di
Alessandra Profilio
20-06-2013
La Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere è ora legge dello Stato Italiano. Dopo la Camera, anche il Senato ha dato il via libera alla Convenzione, completando così il processo di ratifica del documento che rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.
La Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere è ora legge dello Stato Italiano. Dopo la Camera, anche il Senato ha dato il via libera alla Convenzione, completando così il processo di ratifica del documento scritto a Istanbul nel maggio 2011 e che rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza fisica e psicologica.
In particolare la Convenzione di Istanbul mira a “prevenire e contrastare la violenza intrafamiliare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonché di perseguire gli autori”. Tra i principali obiettivi della Convenzione vi è l'individuazione di una strategia condivisa per il contrasto della violenza sulle donne, ma anche la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori.
Inoltre la Convenzione mira a promuovere l'eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore parità tra donne e uomini.
Nella Convenzione viene peraltro riconosciuta ufficialmente la necessità di azioni coordinate, sia a livello nazionale che internazionale, tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico delle vittime e la necessità di finanziare adeguatamente le azioni previste per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno, nonché per il sostegno alle vittime e lo sviluppo dei servizi a loro dedicati.
La Convenzione prevede anche la protezione e il supporto ai bambini testimoni di violenza domestica e viene chiesta la penalizzazione di una serie di comportamenti di violenza nei confronti delle donne. Ne fanno parte lo stalking, la violenza fisica, lo stupro, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali, l’aborto o la sterilizzazione forzati e le molestie sessuali.
Tra gli 81 punti si pone particolare attenzione anche all’uso che i mezzi di comunicazione fanno del corpo femminile anche solo per pubblicizzare prodotti. La Convenzione, poi, interagisce con un ampio spettro di situazioni, a partire dalle scuole, in cui è prevista ad esempio l'introduzione di corsi per formare alle relazioni di genere.
Una serie di articoli della Convenzione è poi relativa all'immigrazione e più in generale alla protezione delle donne che vengono da Paesi in cui potrebbero o hanno già subito violenza.
Di fondamentale importanza è il fatto che la Convenzione riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione.
Con il via libera di ieri al Senato, l'Italia è il quinto Paese ad aver ratificato la Convenzione, dopo Albania, Montenegro, Portogallo, Turchia. Per entrare in vigore la Convenzione ha bisogno della ratifica di dieci Paesi, di cui almeno otto membri del Consiglio d'Europa. Ad oggi la Convenzione è stata firmata da altri 23 paesi, membri del Consiglio d'Europa, che devono portare a termine il processo di ratifica.
Perché la Convenzione abbia un impatto sulla vita di tutti i giorni dovrà essere varata una legge di attuazione che abbia la copertura finanziaria necessaria per permettere la realizzazione dei concreti interventi di sostegno.
In merito al via libera da parte del Senato della Convenzione di Istanbul, Josefa Idem, ministro per le Pari opportunità ha parlato di un “passo storico” e ha affermato: “con il voto di oggi l'Italia vuole ripagare un debito, incolmabile, nei confronti delle tante donne uccise dai mariti, fidanzati, partner o ex partner violenti ed intende tutelare e proteggere le donne dalla violenza maschile”.
Secondo il Consiglio d’Europa il 25% delle donne in Europa, ovvero una su quattro, ad un certo punto della propria vita ha subito violenza domestica.
Nel 2012 in Italia sono state 124 le donne uccise a causa delle violenza di genere. A questo dato, che emerge dal rapporto della Casa delle donne di Bologna, bisogna sommare poi 47 tentati femminicidi.
Il 60% dei delitti – riferisce il rapporto - è avvenuto nel contesto di una relazione intima tra la vittima e l'autore del reato, relazione in corso o appena conclusa. Nel 25% dei casi la donna avevano appena concluso il rapporto amoroso oppure stava per farlo. Le vittime di femminicidio vengono uccise prevalentemente in casa (63%) e spesso non sono le uniche vittime: nel 2012 otto persone, tra le quali anche figli della coppia, sono state uccise durante la furia omicida.
Il dossier spiega che la maggioranza di questi delitti avviene nelle regioni del Nord. Le regioni che contano maggiori femminicidi sono Lombardia, Campania e Emilia Romagna. Moltissime le straniere vittime di violenza domestica (il 31%), ma nel 73% dei casi l'assassino è un italiano.
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