«Il 22 settembre 2016 si celebra il primo Fertility day, Giornata nazionale dedicata all’informazione e formazione sulla fertilità umana, istituita con Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2016». Esordisce così il proclama pubblicato sul sito del Ministero della Salute.
L’iniziativa è così assurda e discriminatoria da essere stata sommersa di critiche da ogni parte e denota che i governanti non sanno più cosa inventarsi per risollevare il PIL. Si sono infatti accorti che la nostra natalità è fra le più basse al mondo e senza gli immigrati saremmo sottozero, destinati presto a estinguerci come gloriosa stirpe italica. Proprio in questi giorni è stato presentato uno studio della Fondazione Moressa in cui si illustra cosa sarebbe lo scenario europeo senza immigrati da qui al 2030: la catastrofe sociale ed economica, con intere popolazioni che diminuiscono di milioni di persone. Il governo lo sa bene: senza figli e quindi nuovi consumatori, chi comprerà i prodotti e farà crescere il PIL? Chi pagherà le pensioni di un popolo di anziani? Urge correre ai ripari con una campagna che non avrebbe sfigurato nel ventennio fascista.
I figli, per chi ci governa, non sono più una scelta privata ma un dono allo Stato e un affare pubblico e chi non segue questa prassi viene messo in cattiva luce, vista la maniera vergognosa in cui viene trattato il tema facendo sentire chiaramente in colpa chi fa scelleratamente scadere l’orologio biologico o decide di non avere figli. Che la faccenda non sia scelta libera e consapevole ma questione di Stato e medicina, lo conferma il plauso all’iniziativa soprattutto da parte di molti medici e della presidente di Federfarma che raggruppa le farmacie italiane.
La scelta di fare un figlio è una cosa molto personale, da decidere in due e soprattutto se lo si vuole fortemente, non perchè scadono i tempi come per gli alimenti. Non ha alcun senso forzare una scelta che deve avvenire nella massima tranquillità e lucidità. E cosa succede se poi si fa il figlio perché scadevano i tempi ma non si era convinti? Ci sono già purtroppo non poche famiglie dove fare un figlio viene deciso con estrema leggerezza, a giudicare dai problemi che nascono, dalla conflittualità crescenti e dalla mancanza di gioia che si trovano a vivere i bambini. Fare figli senza la necessaria consapevolezza significa spesso non seguirli adeguatamente, lasciandoli in balia di televisioni, smartphone e babysitter, parcheggiati e sballottati qui e lì da genitori perennemente di corsa, indaffarati e stressati. Poi ci si stupisce se i figli hanno problemi, si comportano in maniera strana, non fanno questo e quello, si chiudono in se stessi, si impasticcano, bevono o hanno comportamenti autolesionisti.
I ragazzi di oggi vivono uno stress molto alto, bombardati da mille stimoli, quasi mai positivi, lasciati allo sbaraglio da genitori convinti che dandogli qualsiasi cosa in forma di oggetti, li possa fare stare bene. Invece i figli, magari, più che essere considerati oggetti, vorrebbero gli si dedicasse maggiore tempo.
Immaginate quindi in questa situazione l’assurdità di qualcuno che fa un figlio perché scadono i termini biologici. Mi immagino la domanda del loro bimbo un giorno. ”Mamma, papà perché mi avete fatto nascere?". "Perché ce lo ha consigliato il ministero della salute e scadevano i termini…(!?)”
Molte critiche al Fertility Day si sono incentrate sul fatto che di figli se ne farebbero se ci fossero più servizi sociali, più asili nido, più lavoro e di conseguenza più soldi. Ma siamo sicuri che siano queste le motivazioni per cui non si fanno figli? Non si tratta di mancanza di servizi, soldi e lavoro, altrimenti non si capisce perché in paesi dove servizi, soldi e lavoro ci sono, di figli se ne fanno comunque pochi. Basti pensare alla Germania che ha servizi sociali efficientissimi e per tutti, agevolazioni e supporti di ogni tipo per le famiglie, stipendi alti, che però ha una bassissima natalità simile alla nostra, salvati anche loro dalla natalità degli immigrati. In passato in Italia, dal punto di vista della tutela sociale, la situazione era anche più difficile rispetto a oggi e c’era meno ricchezza diffusa, eppure di figli se ne facevano. Inoltre non si capisce nemmeno perchè gli immigrati fanno tanti figli, dato che sono quelli messi peggio di tutti, non solo perché spesso sfruttati come bestie e quindi sottopagati ma anche perché ancora meno tutelati di noi. E gli immigrati sono manna dal cielo, sia perché così si possono sfruttare da parte di imprenditori, caporali e frequentatori di prostitute, sia perché pagheranno le nostre pensioni , visto che senza gli immigrati siamo un paese a natalità sottozero. Quindi se i figli non si fanno, per la maggior parte dei casi non è un problema di soldi, lavoro, asili nido, etc. Tra l’altro il desiderio di fare un figlio è qualcosa di così forte e potente che non c’è difficoltà economica che tenga perché è un desiderio che vince su qualsiasi cosa e che convince due persone a voler concepire una nuova vita con cui condividere l’esistenza per una parte di cammino.
Figli non si fanno soprattutto perché abbiamo costruito una società senza valori che dà sempre meno speranze e quindi si è diventati senza slancio ed entusiasmo verso la vita stessa. Ci hanno poi raccontato e fatto credere che la carriera, i soldi, il successo, valgono più di tutto e per queste assurdità si sacrifica ogni cosa, anche gli affetti, anche un figlio. Sono ormai innumerevoli le storie di persone che hanno sacrificato tutto per questi obiettivi che gli hanno lasciato solo stress e devozione per imprese e datori di lavoro che una volta averle spremute, le eliminano o rimpiazzano tranquillamente. Ma se si crede che la carriera, il lavoro o simili, vengano prima di ogni altra cosa è perché lo si è voluto fare, non perché si è alla fame o lo si è fatto con una pistola puntata alla tempia. Inoltre nella società imbevuta di arrivismo, in una concorrenza spietata con chiunque, la conflittualità anche fra le coppie è così alta che difficilmente si decide di affrontare la scelta di fare un figlio considerando che un minimo di armonia è necessaria.
E se quindi siamo impegnatissimi ad autorealizzarci, perché perdere tempo a fare dei figli e a sacrificare per loro del nostro prezioso tempo? C’è ne è già pochissimo di tempo, perché utilizzarlo per qualcosa che non dà vantaggi né monetari, né di carriera, né di visibilità?
Bisognerebbe invece recuperare ciò che è veramente importante e dà senso alla nostra esistenza e ci fa profondamente felici come può esserlo il sorriso di nostro figlio. Bisogna ritrovare speranza nella vita e armonia, aspetti che possono più facilmente giungere con un rinnovato rapporto e vicinanza con la natura oltre che con la costruzione di legami comunitari forti che sono il modo migliore per dare supporto e fiducia alle persone, anche nella scelta di fare un figlio.
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