Coltivare biologico è impegnativo, ci vogliono tecniche aggiornate che richiedono molto lavoro. La terra e gli animali allevati non vengono sfruttati come nella produzione tradizionale e daranno quindi una resa inferiore.
Biologico significa quanto più possibile naturale. E naturale significa una produzione con tempi e modi diversi, sicuramente più lenti di quelli dell'agricoltura convenzionale che risponde ai bisogni di consumatori che vogliono tutto, sempre, subito, in grandi quantità e a basso costo. La logica è basata sulla velocità e sulla riduzione dei costi, a prezzo della qualità e di conseguenza della salute. Ma i costi sono davvero ridotti? Apparentemente sì, per noi che compriamo al dettaglio ma se facciamo un conto da un diverso punto di vista, vediamo che non è esattamente come sembra.
Ci sono persone che si trovano in reali condizioni di difficoltà e le loro urgenze immediate non permettono di acquistare cibo biologico. Lo trovo giusto e responsabile se si è effettivamente in condizioni limite e con la responsabilità di una famiglia sulle spalle.
Tuttavia molte persone continuano a spendere molti soldi per carrelli strapieni di cibo spazzatura, inutile quando non dannoso da un punto di vista nutrizionale e deleterio per il nostro portafoglio, di cibo già pronto, già lavato, già cotto, già porzionato quando sono cose che potremmo fare da noi in poco tempo. Si spendono centinaia di euro per un parrucchiere, per una vacanza dall'altra parte del globo, per vestiti nuovi quando sappiamo che i nostri armadi strabordano di abiti mai messi di cui neanche ci ricordiamo. Accumuliamo cellulari uno sull'altro quando ancora funzionerebbero perfettamente solo per avere l'ultimo modello con più funzioni che non useremo mai, siamo disposti ad avere un tablet a persona in casa, una tv ad alta definizione per camera, un nuovo arredamento del tutto inutile a rate. Bruciamo letteralmente, e senza pensarci troppo, quasi 2000 euro in un anno per fumare un pacchetto di sigarette al giorno che ci costerà, a lungo termine, altro denaro per curare le malattie che avrà causato.
Siamo attratti da quel pacchetto così conveniente per andare in palestra 24 ore su 24 che non useremo mai, frequentiamo in tutta tranquillità ristoranti e bar che ci danno un po' di relax a prezzi esorbitanti, siamo felici di acquistare auto nuove che pagheremo per i prossimi dieci anni e che non ci piaceranno più l'anno prossimo lasciandoci a maledire il giorno che ci siamo fatti abbindolare da quella tale pubblicità. Siamo abituati, però, a dire che il biologico costa troppo e non possiamo permettercelo.
Non abbiamo, spesso, la consapevolezza di tutto questo perché le pubblicità fanno bene il loro compito, la televisione lavora essenzialmente per questo e noi siamo troppo distratti tra lavoro e incombenze quotidiane per fermarci un momento.
Se ci sono punti vendita del biologico sicuramente non alla portata di tutti, ci sono anche circuiti meno frequentati e conosciuti che propongono spesso le stesse cose a un prezzo nettamente inferiore. Oltre ai GAS, ci sono mercati biologici settimanali o mensili in molte città. I prezzi sono onesti e accettabili, spesso uguali o di poco superiori a quelli dei grandi supermercati che propongono cibo non bio. Adesso anche molti discount offrono prodotti biologici certificati, ultimamente anche nel fresco e i prezzi sono molto convenienti. Per fare qualche esempio, si trovano uova a 25 centesimo l'uno, latte a un euro al litro, pasta a un 1,80 al chilo, frutta o verdura a meno di due euro. Non siamo sicuramente ancora ai livelli di altri paesi europei come la Germania, dove esistono veri e propri discount del biologico in cui si trovano prodotti a prezzi ancora più accessibili: il miele a 7 euro, lo yogurt a meno di 3, le mele a poco più di 2, il formaggio a 3 euro. E, ancora, il pane a 1,50 o l'olio di oliva extravergine a poco più di 4 euro. Sempre per chilo di prodotto. Tuttavia, i discount italiani con una linea biologica sono sempre di più.
Esistono, inoltre, contadini appena fuori città fuori dal circuito dei mercati che non assicurano un vero e proprio biologico ma di certo i loro prodotti sono più sani di quelli prodotti dall'agricoltura intensiva e sono a km zero. Vi sono, poi, altre possibilità: coltivare un orto presso le associazioni di orti condivisi o allestirne uno sul nostro balcone. Questo non soddisferà tutto il nostro fabbisogno familiare ma sicuramente inizieremo a portare sulla nostra tavola del biologico fatto da noi, perfettamente alla nostra portata.
Veniamo invece ai costi del cibo prodotto dall'agricoltura intensiva e convenzionale. Non si tratta di soldi che spendiamo direttamente quando acquistiamo il prodotto ma di costi differiti e indiretti che però prima o poi siamo tutti costretti a pagare. La produzione biologica è basata sul rispetto e la salvaguardia delle risorse e dei cicli naturali, sulla convinzione dell'importanza della biodiversità e del benessere negli allevamenti, sull'esclusione di prodotti chimici di sintesi per concimare o combattere le malattie di piante e animali. La produzione intensiva, invece, è basata su principi completamente diversi: produrre in quantità, avere la massima resa possibile, sfruttare la terra, usare pesticidi e fertilizzanti chimici. Con conseguenze serissime sull'inquinamento dell'aria e dell'acqua e sull'impoverimento del suolo.
Sul lungo termine che ripercussioni ha questo tipo di produzione sulla nostra salute? Quanto è compatibile con noi e col nostro ambiente? Sappiamo ormai che molte malattie sono strettamente legate al nostro stile di vita e al nostro modo di alimentarci: diabete, ipertensione, obesità, in molti casi il cancro. E queste patologie, a loro volta, una volta presenti, sono la causa, a catena, di altre malattie con cui dovremo avere a che fare per il resto della nostra vita con enormi ripercussioni sulla nostra qualità di vita, sulla nostra famiglia e, ancora una volta, sul nostro portafoglio. Quanto spendiamo in farmaci e terapie una volta ammalati? In quanto possiamo monetizzare i danni sul nostro vivere quotidiano e di conseguenza sulle nostre relazioni e sul nostro lavoro? Quanto ci costa, come comunità, dover provvedere a risolvere con bonifiche costosissime l'alterazione dell'ambiente naturale a ogni livello?
Forse sono costi che non avevamo considerato ma che prima o poi ognuno di noi sarà chiamato a pagare. Possiamo dare il nostro contributo a cambiare le cose informandoci nelle nostre città su modi alternativi di acquistare e consumare biologico per poter cambiare la rotta a cominciare dalle nostre piccole e piccolissime scelte quotidiane.