di
Elisabeth Zoja
08-02-2011
Dopo due anni di ritardo la Commissione europea ha nuovamente posticipato l'entrata in vigore della normativa sulle etichette dei prodotti alimentari. Per il momento le etichette degli alimenti possono garantire la 'sanità' dei rispettivi prodotti. La legge prevista vorrebbe porre però dei limiti a una serie di termini fuorvianti che continuano ad essere utilizzati per definire gli alimenti.
“Magro”, “ricco di fibre” o “senza zucchero aggiunto” sono alcune delle etichette che invitano un consumatore a comprare la scatola di cereali che ha davanti. In alcuni casi zittiscono la voce interiore che gli suggerisce che non si tratta di un alimento ‘sano’. Prima di effettuare la scelta, però, bisognerebbe definire concetti come ‘sano’, ‘naturale’ e ‘puro’. Per questo l’Unione Europea sta elaborando delle norme sulle etichette informative dei prodotti alimentari.
Nel 2006 la Commissione europea aveva formulato le norme a cui attenersi in questo campo. La legge doveva venir varata entro il 2009; agli inizi del 2011, con due anni di ritardo, la Commissione ha rinviato l’entrata in vigore della legge. Il procedimento sui profili nutrizionali “è attualmente bloccato”, ha annunciato Frédéric Vincent, portavoce del Commissario dei consumatori UE John Dalli.
L’obiettivo di tale normativa è garantire informazioni affidabili ai consumatori e conseguentemente combattere l’obesità. Per questo la Commissione intende stabilire criteri che regolino le definizioni di un ‘prodotto salubre’. Alcune affermazioni che oggi si leggono sulle etichette sono “aumenta la concentrazione”, “potenzia il sistema immunitario” o “rinforza le ossa”: una frase che si trova spesso sulle tavolette di cioccolato, poiché contengono calcio. Quel che le etichette non considerano, però, è che le quantità medie di calcio contenute nel cioccolato sono ridicole rispetto a quelle di zucchero (che invece è nocivo per le ossa).
La legislazione dell’UE dovrebbe dunque impedire tali manipolazioni attraverso criteri molto chiari: “Se la Commissione non rende più severa tale regolazione, cibi quali […] cereali ricchi di zucchero, biscotti di pasta frolla […] e snack salati potranno vantare le loro qualità sane senza fornire informazioni sui loro aspetti nocivi”, dichiara l’associazione per la protezione dei consumatori Which?.
La qualità del cioccolato, inoltre, è stata argomento di una denuncia che la Corte europea ha fatto all’Italia nel novembre scorso. L’Italia aveva stabilito che il contrassegno ‘puro’ potesse venir posto esclusivamente su prodotti di cioccolato che non contenessero altri grassi vegetali che il burro di cacao. L’UE, invece, aveva determinato che fino al 5% dei grassi vegetali del cioccolato potesse essere di altro tipo.
Secondo la direttiva europea tali percentuali non altererebbero la qualità del prodotto e quindi non dovrebbero impedire contrassegni quali ‘puro’. Il consumatore, però, non sa cosa si nasconde dietro a tale aggettivo. Per questo la legge europea sui prodotti a base di cioccolato richiede che nei rispettivi casi venga scritto a chiare lettere: “Contiene grassi vegetali in aggiunta al burro di cacao”.
Nel reclamo diretto all’Italia la Corte europea ha insistito sull’obiettivo UE di raggiungere un’uniformità di tali etichette all’interno del mercato europeo. Inoltre la Corte sottolinea che esiste una legge UE che stabilisce “la necessità del consumatore di ottenere informazione corretta, neutrale e oggettiva”. Senza chiarimenti sul suo significato, un aggettivo come ‘puro’ non è né neutrale né oggettivo: non si tratta neanche di informazione.
Un altro prodotto che ha suscitato polemiche è il tipico pane scuro tedesco. Questo alimento essendo integrale è ricco di fibre, ma la ricetta tradizionale prevede un alto contenuto di sale che, secondo gli standard europei in elaborazione, vieterebbe la sua attuale qualifica come prodotto ‘sano’. Dopo alcune proteste provenienti da Berlino, la Commissione europea ha introdotto una modifica.
Nel febbraio 2009 è stato aggiunto un paragrafo che esenta il pane scuro tedesco dal criterio della concentrazione di sale in quanto prodotto ‘tradizionale’: “Dovrebbe venir posto un limite più alto sulla quantità di sodio nel pane ricco di fibre, come alcuni tipi di pane scuro tradizionale”. L’associazione Which? contesta: “La definizione di ‘tradizionale’ è così vaga che qualsiasi prodotto potrebbe ottenere questa qualificazione”.
Un ulteriore problema in questione è il seguente: la Commissione europea vuole regolare le etichette dei prodotti a metà 2011, ma senza definire prima i profili nutrizionali che determinano quali prodotti sono abbastanza sani per portare tali contrassegni. Rimane dunque il dubbio: questo procedere contraddittorio riuscirà a limitare le etichette fuorvianti?
(fonte: Euractiv.com)