di
Paolo Merlini
13-06-2012
Dal 15 al 17 giugno a Monteriggioni, in provincia di Siena, si terrà la prima edizione del Festival della Viandanza, evento aperto a tutti lungo il principale itinerario di viandanza italiano: la Via Francigena. Paolo Merlini, il nostro esperto di vie traverse, ha intervistato due degli organizzatori di questo evento dedicato a chi ama viaggiare con lentezza: Luca Gianotti e Luigi Nacci.
“Al andar se hace el camino” (“Camminando si fa il cammino”)
Antonio Machado
Questo fine settimana tutto un complesso di cose mi terrà lontano da Monteriggioni (SI) e dal suo Festival della Viandanza. E pensare che già avevo organizzato tutto: per le vie traverse dell’Italia centrale mi ero organizzato per avvicinarmi a Siena da dove poi con uno dei tanti bus della Siena Mobilità avrei raggiunto il borgo fortificato. Però non ce la faccio e me ne dolgo con tutto il cuore.
Non avendo il dono dell’ubiquità, alzo il telefono e interpello due degli organizzatori di questo imperdibile appuntamento dell’Italiana che cammina: Luca Gianotti [1] che col suo libro “L'arte del camminare. Consigli per partire con il piede giusto” (Ediciclo) ha ammaliato anche mia moglie, e Luigi Nacci, poeta e camminatore triestino col quale spero di organizzare con lui 'future nefandezze'.
Cari amici, vorrei sapere se questa è la prima edizione e come vi è venuto in mente questo festival
Luca Gianotti: sì, è la prima edizione. In questo momento il camminare e la viandanza sono argomenti al centro dei bisogni e dell'immaginario delle persone, quindi era naturale nascessero festival come questo. C'è bisogno di rallentare, di decrescere, di capire i valori veri della vita, e il camminare, essere viaggiatori leggeri che attraversano la vita camminando, è uno strumento di consapevolezza.
Il popolo dei camminatori vuole ritrovarsi, incontrarsi, per conoscersi, per scoprire che siamo in tanti a sentire le stesse sensazioni camminando. È in questo ambito che un numero crescente di persone sta riscoprendo il cammino lento e consapevole. Che viene chiamato per l’appunto deep walking, cammino profondo.
Questo non è moda, anche perché banalmente non basta propagandarlo. Al contrario, la profondità è esperienziale, necessita silenzio, concentrazione, volontà, addirittura contemplazione. L’apertura alla dimensione filosofica e spirituale. Questo tipo di cammino può diventare educativo, un veicolo per aiutare ognuno di noi a rientrare in contatto con le proprie componenti più autentiche.
Luigi Nacci: ti rispondo con un paradosso: non ci è venuto in mente, è al festival che siamo venuti in mente noi. E quando dico ‘noi’, non intendo le persone dello staff (noi in quanto staff non abbiamo nulla di speciale, non siamo gli eletti, né siamo stati eletti da nessuno), ma i viandanti in generale. Il festival c’era già, era nell’aria, perché nell’aria c’è, da anni oramai, un diffuso, forte bisogno di ritrovarsi attorno ad alcune parole-chiave: sobrietà, lentezza, concentrazione, condivisione, cambiamento.
La viandanza – sia fatta a piedi, in bicicletta, a cavallo, al lato di un asino, su una sedia a rotelle, non importa come – è un’esperienza definitiva: dalla viandanza non si torna indietro. Non puoi indossare gli abiti di colui che si mette per la via, abiti spartani, umili, e poi tornare agli abiti lucidi di prima, alla vita di prima. Essere un viandante vuol dire accettare di mettere in discussione i cardini della propria vita, la propria identità, i propri valori, le relazioni umane, gli obiettivi che ci eravamo posti. In sostanza: una rivoluzione. Ecco, il Festival della Viandanza è un festival rivoluzionario, e noi, che lo organizziamo (aiutati da molte persone generose: Alberto Conte, Chiara Rossi e molti altri), non siamo altro che ‘soldatini’ di questa rivoluzione.
Perché a Monteriggioni?
Luigi: a Monteriggioni perché è nel cuore della Via Francigena, e perché abbiamo trovato delle amministrazioni pubbliche sensibili (Regione Toscana, Toscana Promozione, Comune di Monteriggioni). La Via Francigena è il più lungo itinerario di viandanza in Italia. Oggi il Cammino di Santiago veicola centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo, la nostra Francigena invece alcune migliaia.
Ma in passato non è stato sempre così: nel 1450, ad esempio, a Roma sono arrivate, quasi tutte a piedi (d’altronde non c’erano molte alternative), 3 milioni di persone; a Santiago, nel 1981, a piedi e in bicicletta ne sono arrivate 400 (di queste cose ho spesso parlato nella rubrica Viator in fabula. Insomma, noi vorremmo che per Monteriggioni riprendessero a passare molti più viandanti, ciascuno spinto dalle sue ragioni, laiche o religiose che siano. Tanto le ragioni, nel viaggio, si modificano, al punto che si può tornare a casa senza sapere più perché si è partiti…
Farò le pulci al vostro sito... dove dovrebbe posarsi la mia attenzione?
Luca: Sul programma, senza alcun dubbio. Tre giorni da vivere con lentezza, ma ricchissimi di iniziative. Chi vuole può fare il pieno. Camminate per tutti i gusti e tutti i piedi: da quelle meditative, da fare all’alba, a quelle per i bambini e le famiglie, guidati da un asinaro, da attori, musicisti, e poi le camminate terapeutiche, dedicate a chi ha paura di partire o ha paura di tornare, o ancora le camminate civili e della memoria.
Un festival serve per aprire gli orizzonti, per scoprire nuovi modi di intendere un concetto che ci solletica. Il Festival della Viandanza guarda alla sostanza di questo, ognuno, dal viandante colto al viandante inesperto, può trovare suggestioni da fare proprie. Ascoltando Erri De Luca discettare sul camminare, o conoscendo persone uguali a noi. Con cui magari mettersi in cammino...
Verificherò e racconterò la pagina Accoglienza a Monteriggioni del vostro sito.
Luigi: questa prima edizione è dedicata all’accoglienza. Per un motivo semplice: non esiste viandante se non esiste chi, a fine giornata, sia pronto ad accoglierlo a braccia aperte. Abbiamo voluto insistere con testardaggine su questo aspetto, da una parte cercando la collaborazione di chi sul territorio lavora nel settore turistico (ristoratori, albergatori, esercenti), dall’altra organizzando, all’interno della rassegna, il primo raduno nazionale degli ospitalieri volontari. Chi è l’ospitaliere? Una persona che decide di fare volontariato almeno 15 giorni all’anno, sul Cammino di Santiago o sulla Via Francigena, fornendo assistenza ai pellegrini e ai viandanti. Un sogno: quello di vedere, dal 15 al 17 giugno, a Monteriggioni, le porte delle case aperte, spalancate.
Mi racconti un segreto del festival?
Luca: è un festival con tre direttori, tre teste pensanti (Gianotti e Nacci sono i direttori artistici, Alberto Conte è direttore organizzativo, ndr). Una bella scommessa. Lavorare insieme, per alcuni mesi, siamo tre persone abituate a prendere le decisioni in prima persona e il doverle condividere è stato anche difficile, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti. Tre teste possono fare molto di più di una sola testa. Ma spesso ce lo si dimentica. Quindi il mio segreto di questo festival è l’idea che sebbene lavorare insieme sia difficile, quando ci si riesce, come è successo a noi, dà grandi risultati e grandi soddisfazioni. Una ragione in più per venire a Monteriggioni! O per venire a camminare con noi, perché la cosa che ci unisce e ci ha unito è che siamo tutti e tre camminatori del Movimento Lento e guide della Compagnia dei Cammini.
Che vi debbo dire? Fossi in voi non mi perderei il Festival della Viandanza. Per una volta accettate il consiglio: andate e poi raccontatemelo.
Buona strada…
1. Pubblichiamo per la stessa casa editrice e pure nella stessa collana (Ossigeno)