Fini sociologi, commentatori, economisti, filosofi, ecclesiastici, accademici si dilettano in grandi elucubrazioni sulla ragione per la quale la nostra società è così decadente, senza valori, priva di interesse per la cultura, sempre più superficiale, edonista e, in conseguenza di tutto ciò, autodistruttiva. Non servono grandi spiegazioni o fini disquisizioni di esperti che analizzino chissà cosa. La ragione principale dello sfacelo è la capacità del cosiddetto sistema di comprare chiunque. Basta esporre la mercanzia in vetrina, basta fare credere alla gente che fare carriera, diventare ricchi, famosi e vivere nel lusso sia l’obiettivo primario da raggiungere.
Sì, possiamo riportare in piccolo l’esempio di chi vuole diventare ricco e famoso: lunghe lotte, rivendicazioni, conquiste sociali sono stata barattate per il posto fisso, l’auto nuova, la cucina di marca, l’ultimo cellulare. E chi se ne frega se ci rimettono le generazioni che verranno e l’ambiente... intanto arraffiamo quello che è possibile, poi si vedrà.
In questo teatro dell’opportunismo ci sono alcuni personaggi che confermano pienamente che al sistema della crescita basta comprare le persone, poi il gioco è fatto. Il noto rapper Fedez, che iniziò la sua carriera nei centri sociali e che in passato aveva forse una coscienza impegnata, ci chiarisce lui stesso meglio di qualsiasi filosofo come stanno le cose. In una recente intervista rilasciata a un genio della cultura di levatura mondiale quale Maurizio Costanzo, Fedez stesso ammette di essere diventato quello che odiava. Questa la sua affermazione: “Da piccolo avevo delle convinzioni, degli ideali… inevitabilmente sono diventato ciò che ho sempre odiato... appartenendo a classi subalterne e affrontando anche tematiche sociali… venivo da un'estrazione fortemente connotata politicamente… però, inevitabilmente, il mio imborghesimento artistico e personale mi ha fatto diventare un po’ una contraddizione vivente”.
Le stesse classi subalterne che così come Fedez hanno fatto una scelta chiara, un tempo votavano a “sinistra”, oggi votano Lega perché l’unica legge rimasta è mors tua vita mea, dove chiunque che possa minacciare il nostro micro-orticello è un nemico.
Interessante poi che Fedez dica “inevitabilmente”, come se non ci fosse possibilità di scelta fra continuare ad avere ideali e valori o buttare tutto a mare. Un pensiero che ricorda molto il “tengo famiglia” o “meglio morire di cancro che di fame”, dove opportunismo e cinismo sono i pilastri che rendono giustificabile qualsiasi aberrazione. Un'affermazione come quella di Fedez deve essere un colpo non indifferente al proprio io interiore e un'ammissione pesante di sconfitta esistenziale; infatti, per diventare ciò che si è sempre odiato ci vuole davvero tanto pelo sullo stomaco. Ma poi il conto in banca, il lusso, i soldi a palate fanno dimenticare tutto e rendono possibile ogni confessione anche quella più pesante contro se stessi, tanto si sa perfettamente che al fan non interessa nulla quanto sei contradditorio e incoerente; puoi dire qualsiasi cosa e verrai comunque idolatrato perché tu sei lassù, in alto, tu sei arrivato.
In fondo, i valori, gli ideali come li chiama Fedez, non contano nulla, non hanno nessun peso specifico di fronte al dollarone che tutto e tutti compra. Eppure se si ha talento, se si è bravi, si potrebbe lo stesso guadagnare dignitosamente ma mantenere valori e non diventare un burattino nelle mani del business, cioè non arrivare a essere ciò che si è sempre odiato.
Con questo giochino che Fedez illustra perfettamente, il sistema della crescita si compra tutti, dall’operaio fino alla star di grido che parte dal “basso”, e ogni tentativo di costruire una società diversa da quella alla deriva che abbiamo si esaurisce di fronte alla vetrina piena di ogni merce luccicante, alla quale è impossibile resistere.
Ma chi non si fa comprare non potrà mai diventare come quello che ha sempre odiato, per il semplice motivo che è una persona libera.