di
Paolo Merlini
24-02-2011
Animato dalla sua grande passione per la mobilità pubblica, Paolo Merlini, il nostro esperto di vie traverse, questa volta ci conduce in Calabria. Affidandosi alle Ferrovie della Calabria e quasi per caso si ritrova a Cosenza Vecchia, un luogo che lascia spazio all'incantamento e alla ricerca della felicità più vera, oltre ogni aspettativa.
La felicità è una rapina permanente! Leo Ferré
È l’ora di pranzo di un mercoledì di mezz’agosto e mi trovo a Soveria Mannelli. Come recita Wikipedia: “città italiana di circa 3.200 abitanti, posta nella Sila Piccola, in provincia di Catanzaro, al confine con la provincia di Cosenza”. Aggiungo che si trova a 774 m.s.l.m. e che il vento di oggi mitiga il caldo agostano. Non sono arrivato qui per caso.
Soveria Mannelli è uno degli snodi delle Ferrovie della Calabria. Il mio treno per Catanzaro partirà solo tra più di un’ora. Ricapitolando le idee prendo Corso Garibaldi e mi incammino verso la vicina Piazza dei Mille dove si erge l’obelisco celebrativo all’impresa dei Garibaldini.
Questa mattina alle 7.25 sono arrivato alla stazione di Cosenza Vaglio Lise che, dal 1987, è lo scalo terminale delle linee per Sibari e per Paola. Qui fanno capolinea anche le Ferrovie della Calabria. Questa stazione mi fa venire voglia di ripartire immediatamente, ma alla biglietteria delle Ferrovie della Calabria mi avvisano che il prossimo treno per Catanzaro partirà solo alle 11.28.
Esco nell’ampio e deserto piazzale antistante alla stazione e prendo l’urbano numero 27 dell’efficiente Amaco , l’azienda per la mobilità nell’area cosentina.
Il biglietto, tariffa urbana costa 1 euro, dura 60 minuti e si può acquistare a bordo del bus dove c’è una macchinetta che accetta monete e/o scheda prepagata. Un applauso per l’Amaco!
Sul bus ci sono io ed una masnada di zingari dal momento che, nei pressi della stazione pare esserci un accampamento. Sono pronto a giurare che tutti i Rom abbiano l’abbonamento, perché io sono l’unico ad obliterare il biglietto.
Non sono mai stato a Cosenza e non pensavo di avere tempo per fare un giro, ergo non so nulla della città.
Il bus lascia la brutta, anonima e sgarrupata stazione alla quale io lancio uno sguardo come a dire: “a mai più rivederci…”. Dopo un po’ di periferia entriamo in centro ma io non me ne accorgo e domando ad alcuni passeggeri dove si trova il centro storico. I cosentini sono prodighi di informazioni ed in gruppo mi invitano a scendere dal 27 per prendere il 23 che mi porterà a Cosenza Vecchia. Obbedisco!
Scendo, arriva subito il 23 e salito a bordo chiedo all’autista di lasciarmi a Cosenza Vecchia. L’autista, cosentino al 100%, mi riconosce come turista ed ha piacere di descrivermi la strada che percorriamo. Attraversiamo il ponte sul fiume Crati e saliamo sul colle Pancrazio in cima al quale svetta il castello Svevo-Normanno del 1100-1200. Il mio autista mi lascia alla fermata in Piazza XV Marzo al centro della quale campeggia la statua di Bernardino Telesio. Ci vorrebbe Rumiz per descrivere questa bella piazza. Immediatamente sono vittima della sindrome di Stendhal e solo ora, ripensandoci, mi rendo conto delle tante bellezze che ho visto.
Provo a raccontare la piazza. Alle spalle della statua di Telesio c’è il bellissimo Teatro Rendano che ricorda nello stile il teatro della Scala di Milano. Alla sinistra di Telesio c’è il palazzo dell’Accademia Cosentina, mentre di fronte al grande scienziato c’è il Palazzo della Provincia nell’atrio del quale, 3 distinti signori parlottano tra loro.
Mi rendo conto di essere capitato in una delle piazze più belle d’Italia e so che per alimentare ancora il mio incantamento debbo discendere Corso Telesio, ma abbagliato da tanta magnificenza non capisco dove inizia e chiedo un’informazione ai 3 uomini. Questi, leggendomi negli occhi la gioia di essere arrivato a Cosenza Vecchia, mi 'impongono' di visitare le sale di rappresentanza del Palazzo della Provincia. Non vogliono sentire ragione, anzi mi accompagnano di persona.
Quanta bellezza! Sono certo che i più fortunati di voi riusciranno a vedere quello che ho visto io. Quando torno sulla strada sono prossimo al delirio tremens, ma debbo andare avanti. Imbocco Corso Telesio che scende fino a Piazza dei Valdesi in prossimità del ponte sul Crati che ho attraversato col bus. Ecco, per descrivere la poetica bellezza di corso Telesio bisognerebbe far resuscitare Kapuscinski o Nicolas Bouvier. Proprio a Bouvier penso perché di sicuro è qui che si può vedere come si deposita La Polvere del Mondo.
Quasi in trans mi trovo dentro il Gran Caffè Renzelli fondato da più di 200 anni. È uno dei locali storici d’Italia.
Bevo un caffè anche se mi ci vorrebbe un cordiale per riprendermi. Esco e dopo pochi metri mi imbatto il quello che sarà il colpo di grazia: il Duomo di Cosenza del XII secolo. Sono quasi felice quando apprendo che, a causa di lavori di restauro in corso, il sepolcro di Isabella d’Aragona è celato dalle impalcature. Il Brandi lo descrive come un monumento assolutamente unico in Italia e questo mi darà lo spunto per ritornare a Cosenza molto presto.
Mi rendo conto che Cosenza Vecchia sta morendo e mi auguro che l’UNESCO voglia salvaguardare questo patrimonio dell’umanità.
Arrivo al fiume e procedo verso la vicina ex stazione ferroviaria delle FFSS che oggi ospita la locale sede del C.o.n.i.. Di fronte a questo importante ex scalo ferroviario del sud Italia c’è l’Hotel Excelsior che ospitò di certo viaggiatori d’altri tempi. Onestamente non capisco perché una così centrale stazione sia stata dismessa.
Mentre ragiono tra me e me vedo la stazione di Cosenza Centro delle Ferrovie della Calabria e vedo anche il centro commerciale I 2 Fiumi costruito sull’area precedentemente occupata dagli scambi ferroviari delle FFSS. Capisco tutto: in centro città meglio andare a comprare le mutande firmate piuttosto che avere una comoda strada ferrata. Mi consolo andando a visitare la centralissima autostazione dove transitano tante autolinee interregionali della zona. È bella e funzionale. La lascio sperando di ritrovarla allo stesso posto la prossima volta che verrò.
Percorro Corso Mazzini che è isola pedonale e torno alla Stazione delle Ferrovie della Calabria, ben tenuta, presidiata, con biglietteria e bar aperti. Mentre mi rallegro di tanta apparente efficienza, chiedo un biglietto per Catanzaro. Mi si apre un mondo perché la giovane bigliettaia mi domanda: “Ma si vuole fare del male?”. Visto che non capisco mi fa: “ Ma è sicuro?”. Io sgrano gli occhi e ribadisco che se c’è il treno vorrei salirci a bordo con il regolare biglietto.
La bigliettaia pensa di trovarsi di fronte ad un caso clinico e premette che potrà farmi il biglietto solo fino a Soveria Mannelli, poi mi avvisa che la linea è interrotta e alcuni tratti sono serviti da un autobus sostitutivo. Quindi con la solennità del parroco quando annuncia le stazioni della Via Crucis inizia a snocciolare i vari cambi forzati che dovrò affrontare. Ecco un buon esempio della teoria della relatività perché quella che per lei è una tortura per me è un’orgia di piaceri. Il biglietto Cosenza – Soveria costa 2.48 euro ed il treno parte alle 11.28.
Continua...
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