Nel 'IV Conto Energia' nuove modalità di incentivazione del fotovoltaico. Ma è polemica e 150 aziende fanno causa. Per il WWF "Il tetto agli incentivi previsto dal decreto approvato oggi è antistorico e rischia di frenare la nuova economia”. Legambiente: "con il decreto di oggi, almeno per il solare fotovoltaico, potranno ripartire gli investimenti".
Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, hanno firmato il decreto ministeriale che determina una nuova disciplina delle modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici, il 'IV Conto energia'.
Queste i punti principali del provvedimento:
- nuovo regime di programmazione degli incentivi. "Il testo elimina ogni limite alla produzione con un nuovo sistema di regolazione automatica del livello degli incentivi in relazione alla potenza installata che entrera' a regime a partire dal 2013". Nel periodo transitorio "è previsto un decalage progressivo necessario per allineare il nostro Paese ai livelli comunitari e la salvaguardia degli investimenti in corso". Inoltre un tetto di spesa massima ed un registro tenuto dal Gse solo sui grandi impianti (superiori a 1 MegaWatt su tetto e 200 KiloWatt a terra), "consentiranno di limitare i fenomeni speculativi". La tariffa percepita "viene determinata dal momento dell'entrata in esercizio dell'impianto, con la garanzia del rispetto dell'iter di connessione da parte del gestore di rete, in conformita' con i tempi e le relativi sanzioni previste dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas". Con questo nuovo sistema "si prevede di raggiungere la 'grid parity' - e cioe' la competitivita' della tecnologia - già al 2017".
- Bonus amianto, aree di bonifica e produzione Ue. Il decreto prevede "una serie di strumenti per rafforzare e potenziare la filiera industriale italiana attiva nella produzione di impianti fotovoltaici". Si tratta ad esempio della "premialita' per le installazioni finalizzate alla sostituzione di amianto, per la realizzazione di impianti in aree da bonificare o soggette a recupero ambientale, per i moduli su barriere fonoassorbenti". Inoltre, "a vantaggio dei consumatori e della qualita' del Made in Italy", vengono introdotti "determinati requisiti di garanzia, efficienza e innovazione degli impianti, al rispetto dei quali sono previsti livelli di incentivazione piu' elevati".
150 AZIENDE CONTRO - Centocinquanta aziende hanno affidato a 'Sos Rinnovabili' il compito di avviare un'azione legale collettiva contro il decreto Romani e, di conseguenza, contro il IV Conto energia che ha da poco ricevuto il via libera del Governo.
Il primo ricorso , anticipa SOS Rinnovabili, verra' presentato alla Corte di Giustizia Ue, "perche' il decreto del 3 marzo scorso - cosi' come il Commissario all'energia Oettinger ha sottolineato in una lettera inviata al ministro Romani - non recepisce la direttiva europea che prevede lo sviluppo delle rinnovabili, ma anzi limita la crescita delle energie dal sole". La seconda azione già studiata dall'associazione "sara' invece avviata nei confronti del Tar". E "non è improbabile che si finisca davanti alla Corte costituzionale: perche' il provvedimento danneggia le aziende che, pur avendo rispettato le norme di legge vigenti, avranno un diverso trattamento a livello di tariffe incentivanti".
Secondo l'associazione, nata sul web e promotrice di numerose iniziative di contestazione al decreto, in lista ci sarebbero poi ulteriori azioni risarcitorie: "Un ricorso alla Corte dei Conti perche' il decreto espone lo Stato al rischio di esborsi pesanti; e, infine, una segnalazione all'Antitrust: il provvedimento emanato dal governo falsa i termini della concorrenza, avvantaggiando i grandi gruppo oligopolistici". La proposta di portare la questione in tribunale e' stata lanciata da 'Sos Rinnovabili' solo ieri, nel corso del Solar Expo di Verona: "In un solo giorno abbiamo avuto mandato da 150 aziende e raccolto i fondi per dare il via all'azione legale collettiva".
Fonte Agenzia Dire
Per il WWF toni trionfalistici fuori luogo
Giudizio negativo del WWF sul decreto attuativo che ridimensiona e pone un tetto agli incentivi per le energie rinnovabili, sottoscritto oggi dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente.
"Non siamo di certo d’accordo – afferma in una nota l’associazione ambientalista - sulla necessità di procedere in fretta e furia per porre un tetto allo sviluppo delle rinnovabili in Italia senza costruire invece un percorso di agganciamento degli incentivi ai costi reali, nel quadro di una Strategia Energetica nazionale che pure il Ministro Romani dice di voler completare prima dell'estate.
Consideriamo inoltre inadeguato il fatto che non si sia tenuto conto delle osservazioni delle Regioni e che il decreto attuativo sia un pasticcio che si poteva scongiurare sul nascere, evitando cioè di porre limiti agli incentivi nel decreto legislativo da cui è scaturito. Prendiamo le distanze soprattutto dal fatto che il decreto venga presentato per quello che non è, un successo per l'ambiente, pur avendo apprezzato i tentativi di miglioramento da parte del ministro Prestigiacomo.
I toni trionfalistici di alcuni esponenti del Governo sul provvedimento che definisce il quarto Conto Energia ci paiono decisamente fuori luogo – continua il WWF-. L’Esecutivo sta cercando di drenare i soldi dei consumatori verso altri obiettivi, ancora ignoti, visto che il nucleare è formalmente abbandonato. Le rinnovabili, insieme all'efficienza e al risparmio energetico, devono essere il fulcro della strategia energetica nazionale, sia per assicurare una vera politica di taglio delle emissioni inquinanti, sia per garantire la sicurezza energetica del Paese. Porre oggi dei limiti, come se l'obiettivo europeo non dettasse il minimo, ma il massimo di approvvigionamento da fonti rinnovabili, è decisamente anti-storico.
Appare inoltre ridicolo che ci si preoccupi dei costi in bolletta per i consumatori, quando ancora non si è riusciti ad eliminare e a quantificare i sussidi ai combustibili fossili attraverso la voce 'assimilate' del CIP6 e le regalie al ‘nucleare che non c'è’, che i consumatori erogano ormai da oltre,vent'anni e che hanno raggiunto la cifra di 300 milioni l’anno per la gestione di quanto di radioattivo rimasto nelle vecchie centrali. Figuriamoci i costi nel caso dovessero aggiungersene delle altre”.
Il WWF ribadisce che il fulcro della futura strategia energetica nazionale dovrà essere la nuova economia verde: "Al ministro Romani ricordiamo che uno dei criteri su cui si deve basare oggi una moderna politica energetica è quello ambientale: parlando ieri ad Assoelettrica, si è stranamente dimenticato di citarlo", conclude l'associazione.
Legambiente: “Dopo mesi di stallo, almeno per il solare finalmente si riparte”
“Dopo aver bloccato per diversi mesi lo sviluppo delle rinnovabili, il Governo finalmente ha compiuto un passo indietro rispetto all’idea di cancellare o ridimensionare le energie alternative in Italia. Seppure, infatti, rimaniamo ancora in attesa dell’approvazione di decreti attuativi per le altre fonti pulite, con il decreto di oggi, almeno per il solare fotovoltaico, potranno ripartire gli investimenti.
Questa scelta politica è anche frutto di una protesta di settore senza precedenti che dimostra l’affermarsi nel nostro Paese di un forte settore industriale rispetto al quale anche il Ministero dell’Ambiente ha offerto un ruolo di supporto, sostenendo le legittime richieste delle imprese”.
Così Edoardo Zanchini ha commentato il decreto sugli incentivi firmato oggi dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.
“Il nuovo sistema di incentivi creerà ancora problemi alle imprese per gli interventi nel 2011 e 2012 con tetti di spesa e decrementi mensili delle tariffe, mentre a partire dall’anno successivo entrerà in vigore il cosiddetto sistema tedesco con maggiore trasparenza e certezze. L’importante, è che ora ci siano le condizioni per far ripartire gli investimenti e rafforzare un settore energetico, motore di economia e innovazione. Un settore che ora il Governo ha la responsabilità di accompagnare nella sua crescita con una concreta politica industriale”.