di
Daniela Sciarra
11-07-2011
Il mondo del biologico si difende dall’accusa. Secondo alcuni, infatti, in esso andrebbe individuata la causa della contaminazione da Escherichia coli. Il problema, spiega Andrea Ferrante dell'Aiab, risulta in realtà legato alla contaminazione delle fonti idriche. Non va dimenticato, inoltre, che il biologico è il settore agroalimentare più regolamentato e controllato non solo a livello italiano, ma europeo.
Non si è arrivati ancora all’epilogo della vicenda sull’Escheria Coli, e nonostante la mancanza di dati certi sull’origine di questo fenomeno, che si sta trasformando in un incubo per milioni di consumatori, c’è chi prende delle posizioni nette, puntando il dito contro alcuni prodotti alimentari o interi settori merceologici. L’Istituto di Ricerche Farmacologiche 'Mario Negri' richiamando alla questione E.Coli, ha fatto sapere per voce del direttore Silvio Garattini, sul settimanale Oggi, che “Forse non è una coincidenza che il prodotto fosse biologico. Senza voler condannare nessuno, questi prodotti bio, che si giovano solo di sostanze naturali, s’arrogano meriti spesso indebiti. S’è creata, infatti, una netta contrapposizione fra alimento biologico e industriale”.
Non tarda ad arrivare la risposta dal mondo del Biologico. Andrea Ferrante, presidente dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (Aiab), fa sapere che in base alle ultime evidenze fornite dalle autorità sanitarie circa l'epidemia di Escheria Coli, il problema risulta legato alla contaminazione delle fonti idriche e quindi dell'acqua utilizzata, e non è legato a frutta o verdura né tanto meno al biologico. Al momento sembra - ha aggiunto Ferrante - che il batterio incriminato sia del tipo che si sviluppa nell'intestino umano, una conferma ulteriore che il problema è legato alla contaminazione delle risorse idriche.
Secondo l’Aiab, "questa vicenda dovrebbe far riflettere sul perché si moltiplichino casi seri e gravi di infezioni da nuovi ceppi di Escheria Coli, sia di origine umana che di origine animale, provocando continue emergenze ma che in buona parte sono imputabili a un modello di allevamento intensivo dominante e insostenibile in cui si fa uso indiscriminato di antibiotici nei mangimi per gli animali. Una pratica che in tutta evidenza induce lo sviluppo di resistenze ai principi attivi di farmaci e antibiotici da parte di microrganismi”.
Sul fronte dei controlli, nel settore biologico, solo nell’ultimo anno sono state effettuate sessantamila visite ispettive e analizzati oltre seimila campioni dagli enti di certificazione, sui circa cinquantamila operatori del settore. Cifre superiori al numero totale delle ispezioni dei NAS e dell'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali su tutto l'agroalimentare italiano effettuate nello stesso periodo. Il biologico è il settore agroalimentare più regolamentato e controllato non solo a livello italiano, ma europeo.
“Che il bio sia più sicuro – aggiunge Ferrante – è confermato anche dagli 800 comuni italiani che lo hanno scelto per le mense delle scuole elementari, come il comune di Roma, e che con l'arrivo del biologico nel piatto hanno visto azzerarsi i casi di salmonella”.
La contrapposizione tra il prodotto chimico e quello biologico, in chiave puramente dialettica senza contare su rilevanze scientifiche, rischia di generare confusione. Bisognerebbe considerare che sempre più consumatori preferiscono i prodotti biologici, perché alla tutela della sicurezza alimentare - garantita da un regolamento comunitario oltre che da una fitta rete di controlli – coniugano il rispetto per l’ambiente. Il biologico è uno dei settori più controllati, proprio perché deve restituire al consumatore un valore aggiunto che è dato dall’impegno a favore della sostenibilità etica e ambientale.