di
Dario Lo Scalzo
27-01-2012
A due settimane dall'inizio della mobilitazione e dopo il vertice romano tra il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e il Premier Monti, si attende l’evolversi della protesta dei Forconi siciliani. Intanto, giungono le prime stime sulle perdite provocate dalle giornate di protesta all'economia siciliana.
Sono state giornate dense quelle della settimana appena trascorsa, per la protesta siciliana e per il Movimento dei Forconi. All’inizio della settimana, c'è stato un incontro-confronto con alcuni rappresentanti del Governo siciliano e la finalizzazione del dossier di rivendicazioni da presentare al Premier Monti, che il Presidente della Regione Lombardo ha incontrato nella serata del 25 gennaio.
In questa stessa giornata, quasi a volere accompagnare l’atteso vertice romano, per le vie di Palermo ha avuto luogo una grande manifestazione con migliaia di manifestanti coinvolti che sembrano avere sancito il carattere spontaneo e popolare della protesta ed esorcizzato, almeno per quella giornata, ogni tipo di strumentalizzazione o altra accusa. Il tempo darà i suoi responsi, ma probabilmente i Forconi e le loro ragioni hanno rappresentato una scintilla che gradualmente, col passare delle ore, ha fatto maturare nel resto dei siciliani (e del paese) la consapevolezza del loro malessere sociale reale.
Così, oltre alle categorie degli autotrasportatori, degli agricoltori, dei pescatori, erano presenti categorie di altre attività produttive, comitati spontanei, studenti, pensionati, semplici cittadine e cittadini solidali con le ragioni della mobilitazione ma anche richiedenti maggiori certezze per il proprio futuro.
I principali temi riportati dalla delegazione siciliana al presidente del Consiglio hanno riguardato il trasporto (il costo della benzina, il traghettamento, le tariffe autostradali), la protezione della produzione regionale dalla concorrenza di altri paesi, la vigilanza della qualità merceologica dei prodotti agricoli, altre tematiche critiche dell’agricoltura e della pesca, l’utilizzo degli incentivi europei, il blocco delle cartelle esattoriali ed altri punti.
Già dalla tarda serata giungevano i primi rumors, ma è nella mattinata di ieri che sono arrivate le dichiarazioni dei leader dei Forconi. Una parola primeggia su tutte: deludente. Se, per un verso, il Movimento dei Forconi apprezza lo sforzo di trovare un punto d’incontro per la risoluzione dei problemi attraverso la costituzione di tavoli tecnici di lavoro in cui saranno presenti i rappresentanti del Movimento, per un altro verso, al di là delle promesse, il movimento si ritrova con nulla di concreto tra le mani.
“Il movimento non è assolutamente soddisfatto delle decisioni prese dal presidente Lombardo. Non crede alla decisione di rimandare tutto ai tavoli tecnici. Ecco perché la protesta continuerà”, annuncia uno dei leader, Mariano Ferro, sia nelle interviste rilasciate che su Facebook.
Mariano Ferro ci conferma che nelle prossime ore ci sarà un nuovo incontro con il Governo regionale per discutere dettagliatamente del vertice romano, ma la protesta proseguirà sino all’ottenimento di risposte concrete; verranno trovate nuove forme di mobilitazione per non arrecare ulteriori danni al popolo siciliano.
In merito ai danni per l’economia siciliana, giungono nel frattempo le stime delle perdite secche provocate dalle giornate di protesta delle scorse settimane che ammonterebbero a circa 500 milioni di euro con circa 50mila tonnellate di cibo destinate al macero. Di certo, lodevole e meritevole l’iniziativa della Coldiretti di Catania che ieri in piazza ha distribuito gratuitamente alla gente frutta, latte, verdure, ortaggi e altri prodotti.
A due settimane dall’inizio della mobilitazione, indipendentemente da doverosi approfondimenti da fare, indipendentemente da eventuali ingerenze, da eventuali spinte e rivendicazioni corporative, indipendentemente dai chiaro-scuro e dalle contraddizioni della protesta e delle sue forme di mobilitazione, è evidente che si assiste al fallimento di un intero modello economico ma anche a quello della classe politica, con la sue assenza e con la sua mediocrità, con il distacco e il disconoscimento delle necessità della gente.
In Sicilia c’è un vuoto politico del quale anche chi si trova oggi in piazza è in parte responsabile; nel paese degli smemorati forse ogni tanto è bene rievocare. Ma è inutile rifarsi al passato, semmai da esso si può solo trarne esperienza, c’è un nuovo oggi da costruire e vivere.
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