“Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto.”
E’ con queste parole pronunciate da Charlie Chaplin nel suo “Discorso all’umanità”, all’interno del film “Il grande dittatore”, che è iniziata la mia esperienza al PER. E l’effetto è stato quello di un colpo di fulmine, come quando vedi una ragazza per strada e senza neanche sapere chi è, come si chiama e che cosa fa nella vita sai già che potrebbe essere quella giusta per te!
Sono venuto a conoscenza del Parco dell’Energia Rinnovabile grazie al Master in Green Economy che ho frequentato lo scorso anno. Tra le varie proposte di stage che mi erano pervenute per terminare questo percorso di studi c’era proprio quella di andare a lavorare per 6 mesi in questa realtà che tutti coloro che ci erano stati mi descrivevano come incredibile, quasi ai limiti della fantascienza, in cui c’è questo personaggio geniale che ha dato vita a questo progetto che sembra venire da un altro pianeta.
L’occasione per andare a visitare il PER è stata quindi l’evento finale del Master in cui noi studenti avremmo visto condensato in un unico luogo tutto quello di cui avevamo sentito parlare riguardo le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Se devo essere sincero, nel tragitto in auto per arrivare al PER ho provato delle emozioni contrastanti: da una parte l’entusiasmo e la curiosità per una nuova avventura che forse stava per iniziare, dall’altro il timore e la paura associati al salto nel vuoto e al cambiamento che questa esperienza avrebbe comportato.
Appena arrivato al PER mi sono trovato scaraventato in un contesto che mai mi sarei immaginato, in un luogo che veramente era fantascientifico come me lo avevano descritto, che sembrava quasi di essere finiti chissà dove.
Ma, per come sono fatto io, il contenitore non è mai importante e fondamentale quanto il contenuto: ogni oggetto, luogo, persona è sempre e solo una “scatola vuota” che, se non ha all’interno quegli elementi che ritengo giusti e coerenti con quello che penso e sono io, non avrà mai significato e valore nella mia vita. Perché nel lavoro, come nella vita, vengono sempre prima le persone, le relazioni e i rapporti umani che possono nascere (contenuto) piuttosto che i soldi e tutto il resto (contenitore).
E il fatto di aver sentito le parole di Chaplin nel discorso di presentazione che Alessandro Ronca, responsabile del Per, aveva preparato è stato un primo indizio del fatto che forse ero capitato nel posto giusto al momento giusto!
Secondo indizio: dopo la visita di una parte delle strutture e degli impianti del PER ci siamo seduti a tavola. Ci era stato comunicato che il pranzo sarebbe stato esclusivamente vegetariano. Inizio a pensare: “Vabbè, un’esperienza nuova, anche se non mi convince molto”. Ed è qui che mi sbagliavo! Penso di aver consumato uno dei pranzi più buoni e gustosi della mia vita (ed infatti ricordo ancora a memoria tutto il menù di quella giornata!) e devo dire che questa esperienza, un po’ meno filosofica nell’approccio ma un po’ più “di pancia”, si è rivelata un elemento molto importante nella decisione che ho preso.
Terzo indizio (e mai come in questo caso è vero che “Tre indizi fanno una prova”!): la possibilità di vivere in una realtà vitale e dinamica in cui ho la possibilità di sviluppare appieno il mio potenziale umano e lavorativo, occupandomi veramente ed in prima persona di ciò di cui vorrei occuparmi “da grande”, coniugando le mie aspirazioni personali con le mie idee (o ideali?) di un mondo che viaggi in un modo diverso da come lo viviamo oggi, più aderente a quello che secondo me è l’obiettivo principale di ogni essere umano su questo pianeta: essere felice, e raggiungere la propria felicità nella vita quotidiana secondo le proprie aspirazioni e i propri obiettivi personali.
A questo proposito, credo sia esplicativo del senso della mia esperienza al PER questo spunto pubblicato sul blog di Simone Perotti e ripreso qui su Il Cambiamento in cui si afferma:
“Non sprecate i talenti che avete stando male, facendovi del male, contribuendo al degrado, alla decadenza di questa civiltà, solo per avere un impiego, per denaro, per noia, o solo perché diventare sobri, gente che vive con poco, vi sembra misero, vi spaventa, non ne avete la forza. Non siate gente comune, che si sente niente se non ha, perché non siete comuni, siete solo persone qualunque, dunque identiche a tutte le altre, e potete fare le stesse cose che fa ognuno che abbia detto “no”, chiunque sia cambiato, abbia accostato la sua rotta per l’isola dove ha davvero senso atterrare. Non rinunciate all’idea di seguire quello che siete, e dunque di inventarvelo un lavoro che serve, che è utile, che ha senso per voi come esseri umani e per il mondo in cui vivete. Prima di dire che non si può, dovete aver tentato ed essere falliti almeno cento volte, altrimenti è solo un alibi.”
Come avrete intuito non mi sono lasciato scappare l’occasione di fare questa esperienza al PER! E’ stata la mia prima vera esperienza lavorativa fuori da casa, in un contesto isolato e tranquillo, completamente all’opposto di quello cittadino e caotico a cui ero abituato fino al giorno prima. Questo cambiamento è avvenuto non perché non mi andasse bene la vita che facevo prima, anzi devo ammettere che ogni tanto un po’ mi manca la vita della città, ma sicuramente è stato un cambiamento che mi ha fatto solamente bene.
Il beneficio che ho tratto da questa esperienza è che ho imparato che il cambiamento è sempre e solo un processo che si sviluppa a livello interiore e che quindi basta anche solo fare questo “scatto” e questa trasformazione nella nostra vita per dire di essere già sulla strada giusta per la realizzazione del proprio cambiamento, o come piace dire a me “trasformazione”.
Venendo al presente, i sei mesi di stage sono terminati e di comune accordo con i responsabili ho deciso di rimanere ancora “l’unico residente del PER” ed iniziare a collaborare in maniera più continuativa e incisiva in tutte le attività che ruotano attorno a questo luogo, cercando di impegnarmi ancora di più e venendo responsabilizzato maggiormente ed investito di un ruolo sempre più attivo e propositivo. Devo confessare che più passa il tempo e più mi sento a mio agio e coinvolto in questa esperienza che sto facendo, perché sento che mi sto impegnando in qualcosa che prima di tutto mi rende felice e che inoltre ha un valore concreto e positivo in assoluto, che va oltre il singolo individuo e ha a che fare con il futuro di tutta quanta l’umanità su questo pianeta!
“Poiché le vite di tutte le persone sono collegate nel profondo, un cambiamento radicale di un individuo avrà un effetto positivo su tutti coloro con cui entra in contatto, soprattutto con quelli con cui condivide un forte legame. La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità.” (Daisaku Ikeda)
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