie rinnovabili sono autogestibili, alla portata di tutti e creano autosufficienza energetica e decentralizzazione. Il fatto che la richiesta di energia aumenti è un'altra assurdità, non possiamo crescere all'infinito su un pianeta dalle risorse finite. I consumi attuali sono folli, viviamo in una società dello spreco". La giornalista ha dato la parola anche a Giuseppe Mazzitelli dell’ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
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