spero di avere presto l'occasione, in un periodo così difficile per il nostro Paese, di venire in Toscana per incontrarla e conoscerla personalmente: da tempo le nostre due città sono unite da un prezioso vincolo umano, offerto dalla folta comunità di messinesi – studenti, lavoratori, intellettuali - che ha abitato e abita tutt'ora tra i bei lungarni della città da lei amministrata. Mai come oggi credo sia davvero necessario che gli amministratori degli Enti locali interloquiscano e discutano, anche al di là degli steccati politici, dei problemi che la crisi economica sta creando ai nostri Comuni, così come delle risorse di democrazia e di impegno che è possibile attivare per creare nuovi circuiti di partecipazione. Ed è con questo spirito di profondo servizio verso una idea di democrazia davvero condivisa e verso una idea di giustizia sociale che con sempre più difficoltà riusciamo a vedere realizzata nelle nostre città, che ho abbracciato da qualche mese la difficilissima "professione" di sindaco di Messina. L'occasione di scriverle mi è data, purtroppo, dalla cattiva notizia ricevuta in queste ore, con la sentenza del Tribunale di Pisa con cui si predispone il sequestro immediatamente esecutivo del cosiddetto "ex-Colorificio" e la conclusione impietosa di quella straordinaria esperienza dei "beni comuni" denominata appunto "Municipio dei Beni Comuni di Pisa". Seguo da tempo, e con grande interesse, le esperienze di pratica dei "beni comuni" che sono sorte negli ultimi tempi in Italia e nella Sua città in modo particolare: a mio avviso, e so di condividere in questo l'opinione di illustri giuristi quali Ugo Mattei, Paolo Maddalena e Stefano Rodotà, così come di un intellettuale di primo piano quale Salvatore Settis, e, più di recente, dello stesso Consiglio d'Europa, la capacità di gestione e di innovazione sociale, politica, ma anche economica, prodotta dal "Teatro Rossi Aperto" e, appunto, dal "Municipio dei Beni Comuni" costituisce un faro luminoso nel difficile percorso di creazione di una "terza via" tra privato e pubblico, così necessaria oggi alla società italiana e alle nostre città.
Municipio dei Beni Comuni, il sindaco di Messina scrive al sindaco di Pisa
di
Renato Accorinti
21-10-2013
Il sindaco di Messina Renato Accorinti scrive una lettera al sindaco di Pisa Marco Filippeschi in merito all'esperienza di liberazione di spazi comuni denominata “Municipio dei Beni Comuni”, ora conclusasi per la decisione del Tribunale di Pisa che ha predisposto il sequestro dell'ex-colorificio toscano.
spero di avere presto l'occasione, in un periodo così difficile per il nostro Paese, di venire in Toscana per incontrarla e conoscerla personalmente: da tempo le nostre due città sono unite da un prezioso vincolo umano, offerto dalla folta comunità di messinesi – studenti, lavoratori, intellettuali - che ha abitato e abita tutt'ora tra i bei lungarni della città da lei amministrata. Mai come oggi credo sia davvero necessario che gli amministratori degli Enti locali interloquiscano e discutano, anche al di là degli steccati politici, dei problemi che la crisi economica sta creando ai nostri Comuni, così come delle risorse di democrazia e di impegno che è possibile attivare per creare nuovi circuiti di partecipazione. Ed è con questo spirito di profondo servizio verso una idea di democrazia davvero condivisa e verso una idea di giustizia sociale che con sempre più difficoltà riusciamo a vedere realizzata nelle nostre città, che ho abbracciato da qualche mese la difficilissima "professione" di sindaco di Messina. L'occasione di scriverle mi è data, purtroppo, dalla cattiva notizia ricevuta in queste ore, con la sentenza del Tribunale di Pisa con cui si predispone il sequestro immediatamente esecutivo del cosiddetto "ex-Colorificio" e la conclusione impietosa di quella straordinaria esperienza dei "beni comuni" denominata appunto "Municipio dei Beni Comuni di Pisa". Seguo da tempo, e con grande interesse, le esperienze di pratica dei "beni comuni" che sono sorte negli ultimi tempi in Italia e nella Sua città in modo particolare: a mio avviso, e so di condividere in questo l'opinione di illustri giuristi quali Ugo Mattei, Paolo Maddalena e Stefano Rodotà, così come di un intellettuale di primo piano quale Salvatore Settis, e, più di recente, dello stesso Consiglio d'Europa, la capacità di gestione e di innovazione sociale, politica, ma anche economica, prodotta dal "Teatro Rossi Aperto" e, appunto, dal "Municipio dei Beni Comuni" costituisce un faro luminoso nel difficile percorso di creazione di una "terza via" tra privato e pubblico, così necessaria oggi alla società italiana e alle nostre città.