di
Andrea Degl'Innocenti
21-12-2012
L'Europa ha approvato l’inserimento della rete europea di piste ciclabili nella rete di trasporti Ten-T, che consente di finanziare le grandi opere. Quella che potrebbe essere una rivoluzione, invece rischia di scontrarsi con la mancanza di fondi e le politiche di austerità imposte dall'Europa stessa.
C'è un'Europa dell'austerità, che ruba risorse ai territori, tiene in scacco i paesi membri con meccanismi come il Mes o il Fiscal Compact, soffoca le rivendicazioni locali, incentiva le grandi opere, strizza l'occhio alla finanza internazionale. Poi c'è un'Europa verde, che si batte per il rispetto dell'ambiente, che incentiva la mobilità sostenibile e le energie rinnovabili.
Queste due Europe guardano in direzioni opposte e spesso si ritrovano a confliggere. Parliamo del progetto EuroVelo. Il 18 dicembre la Commissione trasporti della Commissione europea ha approvato l’inserimento della rete ciclistica EuroVelo nella rete di trasporti Ten-T, la rete transeuropea di trasporti. Si è trattato di una decisione importante: per la prima volta le piste ciclabili sono equiparate a ponti, trafori, strade e possono accedere ai fondi riservati alle cosiddette “grandi opere”.
L'idea che sta alla base di EuroVelo è quella di creare una grande rete ciclabile europea attraverso lo sviluppo di 12 piste internazionali su lunghe distanze che attraversino tutti i paesi del continente, siano essi dentro o fuori dall’Unione Europea.
Il fatto che la commissione europea abbia inserito il progetto nella rete T-Ten dovrebbe significare che anche le piste ciclabili di potranno accedere ai finanziamenti europei dedicati alle “grandi opere”. Le reazioni sono state dapprincipio eccitate: “Si tratta di un risultato grandioso, storico, inaspettato fino solo a qualche giorno fa” ha esultato il presidente della Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), Antonio Dalla Venezia.
Ma l'entusiasmo è durato poco. È stata la stessa Fiab, intervistata dal portale web Virgilio GoGreen, a raffreddare gli animi, dopo una più accurata analisi del provvedimento: “Al momento, sono stati approvati solo degli emendamenti di compromesso. Il risultato è che EuroVelo è stata inserita nell’agenda del regolamento per le reti infrastrutturali europee. Ciò significa che le opere di ingegneria civile – ponti, strade, gallerie – dovranno prevedere infrastrutture ciclabili. Non è ancora chiaro però se queste potranno essere fatte a compensazione, andando a implementare la rete europea, o se quelle stesse strade in progettazione dovranno poi essere ciclabili una volta realizzate.”
Per quanto riguarda quelle “decine di miliardi di euro” di cui si era parlato inizialmente e che dovrebbero essere accessibili alla mobilità su due ruote, la Fiab ha ammesso che “per come stanno ora le cose, non sono previsti finanziamenti specifici per le piste ciclabili”.
Insomma, il risultato finora ottenuto dimostra principalmente la volontà della "Europa verde" di incentivare la mobilità sostenibile. Ma da qui a sbloccare i finanziamenti il cammino sarà lungo. Lo scontro con l'altra Europa, quella dell'austerità, sembra inevitabile. Dagli esiti di questo scontro (che va al di là della questione EuroVelo) dipende buona parte del futuro dell'Unione europea e dei paesi membri.