Chi non ha un sogno da realizzare? Tutti, o quasi. Solo in pochi riescono a realizzarlo perché sono pochi, in genere, coloro che si impegnano affinché il sogno si realizzi. A questa ristretta categoria appartengono sicuramente le persone che lavorano in PAEA, le quali hanno deciso di tirare fuori il sogno dal cassetto e metterlo sul tavolo lavorando su energie pulite e su progetti ambientali (e molto altro), facendo formazione, organizzando mostre itineranti sulla casa ecologica. Il prossimo fine settimana, al Parco dellʼEnergia Rinnovabile, in Umbria, tra Todi e Amelia, si celebra il quindicesimo compleanno di questa avventura che inizia nel 1999 per volontà di Paolo Ermani.Fin dagli anni degli studi universitari Ermani ha unʼidea ben precisa: occuparsi di energie rinnovabili in Italia. Se ai giorni nostri lʼimpresa è lungimirante, per allora - parliamo della metà degli anni Ottanta - si tratta di unʼimpresa visionaria. Ai tempi, temi come il risparmio energetico, le case passive e la bioedilizia sollevavano spesso scetticismo: non solo non potevano avvalersi di tecnologie avanzate ma non potevano contare neppure su un substrato culturale grazie a cui essere accolte. Oggi questi sono i settori centrali su cui lʼassociazione prospera e su cui continua a svilupparsi perché il cambiamento è solo allʼinizio.
Tornando ai primi anni, Ermani non si lascia intimorire e si dedica alle tecnologie come il solare termico e il fotovoltaico: la Germania che, senza essere il paese del sole, accoglie eccellenze come Energie und Umweltzentrum dove Ermani ha deciso di formarsi per lungo tempo e dove si organizza ogni anno, dal 1993, un corso estivo residenziale. Lì, racconta il fondatore di PAEA, apprende "capacità fondamentali come lʼapplicazione concreta di nozioni, la sperimentazione di idee nuove e il senso pratico in un contesto in cui chi lavora lo fa da professionista e non da volontario". “In Italia vi è la convinzione secondo la quale chi lavora per il bene dellʼambiente o di qualcosʼaltro, debba farlo a titolo gratuito. Eʼ socialmente accettato il fatto che qualcuno possa essere remunerato per un lavoro che, se non è inutile, è dannoso per lʼambiente, mentre si resta perplessi davanti a chi chiede un onesto riconoscimento economico a fronte della prestazione di un servizio ambientale”. Eʼ così che lʼanima italiana, creativa ed entusiasta, definita dal rigore e dalla concretezza teutonici, dà la possibilità al progetto di prendere forma.PAEA oltre a porsi come associazione promotrice delle tematiche appena viste, tiene in considerazione quello che potremmo definire approccio olistico. La tecnologia non è in nessun modo disgiunta da considerazioni di natura culturale, sociale, politica ed economica.
Nasce così, nel 2010, anche Il Cambiamento, per dare impulso e per sistematizzare un fermento di informazioni, idee, istanze che di fatto fanno capo a un desiderio di rivoluzione sociale, pacifica ma radicale, che è ben più grande dei confini di PAEA. Pare abbia poco senso infatti preoccuparsi dellʼimpatto ambientale della propriaabitazione e non farlo per la sostenibilità del proprio modo di spostarsi o di alimentarsi.Inoltre, le attività progettuali di natura tecnica si ispirano e si sviluppano su alcuni valori che allʼinterno di PAEA sono considerati irrinunciabili. Innanzitutto, la struttura associativa è non gerarchica, bensì orizzontale, ispirata a principi comuni, come la coerenza, la coesione, la responsabilità. Ermani, infatti, afferma: “noi siamo un poʼ il contrario di quello che è il mondo del lavoro ordinario in cui si ricorre alle persone per giungere ad unrisultato economico, in PAEA è il progetto ad adattarsi alle persone”.
Attenzione allʼambiente attraverso lʼedilizia ma anche quindi lʼalimentazione, la riduzione delle spese a detrimento di quella macchina consumistica che contribuisce a danneggiare lʼambiente, la considerazione delle attitudini delle persone, il valore delle relazioni e il riconoscimento della comunità. Il progetto è scardinante ed innovativo proprio per questo: le persone non sono strumenti per raggiungere i fini associativi ma lʼassociazione è uno strumento attraverso cui le persone accomunate da principi e visioni possano aggregarsi attorno a un unico centro di pensiero e azione per generare benessere.Forse è proprio questo il momento giusto per lanciarsi, spinti dalla crisi, vera o presunta, o motivati da una voglia di cambiamento che nella maggior parte dei casi è ormai pervasiva. “In Italia purtroppo manca spesso la capacità di applicare” spiega Ermani. Passare un fine settimana in compagnia di persone che hanno già camminato su una buona strada può essere unʼopportunità anche per far partire altri sogni. Anche solo raccontandoli agli altri.Altro elemento che emerge è anche il fare rete: se è vero che Ermani parte con unʼidea coraggiosa e “solitaria” ha lʼaccortezza di farsi affiancare subito, o quasi, da persone che hanno una filosofia di vita e una visione simili alle sue.
Veterana di PAEA, lʼarchitetto Marta Carugati entra, giovanissima, nel 2000 far parte del progetto, occupandosi dello sviluppo dei progetti relativi al risparmio energetico e alle rinnovabili con la realizzazione di consulenze mirate. Della sua collaborazione con PAEA dice: “Il sogno è sempre stato quello di non sperimentare alcuna suddivisione tra vita e lavoro, il lavoro doveva rientrare nello stile di vita, lʼho sempre fatto e lo sto facendo”. A Marta si affianca Marina Russo, biodesigner antesignana, responsabile dellʼarea progetto di PAEA, che ha sempre lavorato con entusiasmo e lungimiranza: “per me fare architettura ecologica è stata la testimonanza del mio modo di essere che coinvolgeva ogni ambito della mia vita”. A loro si affianca Alessandro Cagnolati, che, grazie ad una rivista sul fotovoltaico entra in contatto con PAEA e decide di formarsi daccapo per diventare energy manager. PAEA è intensamente impegnata anche sul fronte dello “scollocamento”, ovvero di una modalità per lasciare un lavoro che non permette di vivere la propria vita: è Paola Cappellazzo, anche lei architetto, ad occuparsi dellʼUfficio di Scollocamento a livello nazionale. Tutte queste persone sono accomunate dal fatto che si sono lasciate attrarre da unʼopportunità - incontri, volantini, annunci - che in fondo rispondeva già alle loro esigenze e dal desiderio di concretizzare quanto prima un sogno: “cambiare il mondo”, per dirla con le parole semplici ma potenti di Ermani. Chi desidera dare il proprio contributo a questa missione, può unirsi alla festa, passando un fine settimana scherzando con persone...che fanno sul serio.Per informazioni CLICCA QUI