di
Alessandra Profilio
25-06-2012
Ha confermato le scarse aspettative la conclusione di Rio +20, la Conferenza Onu dedicata al futuro che vogliamo per il pianeta, che si è chiusa il 22 giugno scorso a Rio de Janeiro. Il documento approvato nella città brasiliana dai 191 Paesi dell'Onu non contiene proposte concrete né obiettivi ben definiti, come hanno denunciato le Ong ambientaliste.
Ha confermato le scarse aspettative la conclusione di Rio +20, la Conferenza Onu dedicata al futuro che vogliamo per il pianeta, che si è chiusa il 22 giugno scorso a Rio de Janeiro.
“Rinnoviamo il nostro impegno per uno sviluppo sostenibile e per garantire la promozione di un futuro sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale per le attuali e le future generazioni”, si legge nel documento diffuso al termine del summit sulla Terra e intitolato Il futuro che vogliamo.
Cambiamenti climatici, desertificazione, spopolamento dei mari, inquinamento e deforestazione: nel testo si promuove l'economia verde e si indicano le sfide principali per il pianeta. Eppure il documento approvato nella città brasiliana dai 191 Paesi dell'Onu non contiene proposte concrete né obiettivi ben definiti, come hanno denunciato le Ong ambientaliste.
I leader riuniti a Rio de Janeiro hanno deciso che a partire dal 2015 gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sostituiranno gli Obiettivi di sviluppo del Millennio fissati dall'Onu nel 2000, ma la loro definizione sarà oggetto di futuri negoziati che si annunciano complessi. Per perseguire gli obiettivi di sostenibilità i Paesi emergenti avevano chiesto aiuti per 30 miliardi di dollari ma nel testo approvato nella città brasiliana non sono indicate cifre.
“Il carattere bilaterale e volontario delle risposte giunte sul fronte degli aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo per supportarli nella transizione verso una green economy equa e solidale rischia di compromettere l’approccio multilaterale e di penalizzare ulteriormente quelli più poveri”, ha commentato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
Secondo l'associazione ambientalista quello che si è appena concluso è stato un vertice caratterizzato “da una mancanza assoluta di leadership politica, che ha prodotto un documento debolissimo, che non contiene nessun tipo d’impegno concreto, in particolare per quanto riguarda l’aiuto finanziario ai paesi poveri per sostenere la loro transizione verso un’economia verde equa e solidale”.
Un'Europa incapace di esercitare un potere reale, Usa distratti, atteggiamento altalenante delle economie emergenti, forte peso delle lobby del petrolio: secondo molti il fallimento di Rio +20 era prevedibile. “L’unica nota positiva – rileva l'associazione - è la forte vitalità della società civile e la dinamicità di un pezzo non trascurabile delle imprese, che creano le condizioni per l’avvio di una forte mobilitazione verso un’economia verde equa e solidale, con cui combattere anche la povertà”.
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